Avevo undici anni quando iniziarono i miei problemi. Ero una bambina piena di speranza e di sogni. Ancora per poco.
Il primo fallimento della mia vita è stato caratterizzato dalla separazione dei miei e dalle vendette continue che seguirono. Mi ritrovai sola con mio padre. Mia madre era instabile e non accettava di avermi nella sua vita. Non capivo, ero impassibile davanti alla disgregazione del mio nucleo vitale. Abbandonata a me stessa e costantemente sottoposta a torture psicologiche, andai avanti aggrappandomi all'illusione di una risvolta personale che di lì a poco divenne una vera e propria utopia. Ogni giorno era un graduale declino e cominciai a vedere il dolore come unica certezza dei miei giorni. Sopportavo con resistenza passiva, avevo gli occhi spenti e in questi ultimi si intravedeva il mio vuoto interiore. Ero un deserto arido.
Certe esperienze, certe vicende sono come demoni che mi perseguitano durante la notte. Non posso abbassare la guardia perché si impossessano di me. Ma sono paradossalmente la mia forza perché dove gli altri vedono limiti, io vedo solo orizzonti. So cosa vuol dire morire dentro e so cosa vuol dire riprendersi per ritrovarsi. Io mi sono ripresa, mi sono tirata il braccio, mi sono accarezzata, mi sono abbracciata e mi sono ritrovata. La nebbia era fitta, non lo nego. Trovare la strada maestra non è mai facile eppure non è impossibile. Può sembrare una frase esteticamente perfetta e priva di attuazione reale. Ma volere una cosa, sperare in questa cosa, è già averla. E io volevo la salvezza. Non ho aspettato che il destino me la portasse, che fossi aiutata da una forza suprema e superiore. È un processo molto lungo. La salvezza l'ho costruita guardandomi ogni giorno allo specchio e volendomi bene piano piano. La salvezza l'ho trovata quando ho capito di non avere colpe.
'Amati, non meriti il dolore ma ti aiuterà per non essere come coloro che te lo stanno dando. Amati per non odiare. Amati per non far soffrire. Amati per distinguerti.' - mi dicevo davanti a quello specchio così grande, così giudice del mio aspetto.
È una lotta contro me stessa perché mi hanno reso vittima, carnefice e spettatrice della mia stessa vita. Ma hanno perso in partenza.
-Comincerò piano dato che la storia è alquanto tortuosa e dolorosa. Proverò a mettermi a nudo, proveremo insieme.
Vi voglio bene.
-G.
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Io ce la faccio
PoetryVoglio solo aiutare tutte le persone che, come me, si sono perse e hanno trovato nella solitudine un rifugio in cui ripararsi dalle ingiustizie della vita. Voglio diffondere un messaggio di speranza, di rinascita e di bellezza. Ringrazio in anticipo...