ritorno a Mystic Falls

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Capitolo 1
Welcome back to Mystic Falls!


La ragazzina aprì appena gli occhi e intorno a lei c'era solo l'oscurità, accompagnata da un forte scorrere di numerose voci sibilanti che le invadevano la testa.
Era semplicemente distesa su un altare di pietra e, intorno al suo corpo, vi erano disposte a cerchio diverse candele bianche che illuminavano il fitto bosco.
Non capiva una parola di ciò che le figure incappucciate biascicavano.
Sentì solo il corpo farsi pesante come un macigno e un calore avvolgerla tutta.
Per la ragazzina di appena dieci anni, quel vociare confuso parve divenire una ninnananna dolce e melodiosa, come quella che le cantavano sua madre e sua sorella ogni sera prima di farla addormentare.
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Da quel momento la ragazzina cadde in un sonno che durò 50 anni, sussurrando un ultimo nome.
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Katherine
**********

Erano le dieci e mezza precise e Chanel stava guidando la sua station-wagon ad una velocità impressionante.
Andava a circa 100 chilometri orari sull'autostrada che l'avrebbe portata a Mystic Falls, una piccola cittadina della Virginia che, pur essendo molto piccola, era ricca di storia.
Intorno era tutto buio, solo le stelle illuminavano il cielo notturno che era di un colore blu intenso.
Il vento caldo della notte le scompigliava i capelli di color castano. Aveva messo la musica talmente alta da permettere alle altre auto di ascoltarla.
I dolorosi ricordi stavano avendo la meglio su di lei. Più la distanza tra lei e quella città diminuiva, più il suo cuore veniva stretto in una morsa, quasi soffocandola.
Era nata in quel posto cosi isolato ma interessante; lì aveva amici, parenti ma, soprattutto, molti anni prima, aveva assistito alla morte dei suoi genitori per mano di Klaus ed Elijah Mikaelson.
Ben presto si ritrovò ad un incrocio, dinanzi a due cartelli, su uno dei quali indicava la direzione per la sua città natale.
Andò verso la direzione di quest'ultimo e, dopo un po', arrivò a destinazione.
Mystic Falls era rimasta cosi com'era, una cittadina calma e tranquilla, diversa da New York che, al contrario era una città caotica e con una vita notturna molto movimentata.
Le strade erano avvolte dall'oscurità, deserte, illuminate solo dalla fievole luce proveniente da quei pochi lampioni sparsi qua e là.
<> Si fermò davanti ad un locale, decidendo di rilassarsi per un pò davanti ad un bel bicchiere di Bourbon.
Quel locale era davvero molto accogliente ed ospitava solo poche persone; chi sedeva sugli sgabelli a bere un whisky e chi cenava ai tavoli.
Una volta chiusa la porta alle spalle, si diresse verso il piano bar.
<< Cosa le porto, signorina?! >> Un ragazzo molto carino le si avvicinò, guardandola con un sorriso forzato stampato in faccia.
<< Bourbon, per favore. >> Con indifferenza gli pose i soldi sul bancone, accavallando le gambe con disinvoltura.
<< Arriva subito. >> Il barista afferrò la bottiglia di Bourbon sotto il bancone, versandolo velocemente in un bicchiere per poi porgerlo alla sconosciuta.
Chanel prese il bicchiere con nonchalance per poi berlo tutto di un sorso sotto gli occhi meravigliati di lui.
Succedeva sempre cosi, non riusciva a comprenderne il motivo; solo perchè era una ragazza non voleva dire che non potesse bere alcolici.
Maschilisti del cavolo!
Per lei era una delle cose più naturali del mondo e odiava fare distinzioni tra sessi, sia gli uomini che le donne erano perfettamene uguali.
<< Elena, come mai qui a quest'ora? E' già terminata la scorta di liquori dei Salvatore?! >> Un'altro biondino dagli occhi cristallini la fissava sorpreso.
Ma allora erano un tormento!
Possibile che in quella città ci fossero solo ragazzi biondi dagli occhi azzurri?!
Chanel lo fissò attentamente, guardandolo stranita e allo stesso tempo curiosa.
<< Forse mi hai scambiata per qualcun'altra, Tesoro...>>Rispose lei, poggiando il gomito sul bancone, marcando la parola 'Tesoro'.
<> Continuò lui, sconvolto di ritrovarsi Katherine proprio dinanzi agli occhi.
La vampira era partita, insieme alla sua oramai ritrovata figlia Nadia, in direzione di New York, una delle città più grandi e belle d'America. Era davvero strano, qualcosa avvertiva Matt di stare attento, c'era qualcosa di strano in quella ragazza.
Se non era Elena e non era Katherine, chi diavolo era quella sconosciuta?!
Era risaputo che la generazione delle Petrova terminava con Elena, l'ultimo ed unico doopelganger e Matt Donovan temeva che, presto, la ritrovata tranquillità sarebbe stata spazzata via.
<< Hai mai pensato di andare da uno strizza cervelli? Sai, credo che dovresti consultarne uno. >> La castana stava iniziando davvero a perdere la pazienza.
In quel posto le sembravano davvero tutti matti: prima il barista senza cuore, con la faccia simile a quella di uno zombie, poi quel biondino che continuava a chiamarla con nomi diversi.
Aveva solo bisogno di riposare, dopotutto il viaggio era stato molto stancante e, in quel momento, aveva solo bisogno di un letto.
Forse quello era solo uno strano sogno e presto si sarebbe svegliata nel suo letto a New York, doveva viveva con la sua oramai anziana zia Karen.
<> Il biondino continuava il suo interrogatorio, guardandola con attenzione, cercando di capirci qualcosa.
<> La castana si alzò velocemente, guardandolo con aria scontrosa.
A quelle parole, Matt rimase fermo a fissarla, cercando di trovare una spiegazione alla sua somiglianza con Elena e quella manipolatrice di Katherine.
Rimase in silenzio per attimi che gli sembrarono interminabili, continuando a fissarla, quasi come se fosse alla ricerca di qualche indizio, ma niente.
<< Perdonami, ti ho confusa con qualcun'altra. >> Finalmente riuscì a parlare, grattandosi la nuca in imbarazzo, rilassandosi, una volta resosi conto che non correva alcun pericolo.
Aveva fatto proprio la figura dell'idiota, malato di mente, cosa avrebbe pensato di lui?!
<> La castana si alzò sui bei decoltè neri che indossava ai piedi, afferrando la giacchetta rossa in pelle, poggiata sullo schienale dello sgabello.
<> Il biondo si voltò verso di lei, catturando nuovamente la sua attenzione prima che potesse uscire dalla porta.
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Adesso si che il mistero si complicava!
Non poteva essere una coincidenza, quella sconosciuta era identica ad Elena e per di più diceva di essere sua cugina.
Il biondo, un pò diffidente nei confronti di quella nuova Petrova, decise di giocare d'astuzia ed essere gentile; se Elena era in pericolo, l'avrebbe scoperto!
<> Continuò il biondino, poggiando lo straccio che aveva in mano sul bancone accanto a lui.
<> La voce le si fermò in gola, senza riuscire a terminare la frase.
Erano trascorsi 8 anni dalla morte dei suoi genitori, ma quel giorno l'aveva traumatizzata così nel profondo che ancora non era riuscita a superarlo, non riuscendo neanche a parlarne.
Matt continuava a guardarla con sospetto, ma non c'era niente di strano in quella splendida fanciulla identica alla Gilbert di Mystic Falls.
Forse si stava solo preoccupando inutilmente, infondo, se la sconosciuta avrebbe voluto fargli del male, l'avrebbe già fatto.
In quel momento, invece, aveva uno sguardo triste, pieno di dolore.
Qualcosa l'aveva rattristata di colpo, riportando nella sua mente ricordi dolorosi e indimenticabili.
<> Lui si avvicinò con passo lento, prendendole il braccio con delicatezza.
Tutto d'un tratto Chanel ritornò in se, mettendo nell'angolino più remoto del suo subconscio i ricordi di quella maledettissima notte.
Era da molto che non aveva un attacco di panico ma, come era tornata in quella maledetta cittadina, era stato come rivivere tutto di nuovo e la sua anima era di nuovo avvolta da quell'orribile sensazione di oscurità.
<>Non riuscì a terminare la frase, rendendosi conto di non conoscere ancora il nome del biondino.
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I due si avviarono verso l'uscita, raggiungendo il parcheggio del Grill.
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*********

