Capitolo tre: Bozza

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Una sensazione come di restare in bilico, come se un giorno non fosse scandito dalle ore, ma dai respiri.
Ed era questo che separava John Watson e Sherlock Holmes, in quella strana notte, pochi respiri.
Paura, era quello che il detective aveva provato la mattina, che aveva seguitato ad infastidirlo per tutto il giorno, con strascichi presenti anche in quel momento.
Ma adesso un'altra emozione -Mycroft avrebbe avuto da dissentire, su questo- stava prendendo posto nel suo cuore.

Il buio di quella stanza, in cui lui e John erano chiusi da ormai un'ora a vedere quel film -Lo Hobbit, La desolazione di Smaug- invogliava il giovane riccio a volgere lo sguardo verso il coinquilino.
Strinse gli occhi, rivedendo nella sua mente l'immagine del mastino, per riaprirli subito dopo.
《John...》 sussurrò, guardandolo, ed il medico si girò verso di lui, interdetto.
《Sì, Sherlock...?》 domandò. Sherlock mugugnò qualcosa, in risposta, trovando una scusa per sovrastare la voce del Drago: 《Stavo pensando, nulla di importante...》《Invece lo è, Sherlock. Hai chiamato il mio nome, pensando, e voglio sapere il perché.》lo interruppe l'ex militare, leggermente preoccupato.
《Davvero, John. Pensavo solo... a quello che ho visto questa mattina, ossia nulla. Mi chiedevo solo se tu avessi visto qualcosa, e...》 il suo parlare fu interrotto improvvisamente dalle labbra del biondo che, senza preavviso, si posarono sulle sue.

Dopo alcuni minuti di silenzio, in cui nessuno dei due disse nulla, in cui nessuno si mosse, il detective schiuse le sue labbra, ciò permise quindi alla lingua di John, incapace di resistere ancora, di stringere quella del moro in un dolce abbraccio, trasformato in una dolce danza.
Erano così, quindi, uniti solo dalle loro lingue, che continuavano quella lotta che entrambi avevano agognato per molto tempo, e dalle loro dita, incrociate fra loro come fosse la cosa più naturale del mondo, come se fossero state create proprio per quello, l'una per l'altra.
Dopo pochi secondi, comunque, i due amanti non si limitarono più solo a quello. Lentamente, quasi senza malizia -per quanto fosse possibile in quella situazione- il più basso iniziò a sbottonare la camicia viola dell'altro, mani esperte che sembravano averlo già fatto molte volte.

Il polsino, unico muro fra il biondino ed il polso sinistro di Sherlock, fu slacciato non appena il maglione del biondo finì sul pavimento.
Nessuno può spiegare cosa impedì al medico di vedere la Rosa sul braccio di Sherlock; forse il destino, forse il desiderio, nemmeno il detective avrebbe potuto dirlo con sicurezza.
Ma la notte passò, ed un pallido e timido sole comparse all'orizzonte.
Il moro, svegliatosi per primo, si trovò quindi sprovvisto di vestiario sdraiato a fianco del dottore, anch'egli mostrava il suo perfetto corpo, e con pochi ricordi della sera precedente, i quali si premurò di rinchiudere nel suo Palazzo Mentale.
Velocemente si vestì e, svegliato il biondo, si diresse verso Baskerville, dove avrebbe scoperto la verità sul mastino.

.o0o.

Non capisco cosa sta succedendo.
È strano, ma sento una strana sensazione nel petto, il mio polso sinistro ha iniziato a bruciare sempre di più.
Sembrerebbe una divisione del dolore, quella che provano due Anime Gemelle quando il dolore è troppo grande da sopportare.
Succede solo a due Anime Gemelle che già si sono donate l'una all'altra; quindi, se la mia tesi è giusta, posso eliminare dalla lista delle persone che mi hanno lasciato questa Rosa...

