Capitolo 1: L'inizio

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Mi chiamo Deborah Pellizzaro, ho 19 anni e abito a Padova di preciso in un paese chiamato Taggì di Sotto. E' un piccolo paese tranquillo, circondata da una marea di appartamenti da ogni parte, c'è chi vive da solo, chi con la propria famiglia e chi con i propri animali.

Io ho un cane; femmina piccola taglia meticcia il suo nome è Zoe, e ha due anni; una mia vicina di casa avrà cinque o sei gatti non vi dico quello che combina quando li vede, salta da una parte all'altra, abbaia in modo stridulo mordendo la rete dal nervoso che le provoca e i gatti non è che se ne vanno anzi restano li davanti a lei sedute come se nulla fosse, istigandola. Quanto possono essere bastardi i gatti a volte?

Zoe è arrivata proprio il giorno del mio compleanno

FLASHBACK

...12/11/1999 oggi è il giorno del mio compleanno, tutti i miei compagni mi hanno fatto gli auguri di buon compleanno persino i professori (cosa molto imbarazzante per me).

Sto tornando a casa adesso, e non vedo l'ora di mangiare perché ho fame e soprattutto non vedo l'ora di festeggiare il mio compleanno insieme alla mia famiglia. Quando apro il portone di casa saluto papà e mio fratello, mi tolgo lo zaino e le scarpe. Avendo lo sguardo sul pavimento a sinistra trovo un piccolissimo movimento, mi giro e mi trovo una cagnolino appena nato; da lì avrà avuto tre o sei mesi credo. Sembrava un piccolo topo all'inizio, ma quando ho guardato meglio mi ritrovo davanti un animale così piccolo e indifeso. Ho chiesto a mio papà dove l'avesse preso e lui mi ha detto che un suo amico aveva fatto una cucciolata e la loro madre se n'era andata e quindi le stava vendendo.

Dopo quello che mi ha detto, ho preso tra le mani questa piccola e bellissima creatura e gli ho detto:" Adesso sono io la tua mamma e non ti abbandonerò mai"

Infatti è così, non l'ho mai abbandonata neanche quando doveva andare dal veterinario, crescendo io e lei abbiamo instaurato un buon rapporto; so che potrebbe sembrare assurdo ma per chi ha un animale credo che mi possa capire.

Okay continuiamo con la storia:

sono al quarto anno delle superiori, ho scelto una scuola professionale, un'alberghiero. Due mesi dopo che abbiamo iniziato l'anno scolastico dovevamo andare a fare lo stage. I professori ci hanno detto che potevamo scegliere noi dove andare loro avevano preso in considerazione l'idea di andare a fare lo stage anche all'estero e per noi sarebbe stato molto utile perché avremmo potuto imparare meglio le lingue.

Dopo che io gli ho chiesto se era possibile andare a fare lo stage a Londra loro hanno detto:" No, all'estero no, non possiamo e non potete" ma dico prima di minchiate del genere pensateci e ragionate perché ci avete soltanto illuso e basta. Professori di merda (scusate il linguaggio ma ogni tanto se lo meritano). Alla fine lo stage, sapete dove l'ho fatto? In un hotel, in montagna, isolato I-S-O-L-A-T-O dico sul serio. Giunta a destinazione non riuscivo a trovare questo hotel così ho chiesto ai passanti informazioni e grazie a dio che ho trovati italiani e non stranieri, insomma ho seguito le indicazioni e mi ritrovo davanti una salita che neanche il papa se lo immaginerebbe. Non era così faticoso fare quella dannata salita se la facevi a piedi, perché con una valigia pensate hai tutto il carico dietro e non ti aiuta il fatto che era tutto ghiacciato e pieno di neve e dove mettevi i piedi scivolavi e insieme a te anche la valigia che a momenti ti si apriva e vedevi tutti i tuoi vestiti in mezzo alla neve brombi.

Sapete perché dico che il posto dove mi hanno mandato era isolato? Perché vedevi in cima l'hotel dove alloggiavo, poi a sinistra c'era un piccolo minimarket che neanche due persone ci entravano, a destra trovavi tre bar scarsi. La prima volta che sono entrata in un bar avevo fatto conoscenza con la barista ed era anche molto simpatica, gli ho detto dove vivo, cosa ci facevo là e quanti anni ho.

Non male come prima volta eh, ma adesso vi dico cosa successe la seconda volta...

...sempre finito il turno, verso le undici di sera, vado in questo bar ( non sono lesbica eh) ci andavo perché avevo fatto amicizia con questa ragazza e io ero in questo posto da sola quindi capitemi.

Mi siedo, vedo che lei mi si avvicina, ho ordinato un cocktail e lei con un tono veramente da maleducati mi disse:" Fammi vedere la carta d'identità" io gliela mostrai nulla da nascondere, poi gli chiesi se c'era qualche problema perché ieri sera abbiamo parlato un sacco e gli avevo anche detto quanti anni avevo, cos'era cambiato? Una volta data la mia carta, mi guardò neutra e disse:" No, perché mi è stato detto che tu non sei maggiorenne" ma sei rincoglionita? Da quando in qua i pettegolezzi fanno rumore su tutto? Sono tanto stupida da andare in giro con una carta falsa?

Quindi in quel bar non ci ho messo più piede. L'unico bar che era perfetto per me era quello della hall dell'hotel il motivo è semplice: c'era wifi. E mi serviva se dovevo comunicare con il resto del mondo. In camera non prendeva niente.

Insomma questo è stato il mio stage, non vi ho parlato di quello che ho fatto e di quello che facevano gli altri perché sennò non finisco più.

Dopo che sono tornata, ho capito quello che volevo fare da grande, cosa mi serviva. Ho scoperto che quando tu inizi piano piano a lavorare tu allo stesso tempo cresci sia in modo professionale che in modo personale e dopo lo stage io mi sono sentita diversa, cambiata, maturata.

Così avevo deciso di iniziare a cercare un lavoro come barista o anche cameriera adoravo entrami i lavori. Ero consapevole che mi sarei spaccata la schiena se qualcuno mi chiamasse, non è mica facile fare sia scuola che lavoro. I miei erano d'accordo perché finita la scuola avevo già un lavoro assicurato.

Passarono, quanti mesi, quattro? Si credo di si, ricevetti una chiamata in una pasticceria dove cercavano personale risposi subito se era possibile fare il giorno dopo il colloquio e loro accettarono.

Appena arrivai a casa, lo dissi ai miei genitori e come me erano felici, ovviamente.

Il giorno dopo ero pronta per fare il mio primo colloquio, nella nostra scuola i professori ci preparano quando dobbiamo andare a fare dei colloqui, quindi non ero neanche agitata.

CONSIGLIO

Se dovete affrontare un colloquio dovete fare soltanto una cosa. Essere vuoi stessi. Alla fine dovete parlare di voi, delle vostre esperienze lavorativa (se ne avete), raccontare i vostri pregi e difetti (sempre se ne avete). Essere naturali, non dovete essere un'altra persona perché se vi mostrate per una persona che non siete penseranno che siete pazzi/e.

Questo è un consiglio perché io di colloqui ne ho fatti veramente tanti e quindi ho esperienza su come ci si comporta.

Entro nell'ufficio, busso alla porta ed entro chiudendomi la porta alle spalle. Mi ritrovo davanti una giovane donna circondata da migliaia; se non di più; di fogli. Lei mi cenna un sorriso e mi dice di accomodarmi, nel fare questa manovra contemporaneamente tiro fuori il mio curriculum cartaceo e glielo porgo. Lei mi fa le solite domande che si chiedono ad un colloquio, ad un tratto mi pone la domanda che non me lo sarei mai aspettata:" Come gestisci lo stress?" gli stavo per dire:" Cazzo ne so io..", ma no non potei:" Io, mi faccio sempre i complimenti da sola dicendo che sono brava, ce la posso fare, che sono bellissima, che mi amo e che non c'è motivo di agitarsi. E capita che a volte parlo tra me e me, anche prima che ero fuori, ero un po' nervosa e quindi ho cominciato a parlare da sola e i passanti mi guardavano male come se non avessero mai visto una ragazza parlare". D'un tratto scoppiamo a ridere io sentivo la mia faccia calda segno che ero rossa in viso per l'imbarazzo.

Finito l'interrogatorio mi disse che potevo iniziare domani come giorno di prova e poi potevo valutare se mi piace oppure no. Tornata a casa raccontai tutto alla mia famiglia, tranne quello dello stress, e loro esultarono felici insieme a me.

Quindi domani iniziava il mio giorno di prova di lavoro.

SPAZIO AUTRICE

Salve a tutti, come c'è scritto nella descrizione, questo non è proprio una storia commovente, romantica, horror ecc..è semplicemente la realtà dei fatti, semplicemente una storia. La mia storia. Voi potete chiedermi qualsiasi cosa, se avete bisogno di consigli non esitate a chiedere, vi aiuterò per tutto. Un piccolo segreto mi piace aiutare le persone, dare consigli. NON SONO UNA PSICOLOGA!!! SOLO MI PIACE ASCOLTARE E NON GIUDICO.

Se il primo capitolo vi è piaciuto, vi prego di lasciare un commento o un voto e seguitemi e io ricambierò.

Grazie mille a tutti/e!!!

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