I

24 3 2
                                    

Il sole solleticava gli occhi di Marilù che si era addormentata sotto i suoi raggi in un pomeriggio di luglio. Aprí gli occhi e reputò lo spettacolo che aveva davanti il più bello che avesse mai visto: il cielo azzurro, terso, contrastava a con l'oro dei campi di grano, che terminavano là dove iniziava il prato su cui era distesa assieme alla vera meraviglia tra tutte: Jules.
Si erano conosciuti poco tempo prima, lui era alto e aveva capelli castani molto chiari, quasi biondi come quelli della ragazza, tuttavia, mentre gli occhi di lei erano blu come il mare bretone, egli aveva chiarissimi occhi verdi. In quel momento era affaccendato in alcuni accorgimenti per la sua moto: Mi sarebbe sembrato strano- pensò Marilù.
Quella era la vera compagna di vita di Jules che alla sua guida sfrecciava in lungo e in largo per il mondo.
Il sole metteva in risalto la carnagione pallida e quel tatuaggio blu a forma di cuore sul bicipite destro nel quale si leggeva un virilissimo "Mamma ti amo", che faceva veramente a pugni con la nera vernice brillante del ciclomotore e con l'altrettanto scuro giubbotto di pelle che aveva una maestosa aquila ricamata sul dorso.
La ragazza si beò di quella vista. Chissà, forse presto o tardi gli avrebbe detto che, nonostante fosse sei anni più grande di lei, provava molto affetto nei suoi confronti e che sarebbe stata perfino felice di vagare per tutta la vita su quella dannata moto pur di restare con lui. Forse quella sera stessa.

Forse.

"Marilù, ora spii ?" la di strasse lo stesso soggetto dei suoi pensieri.
"Mi stavo chiedendo: un giorno smetterai di vagabondare chissà dove? Abbandonerai mai la tua unica ragione di vita?" in fondo al cuore sperava un "si", ma la risposta che arrivò fu esattamente quella che aspettava.
"Questa sera ci sarà la festa più importante per il patrono del paese, sicuramente non lo saprai, essendo arrivato poco più di due mesi fa...e mi chiedevo se..."
"Ballare con la mia sorellina? Sarà un grande onore per me." sorrise Jules.
Meraviglioso, accantonata per una moto e considerata poco più di una bambina. Davvero meraviglioso.  Furono, invece, i pensieri di lei.
"Marilù, dovresti sapere una cosa..."
"MARIE!!!" un grido irruppe nella vallata: era la madre di Marilù che la chiamava con il suo nomignolo. Quel grido significa tanto lavoro da fare. Non erano ammessi ritardi.
"Me la dirai questa sera, alle 20.00, davanti al sagrato. Ora devo proprio scappare, a dopo" concluse quella conversazione Marilù correndo già verso la sua casetta.

Si guardò allo specchio, dopo molte faccende e un necessario bagno. Era davvero sensazionale, nonostante la sua semplicità: i lunghi capelli dorati erano raccolti in una treccia, forse non alla moda per le signorine della capitale, ma che su di lei faceva un figurone. Indossava un vestito rosso come i papaveri che era riuscita a cucire da sola, con un po' d'aiuto da parte di sua madre, ma la gonna a ruota era uno spettacolo ad ogni sua piroetta, infine aveva indossato delle vecchi scarpette nere, con un tacco piuttosto basso e nei capelli aveva appuntato qualche fiordaliso raccolto nei campi il pomeriggio. Forse era stata eccessivamente vanitosa nel darsi tutte quelle cure, ma ormai aveva deciso: si sarebbe dichiarata a Jules, tutti in paese avevano capito che lei pendeva dalle sue labbra e temeva che potesse partire da un momento all'altro, lasciandola lì.

Jules arrivò poco in anticipo all'appuntamento. Sentiva su di sé gli occhi delle ragazze del paese, troppo frivole per i suoi gusti. L'unica che per lui era davvero interessante era la sua piccola amica, che si era sempre mostrata gentile e che, nonostante sembrasse che disprezzasse la sua moto e il suo stile di vita, non lo aveva mai limitato nei suoi interessi e con lei poteva parlare di tutto. Se avesse avuto una sorella gli sarebbe piaciuto che fosse stata come Marilù, e insieme avrebbero viaggiato ed esplorato per tutta la vita.
Jules pensò anche alla guerra.
Lo avevano chiamato per difendere il suo paese.
Difendere cosa? Da chi? Perché? Il ragazzo aveva tante domande: non trovava giusto tutto quel sangue versato in nome di una giustizia e di una politica ancor meno giusta.
Sarebbe scappato.
Ad alcuni questa scelta sarebbe sembrata una viltà, ma non sentiva di voler combattere per un ideale non suo, anche se provava una profonda tristezza per tutte quelle persone che non avevano avuto modo di scegliere come lui.
Marilù arrivò avvolta nel rosso e trapunta di blu: era deliziosamente incantevole.
" E così dovrò tenere lontani orde di ragazzotti che chiederanno di sposarti? No, questo compito non fa per me"
" Scherzi sempre, tu ?" fece finta di offendersi la ragazza.

Ballarono e risero per tutta la serata, che fu talmente serena che Jules scordò per qualche ora il suo malessere.
Marilù non gli staccava gli occhi di dosso, trovandolo bello come il sole, forse di più, anche se riteneva singolari i pantaloni da moto e gli stivali ad una festa come quella.
Comprarono delle caramelle e si sedettero nello stesso punto di quel pomeriggio per ammirare le luci della festa e il brulicare di gente.
"Jules io devo dirti una cosa"
"Ti ascolto"
Da dove cominciare?- pensò Marilù
"Io...allora...è relativamente poco che ci conosciamo, tuttavia quando ti vedo sembra...santo cielo!"
" Dunque: quando mi vedi sembra che santo cielo, mi piace." scoppiò a ridere il ragazzo.
" Sto cercando di fare un discorso serio, per favore..." e Marilù nascose la testa sulle ginocchia.
" Hai ragione, scusa"
"Jules ?"
"Si?"
"Ti amo."

"Oh Marilù..."
Si sarebbe aspettata di tutto, sia nel bene sia nel male, ma mai quello: pietà. Un sorriso carico di questa stava fissando la ragazza che si sentiva così inerme davanti al suo stesso sentimento.
"Ora tocca a me, devo darti una notizia che non ti piacerà affatto, ti prego, perdonami" disse amaramente il ragazzo, sfregandosi le mani sugli occhi: se quelli fosse stato un brutto incubo, la situazione sarebbe stata di gran lunga più facile.
"No, assolutamente no, scusami, ho sempre saputo che non mi hai mai vist..."
"Zucca vuota, fammi parlare" lei se ne risentí vagamente, ma tacque.
"Sono stato arruolato in guerra, dovrei partire subito, ma quello che voglio veramente è lontano da qui. Devo andarmene."
"Quindi non scappi solo da me? Sono senza parole"
"Marilù, tu sei l'unica che può capire, lasciami..."
"Lasciarti andare? A cosa? Alla morte? Alla prigionia? Via? Sei il peggior essere che abbia incontrato sei..."
Pianse, troppo forse, ma gli diede uno schiaffo per il quale il ragazzo rimase allibito, che poco dopo si fece strada tra le lacrime per tentare di  abbracciarla.
" Non toccarmi. Dimmi che non te ne andrai e ti lascerò in pace. Dimmelo."
Jules scosse la testa e lei corse via.

A mezzanotte tutto il paese era tra le braccia di Morfeo, solo di quando in quando un treno squarciava il silenzio dei prati, ma a cui nessuno faceva più caso da molto tempo.
All'improvviso una moto strillò, destando Marilù, che non riusciva a prendere sonno, dal suo sgomento.
Non mi ha nemmeno salutata come si deve.
Poi un altro suono si fece strada: un ennesimo treno.
Speriamo ne venga investito- pensò in preda al dolore.
Un clangore metallico irruppe e Marilù si pentì di tutto. Aveva urlato frasi senza senso e troncate a metà nella disperazione.
Nei rottami si trovò tutto, il suo giubbotto, i pantaloni e gli stivali, ma nulla di quel demonio e della moto che seminava il panico in tutta la regione.

Ciao a tutti! Eccomi tornata sui grandi schermi. Forse dopo troppo tempo, ma ormai siamo qui. Questo è un esperimento, forse dal finale un po' incompleto, ma credo che ne scriverò anche uno alternativo per raccontarvi  interamente come ho immaginato questa vicenda.

Spero di avervi strappato un sorriso e che la mia storia vi sia piaciuta.
A presto,
Eyrlys

L'homme à la moto Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora