Capitolo 1

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"Com'era mio fratello, Addy?"
Il silenzio all'interno dell'auto viene rotto dalla piccola voce acuta di James. Alzo lo sguardo sorpresa dalla sua domanda, cercando di non cacciare anche qualche lacrima di troppo.
"Perché me lo chiedi?"
"Non lo ricordo molto bene, e non vorrei dimenticarlo, potresti dirmi qualcosa di lui adesso che abbiamo tempo?"
Mugolando all'inizio, penso a cosa potrei dirgli. Jacob è stato una parte fondamentale nella mia vita, e senza di lui non avrei neanche Jamie.
"Jake era un ragazzo dolce, se fosse stato un animale sarebbe stato di certo un piccolo cane"
Suscito una piccola risata da parte del bambino, cosa che mi fa guardare il suo piccolo sorriso attraverso lo specchio retrovisore, senza distogliendo del tutto gli occhi dalla strada.
"Sai già che siamo stati insieme per molto tempo, fino alla fine. Mi ha pregato di tenerti e crescerti come una sorella maggiore, tu non avevi neanche due anni allora"
Mi asciugo la guancia con il palmo della mano mentre continuo il racconto.
"Di certo Jake aiutava sempre il prossimo, ma sapeva anche essere ambizioso quando voleva, diceva che ti avrebbe insegnato tutto quello che c'era da sapere, per farti diventare migliore di lui"
Scruto un piccolo bosco alla mia sinistra ma decido di non farci molto caso, stringo le dito attorno al volante mentre noto gli occhi del piccolo chiudersi lentamente.
"Diceva che saremmo stati una famiglia, tutti e tre. Avremmo avuto una casa su un'albero e tre enormi gatti. Ancora non ci posso credere che mi abbia detto queste esatte parole"
Rido a crepapelle mentre girandomi sento un lieve russare. James ha sempre avuto un sonno molto pesante, proprio come il fratello, e sospirando capisco che difficilmente l'avrei svegliato.
"Molto stanco, eh puffo? Non avevo finito!"
Sorrido accennando il soprannome che usava Jake, per il fatto che da bebé avesse incredibilmente una piccola tonalità di blu sulle guancie. Senza questo ricciolino di fianco a me non saprei come fare, andrei di matto.
Accelero un po' con il pedale, buttando l'attenzione di tanto in tanto sul contatore della benzina. Sento gli occhi chiudersi a poco a poco ma riesco a rimanere sobria scuotendo la testa ogni qualvolta.
Spesso maledico Dio per aver dato agli uomini la necessità di dormire, e per aver dato a James questa vita.
Dopo anni, non vi è ancora chiara la causa di questa epidemia, come se d'altronde fosse utile conoscerla.
Guaisco mentre cerco di togliermi la giacca di Jeans stando attenta alla ferita che ho sull'avambraccio, che ormai si è quasi risanata. Non conosco la data precisa anche se so per certo che è Estate, il caldo afoso non aiuta di certo a sopravvivere. Avendo i capelli abbastanza corti non ho il desiderio di legarmeli, e quindi mi astengo a portarli dietro l'orecchio, o se proprio ne ho bisogno, li aggiusto con una piccola fascia. Ho già detto a Jamie di non esagerare con i suoi capelli, essendo abbastanza lunghi, e di tagliarli ogni tanto. Non ne vuole proprio sapere, è peggio di una ragazza. Abbozzo un sorriso mentre ho in testa l'immagine di un piccolo sguardo imbronciato.
Cerco di distrarmi un po' scrutando l'interno dell'auto notando così una piccola foto ritraente una famiglia di quattro persone, incollata esattamente sopra la radio, dove si vedono i mancanti denti della più piccola, in braccio a suo fratello maggiore che guarda entusiasta i suoi due genitori. Mi chiedo se James avesse mai conosciuto sua madre, entrambi i miei ragazzi sono stati cresciuti dal padre, poiché questa non si è scomodata di entrare nelle loro vite. Riempio abbondantemente i miei polmoni e rilascio un lungo sospiro. Gli alberi che vorticavano alla mia destra sembravano tutti uguali, così come i vaganti in tutto il mondo.
Dritto verso di noi intravedo una piccola bottega, che diventa oro per i miei occhi, visto che la mia mente si focalizza su un solo obiettivo, provviste. Non mangiamo qualcosa da un paio di giorni, e più che per il mio stomaco sono preoccupata per quello del bambino alla mia destra.
"Jamie"
Mugula ma non ne vuole sapere di svegliarsi. Inizio a scuoterlo limitandomi anche ad accarezzargli i capelli, e ad attorcigliare qualche ricciolo intorno al mio indice.
"Penso di aver trovato qualcosa"
Borbotta parole incomprensibili cercando di spostarmi la mano goffamente, ha sempre odiato chi toccasse i suoi capelli. Parcheggio non troppo lontano dalla bottega, facendo una brevissima analisi del quartiere. Non vi sono vaganti in giro, ma questo non significa che non ve ne possano essere all'interno. Mi slaccio la cintura, nel mentre con la mano cerco di slacciare anche quella di James ma la sua bocca mi precede.
"Io non penso sia una buona idea, ma se devi andare io rimango qui"
Ammiro il coraggio del ragazzino, pensando alla fifa che ciascun bambino normale avrebbe in questo momento mi ritengo molto fortunata.
"Sai che non lo farei"
Emetto un verso di disaccordo, quando noto che il bambino davanti a me sia l'esatta copia di Jacob, testardo e pigro. L'unica pecca è il colore degli occhi, i suoi sono di un verde vivace mentre quelli del fratello erano marroni scuro.
"Lì dentro potrebbero esserci provviste, o se siamo fortunati anche un posto dove passare la notte. Cos'è che ti ferma?"
Non risponde limitandosi a scuotere la testa. Gioca con la piccola pistola che ha tra le mani prima che egli apra la portiera, e scenda violentemente, prima di sbattere quest'ultima.
"Anche io ti voglio bene"
Sussurro tra me e me riempendo l'intero spazio dell'auto. Alzo gli occhi al cielo tentennando se dargli un piccolo schiaffo ma, pensando alla nostre condizioni penose, riesco a giustificare il suo comportamento.
"Aspettami"
Avanzo con il passo per raggiungere il riccio avanti, che nel frattempo scalcia qualche sasso più in là.
"Quanti proiettili ti sono rimasti?"
"Due, o tre, non ne sono sicuro"
"Speriamo di trovare qualcosa lì dentro"
Gli prendo la mano mentre raggiungiamo a piccoli passi la bottega, sempre più vicina e sempre più inquietante.
La porta non è del tutto intera, ipotizzo automaticamente che non siamo stati i suoi primi ospiti. Osservo nei minimi dettagli ogni mobile che ricopre l'area di quella stanza, facendo caso anche ai piccoli occhi attenti di James.
"Penso che qualcun altro sia stato qui prima di noi"
"Pensi bene allora"
Rispondo con totale sicurezza mentre guardo tre buste di patatine aperte a terra, del tutto vuote
"Cazzo!"
"James!"
Quest'ultimo mi guarda alzando le mani, borbottando varie parole di scuse, scuoto la testa assegnandomi il compito di fargli una predica più tardi. Si gira e continua a perlustrare la sua area.
Un luccichio arriva nel mio occhio, che di conseguenza chiudo. Alzo la mano per capire da dove potrebbe provenire e intravedo una piccola fessura sul pavimento. Mi muovo a destra e a sinistra per verificare se quella piccola luce arrivasse da qualche oggetto lì sotto.
"Ma che stai facendo?"
Mi do della stupida per la mia inutile azione, guardo il ragazzino vedendo che in mano ha un piccolo bracciale color blu corallo, appeso a questo vi sono due cerchi e una conchiglia. Me ne dimentico subito dopo spostando il mio sguardo verso il pavimento.
"Aiutami ad alzare quest'asse, penso di aver trovato qualcosa"
Noto una scintilla nei suoi occhi mentre indossa il bracciale per non avere fastidio, si aggiusta i capelli vanitosamente e viene ad aiutarmi.
Sospiri di forza riempiono la stanza quando riusciamo infine a rompere quel pavimento rinsecchito. Realizzo che quel piccolo fascio di luce nei miei occhi provenisse da un piccolo specchio poggiato in diagonale, e accanto a questo incredibilmente vi sono dei sacchi belli pieni.
Non penso neanche a cosa sto facendo mentre mi fiondo su quei sacchi per aprirli alla velocità della luce.
"Cosa c'è?"
"Cibo! Non posso crederci!"
Il piccolo urla di gioia saltellando mentre io faccio un sorriso a trentadue denti. All'interno vi sono dei pacchi di biscotti e tre bottiglie d'acqua, non vorrei dire a James che potrebbero durare si e no tre giorni, giusto per non rovinargli l'emozione, ma infondo meglio di niente è.
Non eravamo così felici da molto tempo.
"Ci sarà altro secondo te?"
Il riccio emette un giro a trecentosessanta gradi a braccia aperte, rido nel vederlo in una situazione così infantile.
"Non abbiamo visto una stanza"
Metto tutto il mangiare nel mio zaino, e senza accorgermene prendo anche il piccolo specchietto, inserendolo in una piccola tasca laterale.
"Aspetta, entro prima io"
Impugno il mio coltello nella mano destra mentre con la sinistra apro lentamente la porta, questa cigola fino e quando non viene aperta del tutta. Davanti a me ci sono due cadaveri a terra, potrebbero essere morti da mesi vista la loro condizione. Cerco di coprirmi il naso con la manica della mia giacca permettendo al brutto odore di stare alla larga da me.
"James non entrare, qui non c'è nulla"
Uno dei due cadaveri emette un verso, segno che non sia morto del tutto, facendomi sussultare. Dall'aspetto sembra una donna, affianco di questa vi è invece un uomo. Un piccolo biglietto appeso al muro accanto a questi chiede di non ucciderli e di lasciarli in pace. Una lampadina si accende nella mia testa, e la situazione pare chiara anche a James, di certo non stupido.
"Arrendersi per poi suicidarsi lo chiamo egoismo"
James emette un verso di disgusto mentre sputa su entrambi i cadaveri, pronuncio un piccolo 'mi dispiace' mentre tiro a fatica il riccio per spingerlo davanti a me, è sempre stato troppo pesante.
"Meglio tornare nell'auto"
Entrambi capiamo di non volerne parlare a riguardo. James sembra combattuto mentre cammina con le mani nelle tasche della sua felpa di cotone.
Rifletto sul possibile motivo di quei due ragazzi nel mollare. Io non riuscirei a compiere un atto del genere, soprattutto perché mi vergognerei di farmi trovare in quello stato da qualcun altro.
Prendo la chiave dalla mia tasca destra e l'auto emette un sonoro 'bip'.
"Ti vanno due biscotti?"
Cambio argomento udendo il brontolare dello stomaco del piccolo, che sicuramente chiede pietà dopo giorni totali di isolamento.
"Pensavo fosse sottinteso"

Oh my darling, Adeline || The Walking Dead Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora