1

691 22 0
                                    

Ciò che gli uomini non capiscono è che l'indipendenza di una donna non finisce dove le loro relazioni iniziano. Per gli uomini, la vita di coppia annulla l'individualità e la personalità della donna, mentre dovrebbe esaltarla, porla in rilievo. Più una donna è libera all'interno di una coppia, più la coppia sarà stabile. Siamo rimaste nell'ombra degli uomini per troppo tempo per lasciare che questo accada ancora, non possiamo più non reclamare il nostro diritto di essere umane e pari.
Come avrebbe mai potuto, quindi, un ragazzino viziato di soli diciassette anni comprendere questa necessità primaria? Lui che aveva tutto servito su un piatto d'argento non avrebbe mai potuto capire il bisogno di nutrirsi di ciò per cui si era combattuto, semplicemente perché lui non avrebbe mai dovuto combattere per nulla, né come uomo, né come Robert Schliemann quale era. E con il passare degli anni l'agio in cui si era permesso di sguazzare avidamente l'aveva reso un porco. Mi trattava come un cane da passeggio, sempre col fiato sul mio collo, sempre a muovere ordini, sempre con le critiche in bocca. Mai una carineria che fosse rivolta a me, mai una gentilezza, mai un complimento. Ciò per cui gli piaceva di più infastidirmi era il mio modo di vestire, poiché in tre anni la frase che gli avevo sentito pronunciare di più era stata "Lo dirò a tua madre, Candice". E ogni volta lo faceva. E ogni volta mi sorbivo tre ore cronometrate di lezione sull'eleganza e sull'importanza di mostrarsi sempre al meglio impartita da mia madre.
La realtà è che gli unici discorsi di senso compiuto che siano mai usciti dalla bocca di Robert erano frutto del mio intelletto, perché l'unica cosa di cui non avrebbe mai potuto privarmi, come invece Madre Natura aveva fatto con lui, era la libertà di pensiero. Che poi spacciasse le mie frasi come sue di fronte ai miei genitori era un'altra storia. Un po' mi dispiaceva per lui, in realtà, perché non si accorgeva di quanto ridicolo apparisse a farsi comandare velatamente da colei che tentava di opprimere e di quanto gli altri se ne accorgessero e ne ridessero di lui alle sue spalle.
«Bene, bene, bene. Guarda chi ha portato il vento» mi disse mentre mi accomodavo al mio banco per la lezione di Geopolitica. «Candy, luce dei miei occhi, dove sei stata tutta la mattina?»
«Alla larga da te» risposi con un sorriso falso da far invidia a Joker.
«Vedo che anche oggi non indossi ciò che ti aveva consigliato tua madre. Credo che riferirò a chi di dovere.»
«Vedo che anche oggi sei ottuso come ieri. Riferirò a chi di dovere» ribattei ostentando dispiacere.
«Come ti permetti» ringhiò. «Me la pagherai, Candice.»
«Per cosa, per aver detto la nuda verità?»
«Vedrai come sarai...»
«Signor Schliemann» lo riprese la professoressa, appena entrata. «Sbaglio o lei non è di questo corso?»
Appena Robert se ne fu andato, io ammiccai ad un cenno di gratitudine verso la professoressa, che mi sorrise prima di iniziare la sua lezione. Ovviamente non era bello che lui facesse certe sceneggiate in classe, soprattutto quando decideva persino di minacciarmi, ma mi rassicurava avere validi alleati come la professoressa Smiths, dai cui post Facebook trapelava una indole femminista e fortemente contro la violenza di genere. Ho sempre creduto che ci fosse bisogno di più docenti con valori etici di questo genere, soprattutto perché per insegnare il rispetto e la civiltà si deve avere una forte morale, proprio come quella donna.
Purtroppo, alla fine della quarta ora niente avrebbe potuto impedire a Robert di tornare all'attacco. Stavo andando in mensa, quando mi afferrò per il braccio e mi trascinò con sé nel bagno dei maschi. Non era la prima volta che tentava di farmi del male: a parte numerosi schiaffi, avevo ricevuto qualche botta, in passato; a ogni modo, le braccia di quel ragazzo erano troppo deboli per assestare pugni che lasciassero il segno.
Perciò non fu la sua forza a farmi cadere sul lercio pavimento del bagno, ma la forza di attrito con cui la sua mano mi lasciò. Iniziai a temere della mia incolumità solo quando mi resi conto di essere davvero in trappola, costretta tra lui, il muro ed il lavandino. Almeno finché non entrò un ragazzo. Un ragazzo bellissimo, tra l'altro. Con la sua altezza sovrastava sia me che Robert e dalla maglietta trasparivano degli addominali evidentemente lavorati; la pelle assumeva una tonalità del colore della sabbia a mezzogiorno sotto le luci a LED fredde ed i capelli ricci e castani ciocche argentee. Feci fatica a sostenere il suo sguardo ceruleo quando me lo rivolse.
«Vattene, Brooks» gli ordinò Robert.
Con la sua voce profonda ed un'invidiabile finezza lui gli rispose di andare pure a quel paese perché doveva, cito testualmente, "pisciare". Mentre lentamente si dirigeva verso l'ultima cabina del bagno e la pazienza di Robert si affievoliva, iniziai a rilassarmi per l'assurdità del momento. Di solito non capitavano queste cose a tipe come me, non ero il genere di persona con la doppia fortuna non solo di essere salvata, ma addirittura da un ragazzo così bello.
Uscito dall'abitacolo ci si avvicinò e mi porse una mano che afferrai volentieri, divertita dai movimenti spazientiti di Robert, scoprendo che era liscia come seta.
«Sono Dylan» si presentò.
«Candice» risposi.
«Una ragazza non dovrebbe stare nel bagno dei maschi. Ti accompagno a pranzo, ti va?»
«Con piacere.»
Usò le nostre mani unite per tirarmi in piedi e, ignorando totalmente Robert, mi scortò fuori, finché non svoltò l'angolo dopo avermi rivolto un occhiolino che mi fece perdere qualche battito cardiaco.

Aʟᴛᴀ Iɴғᴇᴅᴇʟᴛᴀ̀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora