Capitolo sette
Credo che dire che le odiassi sia un eufemismo.
Detestavo dover parlare con persone estranee della mia vita.
Detestavo dover raccontare le cose peggiori che subivo più e più volte.
Le prime due o tre sedute della mia vita le ho passate in completo silenzio e fissarmi le mani mentre la psicologa cercava di farmi parlare.
Avevo quindici anni o sedici anni.
Ogni mercoledì pomeriggio ero costretta ad andare lì e parlare di me mentre qualcuno che stava li solo per i 50 euro a seduta mi ascoltava e credeva di potermi aiutare.
Ho fatto due anni da questa terapista poi le ho detto che mi sentivo bene e che non avevo più bisogno di andare.
Lei mi credette e mi fece interrompere la terapia.
Ero piuttosto brava a fingere di stare bene.
Compiuti i diciotto anni mi liberai per sempre dell'infelicità.
O per lo meno credetti di averlo fatto.
Sono cosciente che una persona depressa lo sarà per tutta la vita ma potrebbe avere dei periodi buoni.
Ora lo so.
Comunque passai i miei due anni di felicità e spensieratezza.
Smisi gli antidepressivi e iniziai a dormire molto meglio.
A Gennaio del 2017 iniziai a stare di nuovo male.
Mi sentivo persa.
Sentivo l'esigenza di sotterrarmi e non vedermi più.
In quel periodo scrissi le frasi che ora sono nel secondo capitolo.
Questa volta sapevo cosa mi stesse succedendo.
Avevo riconosciuto i sintomi, così chiesi aiuto a mia madre.
Avevo bisogno che qualcuno mi salvasse.
Lei mi fece incontrare con una nuova terapeuta perché io avevo specificato che non sarei tornata da quella vecchia, mi sentivo di averla delusa.
Non era la mia prima volta in terapia così iniziai subito ad aprirmi, a confessare tutto quello che sentivo e a liberarmi.
Ogni volta che uscivo da lì mi sentivo svuotata.
Mi odiavo.
Era il giorno più brutto della settimana.
Parlare della mia vita mi distruggeva emotivamente e molte volte avrei preferito non andarci, però mi alzavo dal letto e andavo comunque.
Dopo pochi mesi mi prescrisse un nuovo anti-depressivo che funzionò da subito.
Non mi diede problemi e continuo a prenderlo ancora oggi.
Mi sono stati prescritti anche dei sonniferi perché l'insonnia era tornata insieme alla depressione.
All'inizio mia madre non si fidava a lasciarmeli, ed io ero pienamente d'accordo con lei.
Li ho presi tutte le notti per un bel po' poi ho deciso che li avrei presi solo su esigenza ed ora li uso poche volte ma li ho sempre in casa per sicurezza.
Dopo quasi un anno in terapia con lei ho iniziato ad amare il giorno in cui andavo.
Lo aspettavo con ansia durante la settimana.
Vado lì col sorriso ed esco col sorriso.
Credevo che non mi sarebbe mai piaciuta l'idea di condividere la mia vita con un'estranea ma grazie a lei ho cambiato idea.
Quell'ora alla settimana mi svolta le giornate.
Non credo riuscirei più a farne a meno, le volte in cui la salto arrivo al venerdì esaurita, come se fossi troppo piena di informazioni e avessi bisogno di svuotarmi.
Non sono sana.
Non tornerò mai ad essere sana al 100% ma sono certa che questa sia la strada giusta per me.
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Giulia's brain
Ficción GeneralUn libro dedicato alle persone. Un libro che parla della depressione e tutte le patologie collegate ma dal punto di vista del paziente e non del medico. Nella speranza che possa aiutare qualcuno come aiuta me scriverlo.