Capitolo 10

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Passo il resto della giornata chiusa in bagno a piangere.

Nessuno mi è venuta a cercare, neanche Alexander.

Mi sono illusa.

Non importo a nessuno.

Non ne posso più.

Devo farla finita.

Avevo deciso fra 3 anni,  ma posso fare ancora qualche modifica.

E l'intera scuola sarebbe stata indagata sulle cause del mio suicidio.

Perfetto.

Ora tocca a me sbatterne della vita che tocca agli altri.

Soffoco le lacrime e faccio un sospiro profondo.

Sto pensando a come tagliarmi.

Non ho niente con me.

Con tutto il casino a casa di Alexander ho dimenticato la mia lametta a casa.

Minchia quanto sono scema.

Con le unghie magari potrebbe funzionare, ma ci vorrebbe un'eternità e io voglio farla finita subito.

Mi si illumina lo sguardo.

La chiave della porta.

La sfilo dalla serratura e la osservo tristemente.

È abbastanza seghetteata ai lati.

Alzo lentamente la manica della mano destra e decido di fare un primo taglio verticale che perderà molto sangue.

Una persona normale avrebbe paura del sangue, del male, di tutto.

Io invece premo con tutta la forza che ho sulla vena che parte dal gomito e arriva al polso.

Il dolore mi assale ma non mi fermo.

Lascio che il sangue scorra copiosissimo sul braccio e cada sul pavimento.

In pochi secondi sono al centro di una pozza di sangue ma non mi fermo.

Inizio con il taglio sul polso.

Solo uno.

Non serve martoriarsi le braccia per morire.

Basta un solo taglio.

Preciso.

Chirurgico.

E sarò libera.

All'improvviso inizio sento le lacrime che mi bagnano le guance.

Non è giusto... perchè devo soffrire così?

Perché non posso essere la ragazza amata da tutti, estroversa e perfetta?

Perché nessuno mi capisce quando dico che mi sento sola?

Perché gli altri hanno la fortuna di non essere come me, ovvio.

Mi scappa un singhiozzo.

Basta.

Sono così punto e basta.

E chi è così finisce in un modo solo.

Suicidio.

Qualcuno bussa alla porta.

Non rispondo.

Quando vedranno che è chiuso se ne andranno. Sposto di nuovo l'attenzione sul braccio.

Non mi accorgo neanche di quello che ho fatto finché non vedo che qualcosa sta passando sotto la porta.

Un altro colpo alla porta. "maledizione" penso.

Il sangue sta passando sotto la porta cazzo.

Io - cazzo - esclamo.

A - Dile? - urla Alexander dall'altra parte della porta.

Toh, è arrivato.

Idiota.

Apro il water e tengo il braccio lì sopra.

Il polso.

Sangue.

Troppo sangue.

Ci sono riuscita.

Inizio a ridere istericamente.

Mi giro e vedo che la pozza di sangue si sta allargando.

La devo pulire subito.

Tengo il braccio sopra il water.

Sento che il sangue continua a scendereci dentro.

Ma se qualcuno vedrà il sangue fuori dalla porta verranno a cercarmi.

Forse.

E mi salveranno di nuovo.

Prendo della carta igienica e la piego più volte per iniziare a pulire.

A - Diletta! -

Cazzo.

A - Vieni subito fuori da lì! Cosa stai facendo?

Non rispondo.

Lo sa benissimo cosa sto facendo.

E questa volta non sarà lui a fermarmi.

Sono libera.

È l'ultimo pensiero prima di svenire.

Troppo sangue perso.

Questa volta è finita.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 22, 2014 ⏰

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