La depressione

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IL CERVELLO DI GIULIA

                                Per tutte quelle persone che si chiedono cosa mi passi per la testa.



                                                                              Capitolo uno

La depressione

Non ricordo con esattezza chi dei tanti specialisti che ho visto nella mia vita mi abbia consigliato questa cosa, ma tanto il suo nome non è fondamentale ai fini del racconto.

Questo dottore che mi aveva in cura in uno dei miei periodi "no" non riuscendo a capire cosa avessi nella testa mi aveva consigliato di personificare le emozioni in modo da far capire anche a chi era fuori da me, cosa stessi provando.

Era difficile per me all'epoca capire cosa succedesse, era una delle prime volte in cui mi capitava e quindi non avevo modo di spiegarla.

All'epoca l'idea di personificare le mie emozioni, era come un teatrino.

Quindi la regia è lieta di presentare " Il cervello di Giulia"

Occhio di bue al centro del palco, grazie.

Possiamo osservare nel suo habitat naturale l'omino nero che raffigura Tristezza, mentre, sdraiato sul letto del Sonno, abbraccia fino a stritolare l'omino della Gioia.

Sono perfettamente immobili, come se non esistessero e se non fosse per la forte luce proveniente dal soffitto, i due si confonderebbero con lo sfondo completamente nero.

Non un fiato.

Se si osserva attentamente, molto attentamente, si potrà iniziare a scorgere un insolito sorriso maligno sul volto di Tristezza.

Lui è riuscito nel suo compito, ha vinto su Gioia.

Lentamente iniziano ad accendersi altre luci occhio di bue, molto fioche, su altri omini.

Possiamo osservare Rabbia, assopita, accartocciata su se stessa, resta immobile, nella sua momentanea inutilità.

Dalla parte opposta del palco abbiamo la Noia e la Fame che chiacchierano tra di loro su come passare il tempo. Quelle due sono inseparabili nell'ultimo periodo, sempre a chiacchierare sotto voce e alle spalle degli altri, che però, indifferenti, proseguono le loro vite.

L'omino del Sonno, appoggiato svogliatamente alla testiera del suo letto, osserva tra uno sbadiglio e l'altro quello che lo circonda, ma i suoi occhi sono sempre più pesanti e da quando Tristezza è sul suo comodo guanciale per lui è sempre più difficile restare con gli occhi aperti.

Per certi versi Tristezza è il più forte, chiunque venga in contatto con lui sembra non riuscire a batterlo e inesorabilmente diventano anche loro tristezza.

Ormai sul mio palco girano solo tante copie di Tristezza.

Un rumore martellante e continuo inizia ad infestare il palco e Rabbia inizia a sgranchirsi mentre si alza dal suo posto.

Tutti si voltano a guardarla, impauriti.

Eccola, è di nuovo sveglia.

Le emozioni cercano di nascondersi nel miglior modo possibile.

Rabbia inizia a strillare, a saltare a destra e sinistra, senza prestare attenzione a chi o cosa la circondi.

Distrugge tutto quello che trova sul suo cammino.

Urla, piange, tira pugni e calci...

Quando poi si calma, e passano delle ore di solito prima che si calmi, le altre emozioni escono dai loro nascondigli e piano piano cercano di rimettere a posto ciò che è recuperabile.

Ogni volta c'è sempre meno cose da mettere in ordine e questo spaventa le emozioni.

Sono tutte consapevoli che un giorno non ci sarà più nulla e che Rabbia distruggerà loro una a una esattamente come sta facendo Tristezza.

Quando tutto è al suo posto, Sonno è nel suo letto, Noia e Fame tornano a chiacchierare e Gioia si va a rannicchiare in un angolo buio, Tristezza va ad abbracciare sua sorella Rabbia.

Questo teatrino che ho appena rappresentato è solo una giornata normale che vivo nei miei momenti "no".

Quando cado in depressione, perché è di questo che si parla, la mia vita non è più uguale.

Molti dicono che la depressione non sia una malattia, ma si sbagliano.

La depressione debilita, come una qualsiasi malattia, ti costringe a letto, come una qualsiasi malattia, cambia la tua dieta, cambia i tuoi stati d'animo e in fine uccide, come una qualsiasi malattia.

La depressione è destabilizzante, cocciuta e bastarda, come una qualsiasi malattia.

Dubito che voi direste ad un malato di cancro " alzati dal letto, è solo un momento, passerà" oppure " dai non fare così, cosa vuoi che sia" e allora perché farlo con una persona depressa?

Avete visto il mio teatrino, anche se l'ho rappresentato in modo divertente, la mia vita non è divertente.

Ci sono giorni, che poi si trasformano in settimane e mesi, dove non ho neanche voglia di alzarmi dal letto per fare pipì da quanto mi sento male.

Giorni in cui resto nella mia stanza al buio, con gli specchi coperti e la serranda abbassata in modo che non entri neanche uno spiraglio di luce, e mangio tutto quello che mi capita per le mani.

Alle volte la stanza buia non basta e mi nascondo sotto il letto, fino a che non capisco che non sto cercando di nascondermi dalle persone, ma da me stessa e che non basterebbe andare al centro della terra per potermi nascondere.

Il mio stato psichico ha portato ad uno stato fisico che fa schifo, esattamente come la mia mente e questo mi ha portato parecchie volte a fare degli esami che potevano anche diagnosticarmi delle brutte malattie.

Non so se vi è mai capitato, di pensare nell'istante prima di sapere l'esito " O mio Dio e se fosse un cancro? Come sopravvivrei ad un cancro?". Ecco io subito dopo questo pensiero mi domando " Ma vorrei davvero sopravviverci?" e a quel punto, quanto ti danno gli esiti e ti dicono che sei sana e ti elencano i motivi per cui secondo loro hai accusato certi sintomi, ti senti una stronza immensa verso tutte quelle persone che ricevono la notizia inversa, perché se bisognasse ammetterlo, Tu avresti voluto ricevere quella brutta notizia.

Ma tanto non lo ammetterai mai.

Poche volte un depresso chiede aiuto, poche sono le volte in cui un depresso ammette la verità.

Aprite gli occhi.

Ascoltate chi sta in silenzio.

Quel silenzio grida a pieni polmoni.

Fidatevi.











                          Per tutte quelle persone che si chiedono cosa mi passi per la testa.

Giulia's brainWhere stories live. Discover now