C'era una volta, in un regno florido e prospero, un cavaliere rinchiuso nelle segrete di un piccolo castello situato sul fondo di un lago. Il cavaliere e il sovrano del regno erano amici sin dai loro natali, insieme affrontarono gioie e battaglie uscendone sempre vittoriosi, finché una notte il cavaliere tornò malconcio da una missione. Il Re, in pena per le sorti del suo fedele compagno, gli dedicò un’intera ala della sua grande dimora situata su una rocca assolata ai piedi di una montagna, dove lo accudì personalmente vedendolo migliorare giorno dopo giorno. Quando il peggio sembrava ormai un ricordo, però, il cavaliere impazzì e si trasformò per un'intera notte in una bestia che distrusse l’ala del Grande Castello. Il Re allora cercò di curarlo in ogni modo, ma i fatti si ripeterono sempre più di frequente e più distruttivi, finché non si vide costretto a rinchiuderlo nelle segrete più profonde del castello sul fondo del lago per proteggere l’intero reame. Da allora il cavaliere vive bel buio e nel silenzio della sua prigione umida e fredda, fatta di grandi mattoni neri rettangolari e chiusa da un piccolo cancello di ferro oltre cui parte il primo gradino di una stretta scala a chiocciola illuminata solo da una flebile torcia. Digiuno e insonne, trascorre giorni e notti fissando quel cancello che, più unico che raro, ha le sbarre orizzontali fatte di ciò che non riusciva a dire, mentre quelle verticali di ciò che non poteva dire. Una notte, ormai rassegnato al suo destino, sentì un lento ma ripetuto picchiettìo. Alzò gli occhi e vide una mano candida con delle unghie affusolate che percuotevano dolcemente le sbarre orizzontali. Cercò di mettere a fuoco il più possibile e alla fine la vide; una sagoma, alta e snella, interamente coperta da una lunga cappa nera cinta in vita, con un grande cappuccio e con lunghe maniche. Il cavaliere si avvicinò timoroso. Quando furono uno difronte all'altra il picchiettìo cessò ed Ella gli rivelò il volto di una vecchia amica giunta a fargli visita. Lunghi capelli castani incorniciavano il suo viso delicato, il rosso delle sue labbra spiccava nel buio mentre due grandi e penetranti occhi azzurri fissavano, senza alcun battito di palpebre, i suoi nocciola ormai esausti e tremanti.
«Cosa sei venuta a fare?» sussurrò il cavaliere con un filo di voce. Lei, senza proferir parola ma continuandolo a fissare negli occhi, alzò la mano sinistra che teneva serrata in un pugno e la girò, rivelando una chiave poggiata sul palmo. Così la prese e la infilò nella serratura. Senza aprire.
«Perché indugi, vecchia amica?» chiese impaziente il cavaliere.
«Non è la libertà che sono venuta a donarti, ma una scelta» rispose lei immobile, impassibile.
«Ti ascolto»
«Puoi rimanere in queste segrete da solo oppure uscire con me, ma ti avverto», fece una breve pausa, che al cavaliere parve un’eternità, «se scegli di uscire ti si apriranno le porte di questo piccolo castello e di tutte le acque che lo bagnano, ma non potrai mai lasciare il fondo del lago»
Il cavaliere chinò il capo, «se scelgo di uscire tu vivrai qui con me?»
A quelle parole la vecchia Amica sorrise. Mosse la mano destra e se la portò in vita, infilandola in una fessura della mantella da cui tirò fuori un oggetto dorato, «vivrò con te, sempre» gli sussurrò, porgendogli l’oggetto tra le sbarre ancora chiuse.
Il cavaliere, osservando quel manufatto longilineo, finalmente capì. Con sguardo commosso e rincuorato nell’animo, afferrò la penna e ringraziò la vecchia Amica. D’istinto la aprì, si voltò e raggiunse la porzione di muro più vicino, «la Scrittura è panacea per ogni anima» scrisse di getto, poco prima che le sbarre cadessero sottoforma di innumerevoli granelli di sabbia bianca. E così prese per mano la sua vecchia Amica e insieme salirono i gradini della piccola scala a chiocciola. Da quel giorno la bestia non tornò più e il cavaliere nuotò leggero nelle acque della sua nuova dimora sul fondo del lago.
Là dove tuttora vive, in attesa di quella mano che, finalmente, lo trascinerà ad ammirar di nuovo il sole e le altre stelle.
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La Mandragora ama rapire inermi occhi
RomanceNon penso sia importante conoscere il nome di chi pubblica questa breve storia, così come non è fondamentale sapere quello di chi l'ha scritta. Non lo so' neanch'io. In fondo non mi serve saperlo, perché queste cose potrei averle scritte Io. Oppure...