Capitolo 2

14 1 0
                                    




Continuano le mie solite giornate a scuola, a volte sembrano noiose altre sembrano anche divertenti. Oggi non ho proprio voglia di andare a scuola, dico a mia madre di avere mal di pancia e un po' di influenza, stranamente mi crede. Se ne va a lavorare e io posso cominciare a divertirmi. Apro la credenza in cucina in cui sono contenuti tutti gli alcolici e comincio a contare.

'Uno, due, tre, quattro, cinque... Trovato, oggi mi piace questo!' esclamo entusiasta di aver trovato cosa poter bere. Prendo i bicchieri da shot e verso un po' di  vodka alla pesca. Me ne faccio alcuni, ma poi mi stanco e decido di voler cambiare gusto. Ricomincio la conta e sta volta trovo del Gin, perfetto, mi faccio due bicchieri colmi di Gin e limonata, da formare il Gin lemon.

Vedo muoversi tutto, sono ubriaca già di prima mattina e a stomaco vuoto. Incosciente di ciò che sto facendo esco di casa in pigiama e me ne vado nel bosco vicino a casa mia. 'Forse mi sono persa.' mi dico. Non lo so proprio. Sono ubriaca marcia e non riesco nemmeno a reggermi in piedi, così decido di sedermi ma sfortunatamente prendo sonno. Mi risveglio dopo un bel po' di tempo; odio dormire da ubriaca, potrei sempre svenire o andarmene in coma etilico. Cerco di capire dove sono, ma non lo so proprio. Mi incammino e continuo a guardarmi intorno, sperando di vedere casa mia. E' proprio cosi, dopo circa una mezz'oretta che vago nel bosco mi ritrovo davanti casa. Entro e vado a farmi una doccia, so da bosco, che odore disgustoso, e ho del fango addosso.

Almeno mi è passata la sbronza. Finita la doccia sistemo la cucina e lavo i bicchieri, poi vado fuori e mi accendo una sigaretta.

***

"Effy che cosa vuoi mangiare oggi?" urla mia madre dalla cucina.

"Non lo so, vedi tu," rispondo. Non ho proprio voglia di mangiare, anche se ultima volta che ho mangiato è stata ieri sera.

Sale le scale ed entra in camera mia. Mi inquadra da cima in fondo e rimane in silenzio per alcuni secondi. "Hai bevuto?" mi chiede. Sa già la risposta ma io mento.

"C'è odore di alcool. Non sono stupida. Vedi di smettere." mi dice. E' delusa. L'ho delusa ancora.

'Scusa mamma' penso.

C'è sempre stata anche quando non volevo. Era sempre pronta ad aiutarmi ma ultimamente le cose stanno cambiando. Pensa solo al lavoro, a guadagnare, portare a casa lo stipendio e a farmi qualche regalo.

Ho già perso mio padre, per colpa sua, non voglio perdere anche lei.

Se n'è andato l'anno scorso, da un giorno all'altro ha fatto le valigie ed è partito con un'altra donna. Nessuno di noi due sa più niente di lui, chissà se è ancora vivo... Forse è proprio per la perdita di mio padre che ha cominciato ad essere cosi menefreghista nei miei confronti ed io ho cominciato a cambiare le mie abitudini, trasformandole in uso di droghe ed alcool ogni settimana.

Non avrei mai voluto che finisse così ma è successo, e solo io posso convincermi di potermi cambiare e diventare migliore. Ma non voglio ora, sto così bene che non riesco a staccarmi da questa felicità momentanea. La lascio finché non c'è altro a riuscire a colmare il vuoto dentro di me.

"E' pronto da mangiare!" sento. Mi rendo conto molto tempo dopo che stavo fissando il muro a pensare. Caccio via i pensieri che stavo facendo e mi dirigo al piano di sotto per mangiare.

"Driin, Driin..." sento squillare il telefono, chiunque sia stato le prenderà per avermi svegliato dal mio sonnellino pomeridiano.

"Pronto" dico ancora assonata... Chiunque sia stato le prenderà per avermi svegliato dal mio sonnellino pomeridiano. Ecco una delle cose che odio di più: quando sto dormendo beatamente e mi svegliano. Questa cosa per me e proprio intollerabile.