Che splendie le stelle!
Elena adorava affacciarsi alla finestra di quella che oramai era la stanza sua e di Stefan.
Quella notte, quei piccoli e luccicanti puntini erano sparsi ovunque nel cielo scuro.
<>La giovane Gilbert era al settimo cielo.
Per la prima volta, dopo tanto tempo, poteva starsene in pace e tranquillità tra le braccia del suo Stefan, gustandosi un momento di dolcezza e intimità.
<>Il castano la zittì scherzosamente, stringendola di più a se.
Quanto lo amava! La sua vita non era vita senza Stefan, solo lui riusciva a farla stare bere, a farla sentire amata come non aveva mai fatto nessuno.
I loro occhi si persero l'uno nell'altra per qualche istante, fino a quando le loro labbra si unirono in un dolce e casto bacio.


**********

<>Disse Matt, una volta sceso dal suo pick-up, raggiungendo l'auto della castana che l'aveva seguito attentamente, cercando di non perdersi.
<>Lei lo ringraziò, dopodichè raggiunsr l'enorme portone dell'edificio, buassando con forza sul legno scuro.
Dopo alcuni minuti di attesa, Jeremy aprì la porta, stropicciandosi gli occhi ancora insonnolito.
Quando finalmente riuscì a mettere bene a fuoco, si ritrovò davanti Chanel.
<>La guardò irritato per averlo svegliato inutilmente.
<> Esclamò Chanel, gettandosi fra le braccia del cugino.
<>Qualcosa non andava in sua sorella, sicuramente aveva bevuto troppo e stava dando i numeri.
<>Chanel cercò di spiegargli il motivo per cui non riuscisse a riconoscere sua cugina.
Nel frattempo Elena stava raggiungendo la porta, curiosa di sapere chi fosse cosi pazzo da disturbarli alle tre del mattino.
<>Chiese Elena, una volta giunta nell'atrio di casa.
<>Urlò Chanel, allargando le braccia con fare teatrale.
<>Gridò Elena, incrociando le braccia nervosa.
Chanel la guardò confusa, trovandosi davanti una ragazza esattamente identica a lei.
<>Quello si che era assurdo, come potevano essere cosi uguali lei e sua cugina?!
Accanto a Jeremy vi era una ragazza in tutto e per tutto identica a lei, una copia perfetta della sua persona.
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Le due si guardarono accigliate, senza sapere esattamente cosa dire o fare.
<>Esclamò la Gilbert di Mystic Falls, squadrandola scocciata, notando che non indossava più la collana che serviva a proteggerla dal sole e, proprio quando quella esatta copia di se stava per abbracciarla, notò una piccola stella blu incisa sulla sua pelle.
<> Le parole le uscirono in un flebile sussurro, mentre con la mente cercava una spiegazione a quello che le sembrava essere uno scherzo o solo il frutto della sua fervida immaginazione.
Magari uno specchio stregato dinanzi a lei.
<> Urlò Elena, incredula.
Nella sua mente, l'unica figura che le somigliava così tanto era Katherine o lo specchio della sua camera.
Era incerta Elena, si ritrovava dinanzi una ragazza identica a lei che affermava di essere sua cugina che non vedeva da almeno otto anni!
<> La gemella si gettò fra le braccia della Gilbert di Mystic Falls che ricambiò sorridendo.
Elena la fissò sgranando gli occhi, quando si accorse che Chanel le si era gettata addosso per abbracciarla con naturalezza.
Il suo abbraccio era dolce e affettuoso e per lei era totalmente impossibile pensare che Katherine l'abbracciasse e soprattutto con tanta naturalezza e affettuosità.
Senza accorgersene ricambiò l'abbraccio e un sorriso le si stampò in viso.
Aveva scartato l'idea che avesse nascosto il ciondolo protettivo sotto una maglia, poiché portava un top scollato che lasciava scoperte le spalle, il collo e il sovra petto.
<> Chiese incredulo Jeremy una volta chiusa la porta di casa.
Oh cielo! Quella era davvero, sua cugina Chanel Sophie Gilbert!!
<>Un giorno sarebbe impazzito di sicuro, c'aveva messo molto tempo per abituarsi all'idea che sua sorella Elena fosse la copia esatta di una delle vampire più stronze e manipolatrici che esistevano sulla faccia della terra, ma questo era troppo per lui.
<>Esclamò Chanel, rivolgendosi al cugino mentre con un braccio circondava la nuca della Gilbert di Mystic Falls.
Senza perdere altro tempo i due Gilbert la invitarono a seguirli nel salotto in stile vittoriano della casa dei Salvatore dove Chanel, entrando, rimase di sasso.
Era come affascinata.
Forse tutto d'un tratto era entrata in Paradiso!
Degli slendidi occhi di ghiaccio si posarono su di lei, facendole perdere la cognizione del tempo, dello spazio e della ragione.
Qualcosa nel bassoventre si accese e piccoli brividi le percorsero in tutto il corpo.
Damon era rimasto seduto tutto il tempo sulla sua poltrona continuando a bere il wisky ma, quando entrarono gli altri, si girò e la vide.
Nel vedere le due gemelle entrare a braccetto, Stefan rimase in silenzio a fissarle, mentre Damon roteava gli occhi irritato, alzandosi istintivamente dal divano per avvicinarsi a lei.
<>Il moro pronunciò quel nome con disprezzo.
<>Rispose Chanel, un po' irritata nel notare che tutti la trattavano male per il semplice motivo che somigliasse molto a quella fantomatica donna.
Dopo la sua risposta, il vampiro restò a guardarla, confuso.
<>Esclamò Elena, iniziando le presentazioni.
<>Chiese Stefan, intontito da quella strana situazione.
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<>Il moro si avvicinò a due centimetri dal viso della Gilbert di New York, facendola indietreggiare.
Erano cosi vicini da poter sentire l'uno il respiro dell'altro e, in quel momento, il moro percepì il profumo delizioso del suo sangue, prova della sua umanità.
<>Si intromise Stefan, allontanandolo con uno spintone per poi stringerle la mano dolcemente, mentre il moro si sedeva irritato.
<>Ricambiò la stretta di mano, guardando compiaciuta Elena.
Intanto, Damon non si mosse dal divano e continuò a bere il suo Bourbon, ignorando la situazione, anche se poco prima aveva sclerato alla notizia di una terza sosia di Katherine.
Insomma era in fase di rifiuto e fingeva che non gli importasse della faccenda.
Il vampiro era rimasto stupito nel constatare che la suddetta terza copia era entrata nel soggiorno di casa sua tranquillamente a braccetto con Elena e sorrideva così allegra che era impossibile paragonarla ad Elena o a Katherine.
Ma adesso che la guardava bene si era accorto che non somigliava cosi tanto alla Petrova: i suoi occhi erano più luminosi e solari, rispetto a quelli della vampira che brillavano di malizia e astuzia.
Non si aspettava che la cuginetta, non che fotocopia di Elena, fosse così peperina.
Quella ragazza era stupenda, non aveva nulla a che vedere con Elena e Katherine.
I suoi occhi erano diversi, brillavano di una spensieratezza mai vista nello sguardo delle altre due Petrova.
Non ci poteva credere, una terza probabile Petrova, entrava nella sua vita.
E questa volta, lei sarebbe stata sua, ad ogni costo, con qualsiasi mezzo, a qualsiasi compromesso.
Il moro avvertì nuovamente il profumo del suo sangue, voleva assaggiarlo a tutti i costi anche se non sarebbe stata una cosa facile.
Per lui ora, era come una sfida con sé stesso.,>,>?>?>,>,>!!>,>,>'>,>,>?!>à>

BLEEDING LOVEWhere stories live. Discover now