07|| Immaginati le stelle nei miei occhi

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I suoi capelli color cenere svolazzavano a ritmo del vento. L’atmosfera notturna dava al ragazzo accanto a me un’aurea ancor più misteriosa. Mi dava un senso di irrequietezza, ma i miei occhi non riuscivano a distogliere lo sguardo da quella figura così divina ed eterea. Sembrava di star guardando un angelo caduto dal paradiso. La sua bellezza misteriosa mi estasiava, pareva che mi portasse in un mondo tutto suo, dove c’eravamo solo io e lui. Io e Jungkook. Nessun’altro a sfregiare il suo volto delicato e colmo di bellezza unica. Lui mi dava davvero l’impressione che provenisse da un altro pianeta, un pianeta abitato solo da creature perfette. Insomma, da vicino pareva così surreale. Quasi avevo paura che lui fosse solo un miraggio. La fioca luce delle stelle gli illuminava gli occhi luccicanti, era assorto nella contemplazione della luna. Dalla sua espressione avevo subito capito che stava riflettendo su qualche argomento in particolare. Quello che mi venne a dire in seguito, affermò la mia teoria.

- Per te è possibile che la luna contenga il senno di noi uomini? Come nell’Orlando furioso, pensi ci siano dei vasi, sulla luna, contenenti la ragione persa da noi uomini?

Di sicuro non mi aspettavo questa sua uscita. Ero convinto che mi parlasse della sua ultima opera e di come gli ricordasse una situazione in particolare.

- Spero di sì, mi spiegherei il motivo per il quale, qui sulla Terra, siamo tutti impazziti.

Jungkook mi scrutò, manteneva la stessa espressione di quando cercava, nei suoi quadri, il più piccolo difetto per poi correggerlo.

- Hai per caso perso la ragione?

- Tutti noi uomini l’abbiamo persa, in fondo.

- Già, come pensi di poterla riprendere?

- Non so, non credo di poter raggiungere la luna concretamente. Insomma non possiedo un ippogrifo!

Jungkook sembrava riflettere approfonditamente, lo faceva quando si mordicchiava intensamente il labbro. Passarono pochi secondi quando riprese a parlare.

- Ci resta da rimanere pazzi, allora!

Non mi sfuggì la sua fievole risata a fine frase. Era strana a contrasto con la sua aurea cupa, ma era estremamente adorabile e, cavolo, se l’adoravo.

- E chi ha detto che sia una cosa negativa?

- Giusto, in fondo lo stesso Ludovico Ariosto affermò di aver perso il senno e guarda che opera tirò fuori! - annuii, rimanendo incantato dal suo lieve sorriso.

 Il pomeriggio, dopo aver incorniciato il suo nuovo dipinto, Jungkook mi aveva chiesto, impacciatamente, di portarmi in un posto. Avevo accettato immediatamente la proposta. Quando giungemmo a destinazione mi confessò che per trovare l’ispirazione giusta si recava proprio in quel luogo. Eravamo su una lunga distesa di erba e fiori particolari, erano color verde smeraldo, brillavano di una luce propria, esattamente come gli occhi di Jungkook. Egli si era disteso lungo il prato, con entrambe le braccia dietro la nuca. Avevo seguito i suoi stessi movimenti. Eravamo l’uno accanto all’altro ad aspettare l’arrivo delle stelle. Così eravamo arrivati a parlare della luna. Lui che splendeva e il mio cuore che non riusciva a smettere di battere. Lui che osservava la luna e le stelle, io che contemplavo la sua bellezza. Non volevo smettere di guardarlo. Ero impazzito, avevo perso nuovamente il senno.

Il cielo notturno, ricoperto di stelle, andava a dimostrare la tarda ora di quel momento. Taehyung, per sua fortuna, aveva avvisato la madre prima di partire con Jungkook. Era rimasta sorpresa dato che il figlio, in passato, non era mai uscito fino a tardi, in più con un compagno di scuola di cui non conosceva nemmeno l’aspetto. Di certo era stranita dalla situazione, ma Taehyung pareva molto convinto di ciò che diceva. Si notava dalla sua espressione che stava dicendo la verità. Sembrava fidarsi molto di Jungkook, aveva colto quella punta di ammirazione, nelle parole di Taehyung, nei confronti di Jungkook. Per questo, anche se con alcuni ripensamenti, aveva accettato la richiesta del figlio, sperando di ritrovarlo sano e salvo al momento del ritorno.

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