08|| Non disperare, disegna

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- Fa freddo qui, Jungkook.

Mezzanotte ormai passata, il cielo blu scuro e le innumerevoli stelle come sfondo per i due ragazzi, seduti uno accanto all’altro sul ponticello che collegava le sponde del lago, coi piedi penzoloni e i vestiti stropicciati, bagnati fradici.

- Abbiamo fatto una cazzata? - domandò Jungkook, alludendo alla nuotata tra le acque del laghetto.

- In fondo mi sono divertito, tu no? - chiese Taehyung nel mentre si sfregava le mani vellutate, ora congelate e intorpidite.

- Insomma – tralasciando il fatto che ora siamo inzuppati – mi è piaciuto e, diamine, chissà cosa dirà mia madre al mio ritorno. Stupido me, perché non ci ho pensato! - continuò occhi di miele, aggiungendo pure qualche imprecazione per essersi dimenticato di dover fare ritorno alla sua umile dimora.

Il moro, vedendo il compagno quasi in preda al panico, decise di intervenire richiamandolo.

Gli dette qualche pacca sulla schiena, afferrò per i polsi le mani dell'argentato, scostandole dal volto, e con miracolose parole dolci cercò di risolvere il problema.

- Ehy tranquillo, se non vuoi farti vedere da tua madre in questo stato, possiamo andare a casa mia così potrai metterti qualcosa di asciutto. Chiameremo tua madre se vorrai, ci penseremo non appena arriveremo là.

Occhi di miele ci rifletté un po’ su, accorgendosi che l'unica soluzione possibile era semplicemente quella proposta di Jungkook.

Annuì freneticamente, lasciandosi sfuggire dei fievoli 'grazie', 'ti ringrazio davvero tanto', 'non so come ringraziarti'.

Non ci volle molto tempo prima che Jungkook lo liquidasse, ammutolendolo per non dover sentirsi dire, ancora una volta, grazie o scusa per il disturbo.

Si alzarono entrambi dal ponticello, il materiale legnoso scricchiolava nei momenti in cui posavano le suole delle scarpe sulle travi, creando una sorta di colonna sonora nel mentre il loro cammino.

Dovettero, per prima, arrivare nella prateria di fiori smeraldi – dove prima osservavano incantati, tutti e due distesi, le stelle traendone le proprie riflessioni – e poi raggiungere l'automobile di Jungkook, con la quale erano giunti in quel luogo.

Quando salirono in auto non mancò, ovviamente, il conosciuto attimo di imbarazzo per il quale non si sa cosa dire, cosa fare. Per Jungkook era molto scomodo guidare in quello stato: la t-shirt bagnata che si appiccicava sulla superficie del sedile in pelle nera, coi capelli gocciolanti che lo distraevano dalla guida e le dita intorpidite da provocargli un leggero fastidio quando manovrava il volante.

Stessa cosa per Taehyung che, per diminuire l'ansia, sfregava di continuo le sue mani sulle ginocchia coperte dal jeans blu stretto. Il cuore di occhi di miele batteva all'impazzata, era un mix di imbarazzo, ansia e quasi amore.

Capelli mori, invece, sembrava agli occhi dell'argentato, parecchio tranquillo e pacato, come se quella situazione non lo stesse mettendo in soggezione. Oppure era talmente bravo da nascondere le proprie emozioni perfettamente. Anzi per Jungkook pareva la solita scena cliché, del tipo drama, in cui la ragazza andava a casa del ragazzo, per un eventuale problema, e poi finivano per avere un appuntamento giocoso sotto le lenzuola.

Ma Jungkook sapeva – e si conosceva alla perfezione – che quella situazione non sarebbe mai accaduta, per ovvi motivi. Il corvino, nel mentre andava dritto sulla strada, scorse il ragazzo seduto accanto a lui giocherellare con le sue mani, troppo imbarazzato – a testimoniare ciò le sue guance rossastre – per avviare una conversazione. Il corvino sentì una stretta al petto nel vedere occhi di miele completamente spaesato come un cucciolo.

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