"Pronto" rispondo in tono stanco.

"Hey sono Kristall, come stai? Perché non c'eri oggi a scuola?" è preoccupata, si nota. L'unica che si interessa di me realmente.

"Abbastanza bene" dico sbadigliando, ma poi riprendo "Ho solo un po' di influenza e quindi ho deciso di rimanere a casa a riposare."

"Ah okay, rimettiti presto, odio stare senza la mia compagna di banco." dice un po' ridacchiando.

Non so se era ironica oppure diceva sul serio, non so cosa rispondere, c'è un silenzio imbarazzante ma conclude: "Ci vediamo, rimettiti presto." Avrà capito che non sapevo cosa dire ed ero in imbarazzo.

Mi rimetto a dormire, nella speranza che nessun altro mi svegli; ma fatico ad addormentarmi. Vagando nei miei pensieri riesco a trovare un ricordo, poco definito che continua a farsi strada nella mia mente, ma odio tutto ciò. Ho molti ricordi della mia infanzia, del mio inizio dell'adolescenza,  ma la maggior parte cerco di non ricordarli. Fanno male, bruciano dentro di me. Stavo bene, non avevo problemi che tutt'ora mi fanno sentire pazza e sola. Avevo degli amici, ottimi amici, che mi rassicuravano e mi stavano vicino. Se non ci fosse stata Michelle, forse sarebbe filato tutto liscio e non li avrei persi solo per passare le giornate con lei, e non mi sarei sentita così insicura ora nel cercare un'amicizia. Ci ho riprovato a trovare qualcuno con cui passare del tempo, cercare di andare d'accordo, ma non ha funzionato. E' stato proprio all'inizio della scuola, non conoscevo nessuno, e ci ho provato. Ma la paura per fino di salutare qualcuno si era presa gioco di me. Non feci nulla alla fine, rimasi sempre in silenzio e ogni tanto sbuffavo parole strane, incomprensibili che nemmeno io capivo. Capitava a volte che alzavo lo sguardo e fissavo qualcuno, ma poi distoglievo subito lo sguardo. Ormai ero già stata etichettata. Ci sono le solite "figlie di papà" alla quale i soldi a loro non mancano mai; le "nerd" che passano le loro giornate sui libri, ad impararsi tutto a memoria, perché la loro paura è solo quella di prendere un brutto voto. Poi ci sono i soliti ragazzi che vanno a scuola solo perché la loro vita è troppo noiosa, e casa non farebbero niente... E poi ci sono io: mi chiamano "asociale", "depressa" oppure non sanno proprio come chiamarmi. Non mi offendo così tanto perché la maggior parte delle volte non mi rendo nemmeno conto che mi chiamano così. Lo so perfettamente anche io che non ho amici e non esco mai, che sono depressa, e che l'unica cosa che faccio è bere alcool e fumare marjiuana per cercare uno sfogo. Funzionavano i primi mesi così, riuscivo a non pensare, a rimanere rilassata. Ma ora non è più così. Ho una dipendenza, stare senza di ciò mi porta a delle crisi, divento pazza e comincio ad urlare. Sono i momenti peggiori quelli.

"Scusa" sussurro a me stessa, e cerco invano di addormentarmi, ma fatico.

Mi alzo dal letto e vado nella piccola libreria posta affianco alla scrivania. Ho troppi libri, non saprei che cosa scegliere per cercare di addormentarmi. Dopo alcuni minuti che rimango immobile e in piedi davanti a tutti questi libri penso di aver deciso. Anche se banale, After "Un cuore in mille pezzi" rimane sempre il migliore. 

Ritorno a letto e inizio a sfogliare le pagine, cercando le parti migliori, quelle che ti fanno strappare un sorriso o anche una lacrima. Appena inizio a leggere piango di già. Beh caro After fai un brutto effetto.

Forse non piango per ciò che accade nel capitolo, forse è per come mi sto sentendo. Vorrei poter aver qualcuno a cui dare sempre la buonanotte e svegliarsi poi con il suo buongiorno che mi strappa un sorriso. 

Continuo a piangere, ma poi senza accorgermene mi addormento subito.

Oscuri pensieriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora