Teatro

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La lezione di lingue, che si era presentata gradevole, tralasciando lo scontro accaduto prima dell'arrivo della docente, stava per giungere al termine. Appena la campanella iniziò a stridere, Dua fu tra le prime ad abbandonare l'aula. La sua non era vigliaccheria, semplicemente non voleva avere un brutto ricordo della sua prima mattinata di studi. Sebbene fosse iniziata con il piede sbagliato, non era ancora arrivata al punto di scoraggiarsi. Perciò una volta uscita fuori, fece un lungo respiro, e si guardò indietro sperando di non vedere quelle due vipere. Per sua fortuna non c'era nessuno alle calcagna, quindi fece per allungare il passo, così da schivarle nel caso avessero avuto l'idea di pedinarla.

Proprio nel momento meno opportuno, ovvero nel vano tentativo di orientarsi per i corridoi del Campus, il cellulare iniziò a vibrarle nella tasca. Frastornata più che mai, imbottigliata tra la massa di persone che andavano e venivano, raccattò il suo cellulare e rispose alla chiamata senza badare al mittente.

<<Piccola mia.>> Riconobbe subito la sua dolce voce. Risentirla le diede un po' di sollievo, anche se avrebbe preferito qualsiasi altro momento per parlarle.

<<Mamma!>> Respirò ansimante, attenta a non ricevere qualche spallata.

<<Tutto bene? Dal tono non si direbbe.>> Come al solito iniziò a preoccuparsi.

<<No è che...c'è un casino e prima che inizi la prossima lezione devo trovare assolutamente il teatro. E' lì che devo andare, ma non ho la più pallida idea di dove si trovi.>>

<<Ti trovi bene con i compagni?>> Chiese poi. Per Dua era sempre più complicato capire perfettamente le parole di sua madre, ma le era così mancata che non aveva il coraggio di attaccare la chiamata.

<<E' presto per dirlo. Stamattina ho avuto una discussione con una grande stronz...>>

<<Dua Lipa, non usare questo linguaggio scurrile!>>

<<Papà mi avrebbe dato ragione, in ogni caso stasera, o appena avrò del tempo libero, ti racconterò tutto.>> Glielo promise con la consapevolezza che lo avrebbe fatto davvero. Come se non bastasse però, si aggiunse un'altra voce che la chiamò da dietro le sue spalle.

La prima cosa che si palesò dinanzi alla sua visuale furono degli intensi occhi verde acqua, tant'è che appese sua madre, la quale richiedeva la sua attenzione attraverso il cellulare. Un ragazzo aveva corso per raggiungerla e ora attendeva di rivolgerle la parola. Aggrottando le sopracciglia e facendogli segno di concederle qualche minuto, si allontanò per salutare sua madre.

<<Scusa mamma, devo proprio attaccare. Un ragazzo ha urgenza di conversare con la tua bellissima figlia!>> Le comunicò scherzando.

<<Finalmente, almeno ti togli dalla testa il tuo ex!>> Le rispose come se fosse una sua amica.

<<Non ti sento! Ciao mamma.>> Finalmente si potè concentrare sul ragazzo che poco fa l'aveva interrotta.

<<Chi sei tu? Presentati. Perchè mi hai seguita?>> Assottigliò lo sguardo dando inizio al suo interrogatorio.

<<In effetti potrei sembrare abbastanza ambiguo. Ero con te al corso di lingue, ho assistito al battibecco tra te ed Emma...>>

<<Non dirmi che sei uno dei suoi scagnozzi.>> Disse con tono piatto e annoiato. Intanto si prese una manciata di secondi per squadrarlo da capo a piedi. Era un ragazzo alto e snello, le sue larghe spalle erano coperte da un classico giubbino di jeans. I suoi capelli nero corvino creavano un forte contrasto con i suoi occhi chiari e con la sua pelle color latte. In sostanza era un ragazzo molto attraente.

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