Capitolo sei
Inizialmente ero forte.
Alle elementari se mi insultavi ti prendevi un pugno in faccia.
Non mi lasciavo scoraggiare più di tanto.
Alle medie ho iniziato a prendermela ma rispondevo col sorriso sulla faccia a qualsiasi insulto.
Quando tornavo a casa però la mia giornata di merda non era finita.
Dopo tutto quello che avevo subito a scuola dovevo tornare a casa e affrontare mia madre e mio fratello.
Io e mio fratello Marco non ci siamo presi subito.
Solo ad oggi siamo legati, quando ero piccola venivo insultata e picchiata da lui.
Ho sempre pensato che fosse per il mio rapporto con mio padre, lui rivedeva papà in me e non ho mai reagito alla sua collera.
Litigavamo, pesantemente, poi arrivava nostra madre e le prendevo anche da lei.
Non dico che mia madre preferiva lui a me, anche se da piccola ne ero più che convinta, ma lei credeva che Marco dovesse essere protetto per via di tutte le cose che gli erano capitate da piccolo.
Io e Marco abbiamo otto anni di differenza.
Lui è più alto e forte, ma era lui che andava difeso.
Facendo così io le prendevo due volte e non avevo mai nessuno dalla mia parte.
Dopo questo arrivava l'ora della cena, l'ora della mortificazione.
Ci sedevamo al tavolo io, mamma, Marco e il nuovo marito di mamma.
Ad ogni boccone ero mortificata da mia madre che anche senza accorgersene mi guardava come se si chiedesse " ma ne ha davvero bisogno?"
Non le serviva parlare, i suoi occhi lo facevano per lei.
Le mie giornate erano tutte così.
Vivevo nel dolore.
Poi è arrivato il liceo.
Lì sono iniziati i problemi veri.
Non solo gli studenti ma anche gli insegnanti mi insultavano per il mio fisico.
Ho lasciato la scuola alla fine del secondo anno, dopo il tentato suicidio.
Ho deciso che non sarei più andata nel posto che aveva solo amplificato il mio dolore.
Dopo quell'esperienza ho avuto i due anni più belli della mia vita.
Mi sono iscritta ad un professionale e per due interi anni sono stata felice, andavo bene a scuola, avevo dei buoni amici.
Mi ricordo, al primo anno del professionale, un giorno un ragazzo nell'intervallo mi insultò.
Ero devastata.
Sono salita in classe e nel tragitto per andare dal bar alla mia classe un mio compagno mi ha visto triste ed è venuto a chiedermi cosa fosse successo.
Di tutti i miei compagni mai mi sarei aspettata che lui avrebbe lasciato i suoi amici per venire a chiedermi se stessi bene.
Gli raccontai il fatto e lui andò a litigare con questo ragazzo, poi tornò in classe insieme al ragazzo e lo obbligò a chiedermi scusa.
Nessuno in quella scuola mi insultò più.
In quei due anni feci cose mai fatte.
Iniziai ad uscire con le amiche, andavo in centro, per negozi, mi piacevo un po' di più.
Ero così fiera di me che finiti gli anni del professionale decisi di tornare al liceo per prendere il diploma.
Mi iscrissi al serale.
Ero emozionantissima di ricominciare.
Avevo fiducia in me.
Mi ero convinta che visto che al serale ci sono anche gli adulti nessuno mi avrebbe fatto del male.
Spoiler alert: non ho finito quella scuola.
Dopo poche settimane nei corridoi sono iniziate le occhiatacce.
Dalle occhiatacce siamo passati rapidamente agli insulti e dopo gli insulti siamo passati agli attacchi fisici.
Mi lanciavano oggetti addosso mentre i professori non guardavano, così iniziai a sedermi agli ultimi banchi.
Un giorno un ragazzo mi spinse giù dalle scale mentre scendevo per andare a fumare nell'intervallo.
Non riuscivo più a seguire le lezioni.
Ero terrorizzata.
Ho fatto amicizia con due ragazzi della mia classe, un po' emarginati come me.
Abbiamo iniziato a saltare la scuola e andavamo a nasconderci in un bar in centro.
Passavamo le serate a fumare e giocare a carte, sembravamo dei vecchietti di paese.
A febbraio nella nostra classe si trasferì una ragazza, Laura, la mia migliore amica ad oggi, e si unì alla banda.
Noi quattro al bar a chiacchierare, giocare e fumare.
Quelle serate erano pura aria nei polmoni.
Metaforicamente, introducevamo molto più fumo che aria.
Mi sentivo libera e felice.
Io e Laura quell'anno andammo a Londra insieme e ci divertimmo ad andare ai concerti, a girare la città e a fare shopping. Ero così felice di averla conosciuta.
Io e lei passavamo tutti i giorni insieme, inseparabili.
Mia mamma, mentre ero a Londra, scoprì che mi avevano bocciato.
Non era una cosa inaspettata per me, per lei un po' di più considerando che sa quanto io sia intelligente non si spiegava il motivo della bocciatura.
Le promisi che mi sarei data da fare l'anno seguente.
Ripetei l'anno, ma già dopo qualche mese nella scuola iniziarono a farmi bullismo.
I miei amici continuavano a marinare la scuola e io mi trovavo solo con Laura in classe che poverina neanche si accorgeva di come mi trattavano.
Ripresi a frequentare il bar insieme ai ragazzi mentre Laura andava a lezione e poi ci raggiungeva a fine serata.
Così anche il mio secondo "anno sabbatico" stava per concludersi.
Ormai mia madre aveva capito che non frequentavo più e per l'ennesima volta si era rassegnata.
Con l'aiuto di Laura intanto avevo iniziato a frequentare un'accademia di canto dove passavo tutte le mie giornate.
Era il mio angolo di felicità.
Lì si sono accorti del mio talento e mi hanno aiutato a coltivarlo.
Oggi lavoro lì.
Insegno ai ragazzi che vogliono cantare come farlo in diverse lingue, mi occupo delle pubbliche relazioni, dei social dell'accademia e dell'organizzazione degli eventi.
Quel posto è diventato casa.
Ho un buon rapporto con la mia famiglia oggi, amo mia madre e adoro mio fratello.
Non viviamo più tutti insieme ma paradossalmente siamo più uniti ora.
L'anno scorso mio fratello si è sposato e io per la prima volta in vita mia ho indossato un vestito elegante solo per lui.
Per una giornata non mi sono sentita a disagio col mio corpo.
Rivedendo le foto però mi vergogno di come sono.
Non sono per niente bella.
Le mie braccia sono enormi e in tutte le foto ho il doppio mento, ma gli occhi di mio fratello che mi hanno guardata in quel vestito quel giorno mi fanno dimenticare quanto io non mi piacessi.
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Giulia's brain
General FictionUn libro dedicato alle persone. Un libro che parla della depressione e tutte le patologie collegate ma dal punto di vista del paziente e non del medico. Nella speranza che possa aiutare qualcuno come aiuta me scriverlo.