Una giornata tremenda

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A fine settimana Dua era ormai abituata a svegliarsi ogni giorno senza sentirsi fuori luogo e senza aspettarsi il saluto di sua madre. Era abituata, senza troppe lamentele, a prendere i suoi vestiti e a dirigersi alle docce comuni. Quindi si era abituata alla mancanza di privacy e persino a dover fare la coda per fare i propri bisogni. Si era arresa alla prospettiva che la sua vita non sarebbe mai ritornata quella di una volta, quella che conduceva a casa propria, con tutti i privilegi, con i suoi spazi e con i suoi genitori. Non per questo smise di sentire questi ultimi; tuttavia capitavano giorni e momenti in cui avvertiva di più la loro mancanza. E quel venerdì, era uno di quei giorni. Dua, quella mattina, nonostante la sveglia fosse suonata da un pezzo e nonostante Lili continuasse a ripeterle di alzare il culo, non riusciva proprio a trovare un motivo per iniziare la giornata. Era arrivata al fine settima distrutta. Distrutta dalla routine, distrutta dai sorrisi falsi che aveva abbozzato, distrutta dalla costante presenza di persone intorno a lei. Perciò che l'unica soluzione era trovare una dimensione in cui fuggire dalla sua realtà, che per certi versi la opprimeva così tanto. Così, quasi come un lampo a ciel sereno, si ricordò che la sua prima lezione a cui doveva far fronte, sarebbe stata attività fisica. E quale modo migliore per scaricare la tensione se non quello di praticare attività motoria?

Grazie a questa motivazione indossò una semplice t-shirt bianca che le arrivava appena sopra l'ombelico, la sua tuta e le sue scarpe da ginnastica. Ovviamente, il trucco che per lei era un optional, non assunse importanza specialmente in vista della palestra. Quindi, per completare il look, legò i suoi corti capelli in una coda spettinata, la quale aveva soltanto la funzione di liberarle il viso.

Durante il sentiero per raggiungere la palestra, che aveva miracolosamente ricordato, soffermava il suo sguardo su ogni volto che le passava di fianco. Immaginava di poter capire, con una fugace occhiata, quale fosse lo scopo di ognuno in quell'università così prestigiosa. Dua sicuramente teneva a mente il proprio, ovvero quello di laurearsi come musicista. Eppure le toccavano anche poche materie base, come quella che stava per affrontare.

Appena spalancò le porte, individuò subito un gruppo di persone che erano schierate intorno all'allenatore; perciò che era arrivata giusto in tempo. Ma passo dopo passo, le figure si fecero più distinte e una fitta allo stomaco la colpì quando riconobbe Emma ed Ariana. Si guardò intorno in cerca di qualche altro volto familiare che l'avrebbe potuta salvare da quella situazione scomoda. In quel momento anche Cole o Lana avrebbero potuto farle comodo. Tuttavia era sola, il resto delle collegiali non le conosceva e nessuno si sarebbe messo contro quelle due arpie per provvedere alla sua incolumità. Dua non voleva risse, anche se Emma le aveva promesso che non l'avrebbe fatta franca così facilmente. Da quel piccolo scontro ebbe la fortuna di non imbattersi più in loro, fino a quel momento. L'impulso le suggeriva di andarsene a gambe levate. Di far finta di non essere mai entrata e di tornare indietro furtivamente senza attirare l'attenzione di nessuno. Tuttavia Dua teneva troppo alla sua vita scolastica e non avrebbe saltato neanche la materia più sottovalutata di tutte. Non avrebbe mai permesso ad Emma e ad Ariana di aver vinta su di lei, di spingerla ad andarsene con la coda fra le gambe e la testa china verso il pavimento. Al contrario, si diresse verso di loro con la testa alta, le spalle all'indietro e l'aria di chi è sicuro di ciò che sta facendo.

Quando si unì anche lei al gruppo, però, un sorriso meschino si fece spazio sul bel volto di Emma, accompagnato dalle sopracciglia che si elevarono al cielo dallo stupore di averla lì a qualche centimetro di distanza. Sfacciatamente incrociò le braccia al petto e con un segno del mento anche Ariana si accorse della sua presenza. L'altra, che si dimostrava più svampita, copiò le stesse movenze di Emma, come se fosse il suo pappagallo personale.

Dua rimandò il suo sguardo altrove, cercando di ignorarle il più possibile, anche se i loro sguardi di fuoco bruciavano sul suo corpo.

<<Prof! Non credete che in questo College così vasto ci sia spazio anche per un corso di beauty? Perché qualcuno ne avrebbe davvero bisogno!>> Pronunciò con tono civettuolo e poi guardò di nuovo Dua, in modo che anche tutte le altre si accorgessero che la frecciatina fosse dedicata unicamente a lei. Ariana scoppiò a ridere di proposito, quasi come se fosse obbligata a farlo e non poiché la battuta le fosse piaciuta. Insieme a lei anche altre si fecero influenzare, ma senza darlo a vedere troppo. Il resto delle collegiali, invece, la guardarono come se potessero capire cosa le balenasse nella mente, ma come se non avessero il coraggio di intervenire in sua difesa. Dal suo canto Dua, senza darle la soddisfazione di una risposta, riguardò il proprio outfit, non notando nulla di malvagio. Anzi, pensava che Emma e Ariana fossero vestite in modo ridicolo, con i loro pantaloncini che lasciavano intravedere i glutei.

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