3 anni prima

"Allora il carico delle ceste delle patate arriva martedì pomeriggio e venerdì mattina, le scatole con il cibo devono essere sistemate nella cella frigorifera e nella sala apposita. La carne va sistemata secondo genere, provenienza e scadenza; le patate sono più semplici,devi solo finire prima quelle più vecchie perché altrimenti fanno il fiore e non possiamo più usarle." Mi guardai intorno per vedere se avessi dimenticato di dire qualcosa di importante al nuovo arrivato: "Ok, mi sembra di averti detto tutto. Per caso hai delle domande da farmi? "

Vidi un leggero sorriso formarsi sul suo viso :"In realtà avrei una domanda."

Pensavo di aver detto tutto e di essere stata abbastanza chiara nella spiegazione, ma anche alle migliori capita di sbagliare: "Oh, dimmi pure."

Il sorriso gli si allargò, mostrando una fila di denti perfettamente allineati e bianchissimi che quasi mi accecavano: "Ma quell'orribile cappello che indossi, devo metterlo anch'io?" ok, questa domanda non me l'aspettavo.

Alzai gli occhi per guardare la visiera arancione del mio berretto-pollo, effettivamente era davvero brutto, ma il capo voleva che tutti i suoi dipendenti lo mettessero, quindi ...

"Fa parte della divisa. È obbligatorio."

Il suo sorriso si trasformò in un ghigno: "Mi sembra abbastanza inutile mettere un cappello così orripilante in cucina, dove nessuno può vedere la sua regale bruttezza." Dicendo ciò mi tolse il cappello e mi sistemò i capelli elettrizzati, che in quel momento dovevano essere un disastro.

"E poi così stai molto meglio." Aggiunse mostrandomi, allo stesso tempo, il suo bellissimo sorriso. Una persona con una dentatura del genere non poteva esistere in natura, o era un dio greco portatoci da Zeus per allietare i cuori delle giovani donzelle single sessualmente frustrate come me, o da piccolo doveva aver portato mille apparecchi, che in confronto Willy Wonka della fabbrica di cioccolato era stato fortunato.

Riprenditi Luna! Calma i tuoi ormoni impazziti.

"Ehm, ecco ... adesso è meglio che ci mettiamo a lavorare, sennò chi lo sento il signor Graldi." Cercai di ridere, ma più che altro mi uscii un grugnito poco elegante, che ceraci di mascherare con un colpo di tosse.

Comportamento degno di una principessa. Complimenti Luna.

Stai zitta me interiore. Non ho bisogno di te che mi rinfacci cose che già so.

Marco mi ridiede il cappello, che prontamente riindossai.

"Va bene, mettiamoci al lavoro."

***

"Ehi sono a casa!" Sentii sbattere la porta d'ingresso e pochi secondi dopo una chioma bionda spuntò nel mio campo visivo.

"Ehi, non pensavo tornassi così presto." Non staccai gli occhi dal mio computer, stavo facendo una ricerca per il mio esame imminente e dovevo ammettere di essere enormemente in ritardo, come al solito la voglia di studiare si faceva desiderare, mi mettevo sui libri sempre all'ultimo minuto. Ormai ci avevo rinunciato ai buoni propositi di anticipare lo studio, era dalle superiori che facevo così. Ero una causa persa.

Non sentendo arrivare nessuna risposta dalla mia coinquilina, alzai velocemente lo sguardo trovandomi davanti una faccina imbronciata. Le sopracciglia corrugate, gli occhi assottigliati, le labbra arricciate. Chissà cosa avevo combinato per lei, nella sua testa malata.

"Che cos'ho fatto adesso?" Sbuffai, ritornando alla mia ricerca, cercando di ignorare le occhiate che mi lanciava il diavolo biondo sulla porta.

"Non ti ricordi eh" sputò in tono acido, le mani perfettamente smaltate fresche di estetista, aggrappate rabbiosamente allo stipite di legno.

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