Assolutamente posso eliminare Sherlock. Era un'idea folle, ma comunque un'idea.
Poi... beh, Jeanette del Take Away. Lei... non sono riuscito nemmeno a chiederle un appuntamento, Sherlock non mi ha lasciato parlare, diceva che era inutile, che non mi avrebbe mai amato perché lesbica...
Sarah? Ma di lei mi ricordo ancora la Linea rossa che mi ha lasciato, la notte dopo che dei sicari cinesi hanno attentato alla sua vita.

Comunque, ora ho altro a cui pensare. La signora Hudson è in pericolo, le hanno sparato, ed ancora non capisco perché Sherlock non è con me.
Insomma, lui ci tiene alla nostra padrona di casa, almeno un po'...
Beh, che quel sociopatico faccia pure quello che vuole.
Uh, ecco che il taxi parcheggia davanti al 221B.
Apro velocemente la porta e cosa vedo? Mrs. Hudson perfettamente in salute, e mi saluta.
"Brutto scemo, cosa ti salta in mente?" Mi chiedo, mentre risalgo sul taxi.
《Al Bart's.》 ordino, al tassista. 《Faccia in fretta.》aggiungo, preoccupato.
Arrivo vicino all'ospedale, scendendo velocemente dal taxi.

"Sherlock" è l'unica cosa che riesco a pensare, dove si sarà cacciato...?
Poi, ad un certo punto, il mio telefono inizia a suonare.

《Pronto?》
《John.》
《Ehi, Sherlock, stai bene?》
《Girati e torna da dove sei venuto.》
《No, sto arrivando.》
《Fai come ti dico! ...per favore...》
《Dove?》
《Fermati lì.》
《Sherlock?》
《Okay, guarda in alto. Sono sul tetto.》
《Oh, Dio.》
《Non... non posso scendere, quindi dovremo fare così...》
《Cosa sta succedendo?》
《Una scusa... è... è tutto vero...》
《Cosa?》
《Tutto... tutto quello che dicono di me, io... ho inventato... Moriarty...》
《Perchè stai dicendo questo...?》
《Sono un bugiardo.》
《Sherlock.》
《I giornali avevano ragione tutto il tempo. Voglio che tu lo dica a Lestrade, voglio che tu lo dica alla Signora Hudson... e a Molly. Infatti, dillo a tutti coloro che ti ascolteranno, che... che ho creato Moriarty per i miei scopi.》
《Okay, piantala, Sherlock, piantala. La prima volta che ci siamo incontrati... la prima volta che ci siamo incontrati sapevi tutto su mia sorella...》
《Nessuno poteva essere così intelligente...》
《Tu potevi...》

Una piccola risata mi arriva all'apparecchio, poi Sherlock sembra tirare su col naso.
《Ho fatto delle ricerche. Prima che ci incontrassimo ho scoperto tutto ciò che poteva sorprenderti... È un trucco... solo un trucco di magia.》
《No. Scendi, adesso. Piantala.》
《No! Rimani esattamente dove sei! Non ti muovere!》

Il suo respiro si fa affannoso.
《Mantieni gli occhi fissi su di me. Per favore, puoi farlo per me?》
《Fare cosa?》
《Questa chiamata è... Uhm... È il mio biglietto. È quello che le persone fanno, non è vero?》
"...lasciare un biglietto?"
《Lasciare un biglietto quando...?》

《Addio, John.》
《No, non...》
Sherlock, come un angelo senz'ali, apre le braccia e si lascia andare nel vento, subito dopo aver lanciato dietro di se il suo telefono.
《SHERLOCK!》urlo, terrorizzato.

Tento di andare nel posto in cui è caduto, ma vengo investito da un ciclista.
Non appena posso, mi rialzo, e mi spingo di nuovo nel punto in cui è caduto.
Non ci voglio credere, il polso brucia come non mai...

《È MIO AMICO!》urlo, alle persone che già si sono mosse intorno a lui.
Slaccio il suo polsino destro, prendendo il polso con due dita, per sentire il battito.

Inesistente.

𝐑𝐎𝐒𝐄𝐒 → Johnlock ☑️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora