4. I've always liked to play with fire

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Porca miseria che diamine di freddo. Casa vicina o no, mi stavo letteralmente congelando le chiappe e tutto il resto. Perfino Nico, per una volta, sembrava comportarsi da essere umano dotato di emozioni e patire le mie stesse sofferenze.

Rassegnato al mio destino, lo guidai verso casa e facemmo gli ultimi metri praticamente di correndo. Infilai le chiavi nella toppa con mani tremanti e dopo aver aperto il cancelletto esterno feci di corsa le scale. Il rumore dei passi alle mie spalle mi confermò che il mio indesiderato ospite mi stava seguendo.

Per un attimo, per un millesimo di secondo, pensai di chiuderlo fuori la porta ma mi liberai subito di quell'istinto maligno. Stronzo o no, non potevo lasciarlo al freddo.

La serratura scattò e mi fiondai in casa, Nico mi seguì a ruota e si fermò all'ingresso non sapendo giustamente dove andare. Casa mia non era chissà quanto grande, ma ci si stava bene. L'ingresso si affacciava sulla cucina-salotto, ampia e luminosa, mentre le altre quattro stanze erano composte da due camere da letto, la lavanderia e il bagno.

Io e Nico non avevamo spiccicato una parola da quando avevamo lasciato la festa, anche perché avevamo fatto tutta la strada di corsa e non ce n'era stato modo. Stare da soli faceva uno strano effetto, non mi sentivo per nulla a mio agio ad averlo che ciondolava per casa, io e lui non c'eravamo mai trovati in una situazione così.

Decisi che prima lo avrei mandato via, prima mi sarei liberato da quelle sensazioni fastidiose.

«Vieni» gli dissi e senza aspettare una risposta mi avviai verso il bagno. Una volta lì tirai fuori dal mobiletto sotto il lavandino uno degli asciugamani buoni di mamma, quelli che si usavano solo per ospiti. Mia madre aveva idee molto severe riguardo la biancheria per casa, cosa che io non comprendevo per nulla, ma a cui avevo fatto l'abitudine per una questione di sopravvivenza.

«Grazie.» Nico accettò l'asciugamano mente si guardava in giro curioso. Mi chiesi cosa pensasse del bagno interamente rivestito di mattonelle rosa confetto, dei tappetini rosa e degli asciugamani rosa, tutte cose che mia madre aveva fortemente voluto e che minacciavano di farmi diventare stitico ogni volta che passavo più di un quarto d'ora a fissarle, ma non è che potessi farci molto alla fine, era l'unico bagno che avevamo.

Presi anche io un telo di spugna e iniziai a cercare di limitare i danni del tuffo in piscina ma era come usare una candela profumata per nascondere l'odore di una notte a fumare canne a finestre chiuse. Sospirai.

A quel suono Nico distolse lo sguardo dal copriwater a forma di maiale - rosa ovviamente - e spostò l'attenzione su di me. Sperai non facesse commenti perché non era proprio serata e dubito li avrei tollerati.

Fece di peggio.

«Dove sono i tuoi genitori?» mi chiese mentre si passava l'asciugamano sui ricci biondi. «Non li ho visti.»

Fanculo, che diamine gli dico? Avrei potuto rispondere che mia madre stava per tornare, sarebbe stata una cosa logica da fare, la cosa giusta. Ma lo guardai: bagnato fradicio, vistiti incollati addosso e tutto il resto. E la mia mente fece una brusca deviazione verso la strada delle cattive idee.

«Mamma torna domani mattina, papà tra tre giorni» mi sentii dire e un secondo dopo avrei voluto rimangiarmi tutto.

Nico sbatté le palpebre sorpreso, dischiuse leggermente le labbra come se volesse dirmi qualcosa, poi ci ripensò. Annuì soltanto e appoggiò l'asciugamano sul lavandino. «Non riuscirò mai ad asciugami con questo» mi disse e io non potei dargli torto.

Tentennai, poi risposi: «ti presto i miei vestiti.»

Nico annuì di nuovo poi mi chiese: «posso farmi una doccia?»

Dato che era quello che avrei voluto fare anche io non potei biasimarlo per la richiesta, gli dissi che non c'era alcun problema e che sarei andato a prendergli dei vestiti asciutti. Diventavo schifosamente educato in situazioni di nervosismo.

Una volta in camera presi i pantaloni della tutta più nuovi che avevo e una maglia di cotone grigia sniffandola per assicurarmi che profumasse di pulito, mi impallai per un momento davanti il cassetto delle mutande non sapendo se portargliene una o no, ma alla fine mi dissi che non poteva andarsene in giro senza. Ne presi un paio nuovo dalla scorta intoccabile che mamma aveva comprato per non si sa quale occasione e tornai in bagno. Appoggiai gli abiti sulla cassapanca che mamma teneva in bagno e mi voltai a guardarlo. Nico era fermo nel mezzo della stanza, in mezzo in tutto quel rosa sembrava stranamente indifeso... e qualcos'altro a cui non mi andava di dare un nome. Si voltò verso di me e mi sorrise, ma non con uno di quei sorrisi finti che rifilava a tutti. Era un lieve incurvare di labbra, un gonfiare di guance e una messa in mostra di fossette. Dio, Nico aveva le fossette.

Io avevo un debole per le fossette, davvero, diventavo un vero idiota quando parlavo con un ragazzo dotato di tale bizzarra e adorabile caratteristica.

«Hai le fossette» proclamai come se avessi appena scoperto il più grande tradimento della storia.

Lui si guardò allo specchio e fece una smorfia. «Odio quando vengono fuori» disse indispettito.

Come poteva odiarle? Come? Erano la perfezione, solo quelle bastavano per innamorarsi di lui. Non che io lo fossi, ovviamente.

Aprii bocca per dirgli di non sparare cazzate ma mi fermai giusto in tempo. Vuoi davvero aggiungere merda alla merda? Mi dissi. Certo che no, quindi taci.

Decisi che il consiglio che mi ero appena dato fosse uno dei migliori degli ultimi anni, quindi iniziai a indietreggiare pronto a filarmela.

«Max», mi bloccò la voce di Nico. «Dov'è il bagnoschiuma?»

Giusto, il bagnoschiuma. Tornai indietro e ne presi una confezione dal mobiletto ben sapendo che ce n'era una già aperta. La presi e gliela misi in mano, poi mi diressi di nuovo verso la porta.

«Max, puoi darmi un altro asciugamano? L'altro ormai è bagnato.»

Vero, l'asciugamano. Tornai nuovamente al mobiletto e presi un grosso telo di spugna verde mela, il più morbido che avevamo e gli misi anche quello in mano, poi feci nuovamente dietro front verso la porta.

«Max?»

Che diamine vuole adesso?!

«Che c'è?!» sbottai.

«Dove vai?» mi chiese.

«Secondo te? In camera mia a togliermi questa roba di dosso.»

Nico annuì, poi disse: «Mi fai vedere come funziona la doccia?»

Lo guardai per qualche minuto senza parlare. Ma è serio?

«In che senso?» gli domandai con un tono che esternava tutta la mia perplessità. Stavo per perdere la pazienza, dopo tutto quello che era successo ero davvero al limite della sopportazione.

«La doccia» ripeté Nico e sembrava quasi divertito. «Fammi vedere come funziona.»

«Mi prendi per il culo?!» quasi gli urlai contro, quasi. «Che cazzo dovrei farti vedere?!»

«Come. Funziona. La. Doccia.» Nico scandì le parole lentamente, una per una, e la cosa mi fece incazzare ancora di più.

In tre passi gli fui di fronte, lo guadai negli occhi e dissi: «vuoi sapere come si usa la mia doccia?»

Mi sorrise, in modo ancora diverso, malizioso e canzonatorio, e io fui certo che mi stesse prendendo per il culo. «Sì.»

Sorrisi anche io. «Bene.»

Lo afferrai per la camicia e lo spinsi fino alla doccia, entrai dentro con lui senza mai staccargli gli occhi di dosso, scarpe, vestiti e il tutto il resto. Allungai una mano verso la manopola dell'acqua e la aprii.

«Ecco come si usa.»






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⏰ Ultimo aggiornamento: May 23, 2019 ⏰

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