Ad Aprile un giorno di Dicembre.
Latua immagine attraversa ogni fantasia poetica come una luce distratta nella notte che avanza, e il profumo di menta nell'aria bagnata dalla pioggia.
Ti muovi ignara di tutto, come una minuscola briciola di ricchezza nella frenesia ordinaria che ci circonda, e accompagni il meritato riposo dopo le fatiche di un altro giorno di lotta e abbondanza.
Sui jeans comodi e puliti si muove l'arte veloce delle tue mani.
Ora so la forma che ha un dipinto che sa respirare.
Sorridi ancora. Incantevole e distratta.
Chissà quanti ti spezzeranno il cuore, mentre io che nemmeno conosco il tuo nome mi struggo per te, per la forma di cuore che hanno le tue labbra, ma ti lascerò andare alla prossima stazione, e svanirai come un sogno che non ha mai conosciuto né amore né pianto nell'insulsa realtà che viviamo.
Ti ricorderò un momento lungo una sola notte, forse ti amerò ancora al mattino, e sarai un riflesso fuggente, un briciolo di dolcezza prima di riaprire gli occhi, prima che questo veleno riprenda a circolare e uccida ancora un po' di quel poco che merita di essere vissuto, e di notte amerò un'altra, ma non sarai tu, e non sarò neppure io a farlo.
Nei tuoi occhi si rifletterà qualcun altro che non si preoccuperà di asciugare il tesoro delle tue lacrime, e non gli tremerà il cuore solo immaginando di sfiorarti...
Ancora una stazione...
Ti conosco da 1000 anni ma tu non sai chi sono.
Il tuo sguardo fissa il nulla, le tue orecchie non ascoltano la mia voce che rimane soffocata in gola, e lì pregusto lo strazio amaro di perderti per sempre dopo averti amata da sempre, per una sola notte e forse al mattino, un attimo prima di riaprire gli occhi...
25/04/19
—B.G.