Neve

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La neve scendeva lentamente, ricoprendo tutto ciò che la circondava. La ragazza era immobile, seduta sulla panchina, le gambe rannicchiate e le braccia a cingerle. La testa posata sulle ginocchia. 

Alzò lo sguardo al cielo, osservando come i fiocchi di neve scendessero in lente spirali.

Inspirò a fondo, chiuse gli occhi e sorrise. L'odore della neve le faceva sempre battere il cuore. Le dava un senso immenso di felicità, le ricordava quel tempo lontano in cui, da bambina, la neve significava uscire in giardino, correre con i suoi fratelli fino ad avere il fiatone, fino a piegarsi per il dolore al fianco.

Sorrise al niente. I suoi fratelli. Le corse sotto la neve, un albero completamente addobbato di colorate sfere di cristallo, inutili ciondoli dalle strane forme, quelle che suo fratello chiamava stelle filanti, e disegni fatti da loro. Odore di biscotti.

Cielo, poteva sentirlo come se fossero lì, davanti a lei! Le risate, il calore, le voci dei suoi genitori. Il calore.

Poi la luce.

Forte. Improvvisa. Totale.

L'odore di bruciato, il fumo, le urla.

Il Buio.

Aveva camminato. Non sapeva per quanto, non sapeva in che direzione. Non sapeva perché avesse camminato così tanto.

Sapeva che non era stata capace di tornare indietro.

Sapeva che non era più a casa sua.

Nella sua terra.

Soprattutto, sapeva che non era più sulla Terra.

Decisamente no.

L'ululato riecheggiò lungo tutta la costa. Lei si alzò, pulendosi al meglio dalla neve. Guardò ancora una volta il cielo. Poi davanti a lei, il mare in tempesta, il gorgo mostruoso, la schiuma viola e rossa. Sorrise, gli occhi dorati, un sorriso feroce sul bel viso. Si legò i bianchi capelli in una treccia. Si chinò a raccogliere il suo bagaglio.

Era il terzo plenilunio sull'Isola. Questo voleva dire una sola cosa.

La caccia era aperta, il suo lavoro era iniziato e aveva solo un mese per portarlo a termine.

Un altro ululato squarciò l'aria.

"Dannanti lupi. Come faccio a proteggervi, se fate di tutto per farvi trovare", ringhiò seccata.

Vicino a lei, una figura, rimasta in silenzio fino a quel momento, sospirò.

"Sei sempre così di cattivo umore durante il ciclo della Luna Bianca", disse la ragazzina sospirando. Lei la fissò sbuffando.

"Madre, è la neve. Lo sai, mi ricorda la mia vita quando ero ancora dall'altra parte".

La ragazzina si avvicinò, alzandosi sulle punte per carezzarle una guancia.

"Lo so, figlia mia. Eri così piccola quando ti trovai", sorrise teneramente "e guardati ora. Una cacciatrice di spiriti demoniaci di prima categoria! Una protettrice delle razze originali".

"Ma' non esagerare", disse alzando gli occhi al cielo "faccio il mio dovere", disse alzando le spalle.

"Il tuo dovere! Il suo dovere, dice!", esclamò la ragazzina scioccata "tu sei una delle Maghe Esorciste più potenti che abbiano avuto le Dimensioni Gemelle da secoli! E nemmeno sappiamo a quale razza appartieni!", disse mettendo le mani sui fianchi.

La ragazza rise divertita.

"Ma', ti ho detto mille volte che sono terrestre".

La bambina fece un gesto stizzito.

"Nessuno sa cosa sia un terrestre, potresti ricordare male, eri una bambina ed eri sotto shock", disse, addolcendo poi il tono "e bellissima, dolce e impaurita".

"Ma ho trovato te", disse allora la ragazza incamminandosi verso l'imponente edificio sulla scogliera.

"O io ho trovato te", disse la ragazzina guardandola con amore "la mia figlia miracolosa, mhm?", le afferrò la mano, che la ragazza si lasciò stringere con piacere.

"Spiegami perché siamo qui", iniziò mentre si avvicinavano "queste isole non sono solitamente regolate dalle Streghe mutaforma?".

La bambina annuì, guardandola severa.

"Non riescono a trovare l'origine del male. I lupi continuano a sparire fra la terza e la quarta luna e loro non sanno come sia possibile, né dove finiscano".

La ragazza scosse la testa.

"Le Streghe mutaforma non amano intrusioni nel loro territorio", disse preoccupata "né piacciamo particolarmente ai lupi", aggiunse con una smorfia infastidita.

"Beh, siamo Esorcisti e Cacciatori, esorcizziamo anche spiriti lupo", disse la ragazzina accomodante.

"Sì, ma quelli malvagi, non tutti. Sembra quasi che non si rendano conto che noi proteggiamo le loro esistenze e la loro libertà", disse un po' avvilita.

"La Mater della Congrega dell'Isola ha chiesto espressamente di te. Nessuno ci infastidirà".

"Lo spero. Non sono entusiasta di questo lavoro", disse sinceramente.

"Lo so, piccola. So che non lavori volentieri con i lupi, dopo Drost", mormorò la ragazzina carezzandole il braccio dolcemente.

"Mi manca tanto", ammise la ragazza.

"I lupi non sono malvagi, tu lo sai meglio di chiunque altro".

La ragazza serrò la mascella.

"Lo so. So anche che Drost era stato posseduto, ma non riesco comunque a dimenticare come quel Lupo Magus lo abbia ucciso", disse deglutendo il groppo che sentiva in gola.

La ragazzina si fermò, costringendola a fare altrettanto.

"Anche Drost era un Lupo Magus, ed era anche il Primo Esorcista", sorrise comprensiva "e sapeva cosa sarebbe successo, ricordi? Lo aveva visto, te lo aveva detto, tesoro".

"Lo so, Madre...ma era mio padre in qualche modo, no?", chiese con gli occhi lucidi. La ragazzina sorrise. Gli occhi azzurri, i capelli neri che uscivano morbidi da sotto il cappuccio rosso come la sua mantella.

"Sì, amore. In qualche modo, lo era".


L'Esorcista e il LupoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora