Chibi...? Ah, no, solo una pallonata in faccia.

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Piacere, Oikawa Tooru. Primo anno. Da poco, palleggiatore titolare dell'Aoba Jonsai, il mio liceo. Non credo debba dire altro, se non che la mia vita è cambiata drasticamente da quando una chibi mi ha un ematoma grande quanto un cocomero nel mio bel facciotto perfetto.
Mi stavo allenando nella battuta, non pensando a nulla se non alla traiettoria e alla potenza.
Prima di colpire, pensavo attentamente e a nient'altro se non dove la volessi portare. Nell'angolo poteva andare bene?
Feci un sorrisetto.
'Perfetto, Tooru, vai con la battuta impossibile.'
La lanciai in aria.
Presi la rincorsa e saltai.
La mia mano colpì perfettamente la palla, con tanta forza da fischiare al contatto con l'aria.
Esattamente nell'angolo.
O quasi, visto che una ragazza della mia età, bassa e slanciata, me la prese con un bagher perfetto.
Guardai sbigottito la ragazza. Aveva gli occhi c/o, i capelli lunghi legati in una treccia che partiva dall'attaccatura dei capelli c/c. Non era di sicuro giapponese, perché aveva un viso caucasico, europeo, perfetto, di una bellezza surreale.
<Scusami.>
Fu questo che disse, con accento non giapponese. Italiano, forse? Ma non era questo che importava. Poi raccolse il borsone accanto a lei e andò nella palestra femminile.
Le corsi dietro. <EHI! Mi devi delle spiegazioni!>
Quando si girò, mi trapassò la testa con lo guardo, più duro del diamante.
<Per cosa, esattamente? Ho ricevuto.>
Riprese a camminare verso la palestra.
Di nuovo, camminai dietro di lei, cercando di starle dietro. <Scusa, Chibi...>
Con velocità fulminea, si girò, raccolse un pallone a terra e lo spedì dritto sulla mia fronte, facendomi cadere.
<NON CHIAMARMI CHIBI!> Poi aggiunse qualcosa in italiano, qualcosa come <Pezzo di merda!>, anche se non so cosa significhi, anche se non credo sia un complimento.
'Che caratterino...' sorrisi.
Ritornai in palestra ad allenarmi sulla battuta, ma le sbaglia tutte. Continuavo a non pensare ad altro se non lei.
Era forse il libero? Piccola, forte, veloce. Estremamente veloce. Prima di colpire, non l'avevo neanche vista.
Rassegnato, pulii la palestra e la chiusi, poi mi incamminai verso casa.
Con grande sorpresa, incominciò a piovere a dirotto non appena entrai in casa.
Mi sedetti in cucina, guardando il telefono. Dopo un po', mi avvicinai alla porta finestra accanto a me, per vedere se aveva smesso di piovere. Con mia grande sorpresa, vidi una ragazzina con la maglietta e la tuta dell'Aoba seduta sul marciapiede di schiena da me, con un borsone da pallavolo a fianco, e vedevo che singhiozzava dal movimento a scatti della schiena, sotto la pioggia, ormai bagnata fradicia.
Senza pensarci, aprii la porta e mi fiondai fuori.
<Scusami... perché sei sotto la pioggia...?>
Chi non fu a girarsi, se non lei?
Mi guardò, con gli occhi arrossati e un grosso livido nello zigomo, e stampata sopra un'impronta di una mano sulla sua guancia.
<STAI LONTANO DA ME!>
<Vuoi... entrare? Qua fuori fa freddo, è inverno...> Ormai anche io ero bagnato fino all'osso, e battevo i denti per il vento gelido che ululava furiosamente.
<Non c'è bisogno...> non fece in tempo a finire la frase, che l'avevo presa a mo' di sposa, con grande imbarazzo di lei, e l'avevo adagiata sopra a una sedia nella mia cucina, e subito andai a prendere anche il borsone.
Mi guardò, e mi accorsi che era ridotta abbastanza male. Aveva il labbro spaccato e blu per il freddo, e un altro grosso ematoma nella clavicola.
<Chi... chi ti ha ridotto così?>
<Non sai neanche il mio nome, puoi dirmi un motivo per cui te lo dovrei dire?>
Questo ragionamento non faceva una piega. Sospirai. <Piacere, Oikawa Tooru, primo anno. Puoi gentilmente dirmi il tuo nome?>
Mi diede di spalle. <T/n T/c, primo anno> sussurrò.
<Sei... la mia vicina di casa?>
<Temo di sì.> rispose.
<T/n... io... ho un kit di pronto soccorso. Posso...?> le chiesi, timoroso.
<No. Non mi serve... il tuo aiuto.> disse ancora, tremando.
Accorgendomi che probabilmente aveva molto freddo, andai a prendere un grande asciugamano, che gli misi sulle spalle. Mi guardò con uno sguardo che per un secondo mi sembrò di ringraziamento, ma poi tornò allo sguardo torvo. Era bellissima anche ferita e fradicia.
<Vado a prendere il kit.>
Senza aspettare una risposta, andai in soffitta e scesi con una scatola più o meno grande, presi il cotone e il disinfettante e glielo appoggiai alla ferita nell'attaccatura dei capelli. Pensavo trasalisse o altro, invece si limitò a chiudere gli occhi dalla forma vagamente felina e appoggiare le sue dita magre e sottili al cotone premuto nel lato della sua fronte. <Faccio da sola, grazie.>
<Che è successo...?> mi azzardai a chiedere.
<Ti ho detto, dammi una ragione per volertelo dire.> aprì gli occhi e mi donò un'altra delle sue splendide occhiate assassine.
<Hai ragione, scusa.> distolsi lo sguardo dal suo corpo. Dato che era bagnata e aveva solo la maglietta bianca per gli allenamenti di pallavolo e la tuta dell'Aoba, bianca e azzurra, si potevano vedere alcune sue forme di cui tralascio i particolari, ma anche alcuni altri tagli sul corpo.
<Dovrò disinfettare anche quelli...> li indicai.
<Dammi una ragione per cui dovrei togliermi la maglietta davanti a te.>
<Potresti beccarti un'infezione e finire in ospedale. Ti basta? Sdraiati sul divano.>
Sbuffò, chiaramente infastidita. Si tolse la maglia, restando in reggiseno, e si stendette sul divano.
Aveva la carnagione abbronzata, e nella pancia gli addominali non poco accentuati mi fecero capire quanto spesso e quanto intensamente si allenava.
A parte un fisico stupendo, aveva qualche taglio. Presi un altro pezzettino di cotone e lo imbevvi di disinfettante. Appena lo appoggiai su un taglio, stavolta trasalì, contraendo gli addominali e facendo una smorfia. Doveva essere non poco profondo.
Quando finii, mi ringraziò, cosa incredibile ma vera.
<Vuoi fare la doccia? Sei ancora bagnata.>
T/N'S POV
È stata la cosa più imbarazzante in vita mia, volevo sprofondare.
Non mi piace il mio corpo, non credo che ne sarò mai soddisfatta, e togliersi la maglietta davanti a un mio coetaneo è stato seriamente orribile.
Mi stava antipatico, fingeva di essere gentile quando è un pezzo di merda. Almeno, così mi avevano detto delle ragazze del mio anno che ho conosciuto il primo giorno in cui sono arrivata all'Aoba, ma non mi fidavo neanche di loro. Non mi fidavo di nessuno.
<Vuoi fare la doccia? Sei ancora bagnata.>
Mi strinsi nelle spalle. <Questa non è casa mia, non mi sentirei a mio agio.>
'Complimenti, una cazzata così l'hai sparata poche volte nella tua vita. Non sei a tuo agio manco a casa tua, non ti sentiresti a tuo agio? Ma fammi il piacere...'
<Qua c'è la chiave del bagno, se vuoi puoi chiuderti.>
Lo ringraziai con un cenno appena visibile e presi la chiave nella sua mano.
<Ah, T/n, se vuoi ti presto i miei vestiti.>
<Ce li ho già nel borsone.> dissi, prendendo anche quello. Entrai nel bagno, chiusi la porta e entrai in doccia, non pensando a niente ma lasciandomi sfuggire qualche singhiozzo per l'accaduto di mezz'ora prima con i miei genitori.
OIKAWA'S POV
Sentii l'acqua scorrere, e mi parve di sentire anche qualche singhiozzo, che feci fatica a ignorare.
Non mi sembrava una ragazza cattiva. Solo, una ragazza un po' distaccata, di quelle che non si fidano di nessuno. Capivo la sensazione.

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WOWOWOW.
È la prima storia che scrivo, scusatemi per alcuni errori grammaticalih
E nulla, voglio morire.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 08, 2019 ⏰

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