Capitolo 2

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Apro gli occhi cerulei. Gli incubi continuano a invadere la mia mente, mentre tento di dormire, fallendo miseramente. Alzo il sellino dell'auto e do un occhiata allo stato di James, compiendo un giro di testa di novanta gradi.
Dorme tranquillo, con la bocca semiaperta, e entrambe le mani sul viso. Così piccole da non riuscire a coprire completamente gli occhi grandi che si ritrova.
Mi guardo intorno, ricordando a piccoli passi, di aver parcheggiato nel bel mezzo del nulla, non troppo lontano dall'ultima bottega che abbiamo trovato.
Rimuovo il freno, accendendo così il motore, per continuare e sperare di trovare qualche riparo, cosicché James riesca a dormire su un letto normale.
Guardando l'ora mi rendo conto di aver dormito sì e no solo quattro ore, cosa che non mi turba, visto che già tempo fa facevo spesso le ore piccole.
Sospiro, cercando di liberare la mente e, se anche invano, di non pensare al nulla che non siano quegli esseri che ormai dominano il mondo. Dicono che è impossibile pensare al niente, poiché nel momento in cui credi di pensare al niente, stai pensando di farlo, il cui tutto equivale quindi ad un cane che si morde la coda. Eppure, in quell'esatto istante il mio subconscio era privo più che mai. Non si trattava né di noia né di felicità, ero semplicemente vuota. Il mondo era cambiato ed io con lui, mi aveva svuotato, resa apatica. Non tutti i giorni sono bui, ad illuminare le mie giornate c'è il ragazzino qui presente.
Allungo una mano verso i suoi capelli, glieli accarezzo dolcemente mentre approfitto del fatto che sia nelle braccia di Morfeo.
La strada ormai è sempre uguale, dove giro la testa vedo solo e sempre alberi, quando dopo ore, la macchina sembra cedere.
Con orrore guardo il contatore della benzina e con non tanta sorpresa vedo che è totalmente sulla 'E'.
Le ruote dell'auto si fermano lentamente, fino ad essere del tutto ferme, facendomi andare nel panico totale.
"Cazzo, cazzo, cazzo!"
"Cosa succede?"
Sento il bambino biascicare dietro di me. Impreco ma non me ne rendo conto finché non scendo dall'auto violentemente, sbattendo la portiera con una forza tale da non riuscire a calmare la mia rabbia.
Apro il bagagliaio, smentendo ovviamente il mio desiderio di trovare della benzina di riserva.
Il vento soffiava, soffiava da molto, e l'unica cosa che sentivo era il battito veloce del mio cuore.
Per la prima volta non avevo idea del cosa dovessi fare in quel momento. Mi giro e rigiro su me stessa in cerca di qualche aiuto dimenticandomi del mondo tossico che ormai ci circondava.
Sento il chiudersi di una portiera, capisco che James sia sceso, e in fretta gli corro dietro e lo tiro per un braccio, guardandolo chiedendo spiegazioni.
"Cosa stai facendo? Entra! È pericoloso!"
"C'è una persona che ci fissa, Addy"
Non capisco cosa stia dicendo finché il mio sguardo non va in mezzo al bosco alla nostra sinistra.
C'è un bambino, più o meno dell'età di James, che con una pistola tenuta da entrambe le mani punta verso le nostre teste.
Alzo le mani in segno di resa, mentre tento di calmare il ragazzo davanti a noi.
"Abbassa la pistola, o ti farai male"
"S-Summer, c'è qualcuno qui fuori!"
Le sue mani tremano come foglie, riesce a malapena a stare in piedi. Non deve avere molta esperienza in questo campo.
Alle sue spalle compare una ragazza. La prima cosa che adocchio sono i suoi capelli rossi, sembrano infuocati, ma al contrario di questi, il suo viso è incorniciato da due piccoli occhi color azzurro.
Ritorno alla realtà quando le braccia di James circondano la mia vita, stringendo fortemente il tessuto della mia giacca di jeans.
"Non vogliamo problemi, chi siete voi?"
Ambiziosa, penso come aggettivo per descriverla. Mi gratto il retro del collo mentre cerco delle parole giuste per dirle le nostre vere intenzioni. Guardo lo sguardo impaurito del bambino accanto alla rossa per poi guardare successivamente James.
"È una cosa reciproca, vorrei solo chiedervi della benzina. E ci leveremo subito dai piedi"
"Perché mai dovremmo?"
Tale affermazione mi dà una chiara risposta, ci siamo imbattuti in un gruppo. Come previsto, il carattere della ragazza non è facile da gestire. Non la biasimo del tutto, perché anche io risponderei così ad una totale sconosciuta.
"Solidarietà umana, ho un bambino se non te ne fossi accorta"
La rossa impugna una balestra mentre focalizza la sua attenzione verso la zona del mio busto.
James sembra non tanto impaurito, ma tende a non mollare la presa dalla mia vita.
"Cos'hai al braccio?"
"Ci siamo imbattuti in persone non molto amichevoli"
La sua testardaggine mi urta, tale da farmi distogliere lo sguardo e guardare solamente il bambino alla sua sinistra.
"Se facessero parte dei Vispi?"
"Non credo Noah, mettere in mezzo un ragazzino della tua età è esagerato, soprattutto per Andrew"
Infilo la mano fra i capelli di James, guardandolo, fingendo di essere distratta mentre cerco di captare il più possibile dal dialogo di questi.
"Penso che dovremmo aiutarli, Summer"
Lo sguardo della rossa si rivolge su di me.
Reggo il suo sguardo fino a quando il bambino la richiama tirando il braccio che, di conseguenza, abbassa la balestra che un attimo fa puntava verso di noi.
"È stata morsa"
Allargo le braccia, chiedendomi mentalmente come fossimo arrivati in quella estenuante situazione, per poi tirarmi la manica della giacca, facendo così risultare a questa la chiara prova della mia precedente affermazione.
"Non ci sono segni di denti, pensi ancora lo sia? E sarei già morta oltretutto"
James ride sotto i baffi, cosa che fa abbozzare un sorriso anche me visto che dall'esterno questa scena sembrerebbe l'atto di una spettacolo comico di una scuola media.
"Senti, ti abbiamo solo chiesto una mano con quest'auto, poi ce ne andremo, e vi lasceremo in pace"
"A malapena ti reggi in piedi, come potresti far sopravvivere quel ragazzino che ti ritrovi?"
"Chi sei tu per dirmelo?"
"Qualcuno con un letto dove dormire"
Sorride orgogliosamente ricevendo una gomitata dal ragazzo che presuppongo si chiami Noah.
Una voce chiama il nome della ragazza, non sembra provenire da molto lontano.
Indietreggio per avere un contatto fisico con l'auto, in modo tale da non mostrare la pistola carica dietro la mia schiena.
"Cosa ci fate qui a quest'ora?"
Un ragazzo, che assomiglia tremendamente alla rossa, fa la sua comparsa. Il suo sguardo va su di me e James, e solo Dio sa cosa sta pensando in questo momento. Non riesco a decifrare il suo sguardo, che colgo come un misto tra sbigottito e incerto.
"Sono di passaggio, è finita la benzina"
"Vi serve qualcosa?"
Il bruno ignora l'affermazione della rossa mentre alza il braccio nell'intento di avere un contatto con me, cosa che non troppo gentilmente gli nego.
"Siamo a corto di cibo, non abbiamo dove dormire. Gentilmente vorrei solo chiedere della benzina, se possibile"
Si gratta la tempia destra nel mentre Noah gli sussurra qualcosa all'orecchio, il quale fa acquisire alla faccia del ragazzo un espressione di sorpresa.
"Sei ferita, e tuo fratello non sembra stare bene. Se fossi un tuo conoscente non acconsentirei ugualmente alla tua richiesta"
La fiducia ha sempre dato problemi, ha sempre delle conseguenze. Non rispondo immediatamente alla sua giustificazione nel 'non aiutarci', che non raffigura altro la verità. Sbatto velocemente gli occhi per riacquisire stabilità, e per prendermi un attimo per pensare. La mia mente non fa altro che ripetere cinque lettere, James. Prima di adesso non avevo mai pensato al futuro, cosa succederà a James quando non ci sarò più?
Stabilisco un contatto con lui, e nei suoi occhi leggo stanchezza, confusione e rabbia. Sono stata talmente impegnata nel trovare provviste o un posto dove dormire che non ho mai avuto la lucidità di chiedere al riccio se stesse bene, o se avesse voluto un abbraccio, o cose del genere.
Mi inginocchio per arrivare alla sua altezza e, riflettendo se stia facendo la cosa giusta o meno, gli sussurro una domanda semplice.
"Tu cosa vuoi fare?"
"Vorrei solo essere al sicuro, con te"
"Potreste esserlo entrambi"
Entrambi giriamo la testa verso il ragazzo, che dopo aver esclamato queste tre parole, allunga una mano verso James che, titubante, afferra l'indice e il medio della mia mano destra,
"Una volta ero come voi, quando vedo tuo fratello non vedo altro che mia sorella minore. Non vorrei vedere qualcun altro passare le pene dell'inferno come è successo a me"
Se non stessimo vivendo in questo mondo soggiogato da esseri mezzi morti lo riterrei un ragazzo onesto. Ma l'esperienza non mi ha lasciato bei ricordi.
Lo fisso in cerca di una risposta sincera da dare. Sto pensando di rifiutare quando questo pronuncia la cosiddetta spinta che mi costringe ad esitare.
"Lasciaci solamente disinfettare la tua ferita, e visitare tuo fratello. Se poi vorrai andartene sarai libera di farlo, non voglio avere altri morti sulla coscienza".
Annuisco lentamente, tentando di trovare una conclusione negli occhi verdi del riccio di fianco a me.
Questo sorride, leggendomi nella mente, sperando che abbia tratto dalla situazione la stessa risposta che potrebbe enunciare lui stesso al posto mio.
"Facciamo così allora"

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 28, 2019 ⏰

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