1. Fruscii di foglie e vento

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La pelle bruciava, umida di sudore freddo, lasciandomi addosso i tremuli strascichi di una notte insonne

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La pelle bruciava, umida di sudore freddo, lasciandomi addosso i tremuli strascichi di una notte insonne. Il giorno era arrivato con lentezza estenuante, e tra sogni di sangue e grida di terrore, aveva affondato con prepotenza gli artigli quella paura che per tanto tempo aveva fatto del mio torace il suo nido.

Mi alzai solo quando sentii qualcuno bussare alla porta della stanza. Era un alloggio di fortuna, una camera piccola e dall'aria pesante concessami da Tyresias, il vecchio Magio che, da ormai undici anni, aveva deciso di tenermi sotto la sua protezione, chiudendomi in un ripostiglio nei dormitori della Chiesa Occulta.

Non avrebbe potuto farlo, però, ancora per molto – ero giunto alla maggiore età, e dopo anni passati a tenere in mano una spada senza neanche sapere come usarla, avrei dovuto entrare a far dell'Ordine dei Cavalieri. Nonostante fossi stato allenato per combattere, catturare e uccidere, non ero mai stato capace di farlo; non avevo idea di come avrei dovuto comportarmi. Se mi fossi ritrovato davanti a un Kita, con ogni probabilità, sarei morto prima ancora d'essermene accorto.

«È aperto» sussurrai, il volto abbassato e le mani a penzoloni sulle ginocchia.

Non ebbi bisogno di alzare lo sguardo per capire di chi si trattava; sentii un sospiro mesto, dopodiché dei passi che avanzavano con lentezza nella mia direzione. Trattenni un fremito e mi chinai verso il pavimento per allacciare le scarpe, prima di parlare. «Dovranno insegnarmi qualcosa, adesso. Non sono più un bambino.»

Alzai appena lo sguardo, il volto ancora basso, cercando di decifrare il suo umore.  Torryn teneva le mani dentro le tasche della tonaca scura e il viso pallido coperto da una cortina di disordinati ricci di un caldo arancio. Mi sentii sollevato dal fatto che non mi stesse guardando; ogni volta che mi trovavo il suo sguardo puntato addosso, provavo uno sgradevole senso di vertigine – il color miele che rendeva le sue iridi tanto chiare e brillanti... era lo stesso che mi aveva osservato con ferocia anni prima. Lo stesso del mostro...

Un sorriso appena accennato gli dipinse in viso un'espressione di scherno.
Lo conoscevo da ormai quasi otto anni, eppure non era per nulla cambiato: i lineamenti affilati e spigolosi del suo viso, marcati da ombre scure in contrasto col bianco latteo della pelle, lo facevano sembrare molto più algido di quanto non fosse in realtà. «Non credo avrai bisogno di una lezione» rispose candidamente, osservando un punto imprecisato della parete alle mie spalle, «non possono certo insegnarti come si uccide».

«Se vogliono riportarmi in città vivo dovrei almeno imparare a tenere in mano una spada.»

Si voltò verso di me, un sorriso furbo a increspargli le labbra, e mi ritrovai addosso lo sguardo chiaro che avevo tentato di rifuggire il più a lungo possibile. «Ed è quello che vogliono anche loro, Kes? Riportarti a casa incolume?»

Mi concentrai sul piccolo cumulo di polvere accanto alla porta socchiusa. «E se non lo facessi?» chiesi in un soffio, picchiettando con le dita sul metallo freddo del telaio che reggeva il materasso.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 25, 2019 ⏰

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