Presente

marzo

Il rumoroso e insistente battere della porta mi ridestò dal mio cattivo sonno, quella notte ero riuscita a dormire solo poche ore.

Mi alzai troppo velocemente, tanto che la testa prese a girarmi e persi l'equilibrio. La mia solita fortuna volle che la mia caduta non fu attutita da neanche un cuscino, ma sbattei il ginocchio sul pavimento di marmo freddo.

"Cazzo che male!"

Cercai di tirarmi su, ma la poca forza che avevo in corpo non mi aiutava.

Ho mangiato ieri sera? Non mi ricordo. Sapevo solo di aver bevuto un po 'più del solito, altrimenti non sarei riuscita a sopportare la giornata.

La porta continuava ad essere scossa dal bussare, ma non avevo né la forza né la voglia di aprirla.

"Luna, so che sei in casa. Tesoro, aprimi ti prego."

La voce di Beatrice mi destabilizzò. Che ci faceva lei qui?

Con un grande sforzo e attaccandomi alla sponda del letto, riuscii a tirarmi su, ma subito inciampai sul voluminoso strato di tulle che mi ritrovai ai piedi.

Ma che cavolo ?!

Guardai il tessuto bianco che fasciava il mio corpo, la stoffa morbida, i brillanti sparsi qua e là.

Non era possibile.

Corsi velocemente verso lo specchio e rimasi sconvolta alla vista del mio riflesso.

Quel vestito, quel benedetto vestito. Perché lo avevo indossato? Sapevo la risposta, ma faceva troppo male.

Guardai ogni singola piega, ogni singola cucitura, le rifiniture. Ci passai le mani sopra, lentamente, come se da un momento all'altro l'avessi potuto a rovinare.

Mi ricordai il giorno in cui l'avevo comprato; mi avevano accompagnato mia madre e bea; non l'avevo visto subito, non era per niente il mio genere, ma quando la commessa me l'aveva mostrato me ne ero innamorata.

Lo squillo del cellulare mi ridestò dalla piega che stavano prendendo i miei pensieri.

"Pronto?"

"Luna, mi puoi aprire?" Il suo tono dolce mi fece trasalire, era da troppo tempo che qualcuno non usava quel tono con me, mi ricordò tanto Marco ...

Andai ad aprirle prima che la mia mente malata partisse per la tangente.
Appena Bea mi vide una lacrima le rigò una guancia.

"Saresti stata una sposa bellissima."

***

Eravamo in camera mia, Bea mi stava sistemando il trucco colato la sera prima e intanto mi pettinava i capelli; sapevo perché quel giorno era venuta a trovarmi, ma nessuna delle due si azzardava ad aprire l'argomento, stavamo facendo quello che avevamo concordato mesi prima.

Mentre la mia amica mi intrecciava i capelli, io ci guardavo allo specchio, sembravamo solamente delle ragazze pronte per il grande giorno di una delle due. Che pensiero assurdo.

Bea sorrideva mentre lavorava con varie forcine, mentre io non riuscivo a distogliere lo sguardo dalle nostre immagini. Il mio trucco era perfetto, gli occhi erano truccati con un ombretto leggero, lo sguardo era evidenziato dal mascara, le gote erano rosse al punto giusto e facevano capolino sul mio viso pallido, le occhiaie erano state cancellate da vari strati di correttore, le labbra luccicavano sotto la luce della toeletta grazie ad un lucidalabbra rosa. Era da tempo che non mi vedevo così bella, ma i miei occhi rimanevano spenti.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 07, 2019 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

RewindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora