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Dopo aver passato due ore nella stanza di Johanne per parlarle posso dire di aver capito meglio come pensano i pazienti qui.

Ora, se la memoria non mi inganna, dovrei scendere al piano terra e parlare con Will per chiedergli dove si trova la stanza di Helen. O di Derek, o anche di Maddie. Insomma, si è capito.

Dopo aver percorso praticamente mezza struttura in cinque minuti, scopro qual è la camera di Helen.

Mentre raggiungo la stanza 404 guardo i pazienti all'interno delle stanze che hanno le porte totalmente spalancate. Hanno tutti dai diciotto anni fino ai venticinque. Credo dividano anche le zone dei piani in base all'età, così magari possono stringere amicizia tra di loro.

Arrivo davanti alla porta bianca. La 404. È socchiusa e non ho idea di cosa aspettarmi, una volta lì dentro. Non ho mai avuto un paziente che soffrisse del disturbo di personalità. Ovviamente ho fatto le mie ricerche, ma, si sa, la realtà può essere tutt'altra cosa.

Busso due volte ed attendo una qualche risposta: che sia un "vaffanculo" o un "entra" non mi fa differenza. Io ho paura dell'apatia dei pazienti, perché significa che, qualsiasi siano i miei sforzi, saranno sempre vani.
È come con il calcio: io posso andare avanti e cercare di aiutare la mia squadra, cioè il paziente, ma se loro stanno fermi e non mi passano il pallone, io non posso fare goal. È tutto una questione di aiuto reciproco.

《Ehm... ciao?》

La sua voce cristallina mi fa tornare con la testa sulle spalle. Per quanto tempo sono rimasto davanti a lei come un idiota?
Voglio sprofondare.

《Uhm, ciao.》
Uhm? Ma che cazzo ho fatto? Perché oggi sono così scemo?

《Sei qui per visitarmi?》mi chiede lei diretta.

《Non mi piace chiamare così la seduta, diciamo che è più una chiacchierata. Sai, tipo tra amici.》cerco di spiegarmi.

Lei mi guarda in modo enigmatico prima di spostarsi per lasciarmi entrare nella sua stanza. O casa, visto che ormai vive lì da molto tempo.

La stanza è molto più bella di quella di Johanne e quella di Luke. Anche se, ora che ci penso, qualsiasi stanza è meglio di quella di Luke. È difficile battere dei fiori apassiti e delle frasi inquietanti scritte nei fogli attaccati alle pareti.

Qui invece sembra di essere catapultati nella stanza reale di una principessa Disney: le pareti sono tinte di un rosa chiaro e delicato, che ti calma anche se sei incazzato con il mondo.

Guardo completamente la stanza e mi devo ricredere. Metà è rosa e l'altra metà è bianca, con attaccati alle pareti dei poster di qualche band a me sconosciuta.

Mi ricorda la camera dei miei nipotini, i figli di Gemma. Sono gemelli e sono un maschietto e una femminuccia. La loro stanza è simile a questa: è divisa in due ed è come se ci abitassero due persone totalmente diverse tra di loro. Credo sia collegato al suo disturbo.

《Come vuoi che ti chiami?》le chiedo sedendomi nella piccola poltroncina che si trova di fronte alle finestre. Me la immagino seduta qui mentre guarda il giardino di questa struttura e osserva gli altri pazienti con i familiari o con qualche amico.

《Helen.》Bene, ora è Helen. Tra le tre personalità è quella principale e dovrebbe essere anche quella più pacifica.

《Bel nome, te l'ha scelto tua mamma?》le chiedo sorridendo, anche se ho già letto tutto nel suo dossier.

《No, mia nonna. Ero molto legata a lei e credevo fosse reciproco.》

《Come mai?》

《Non ha esistito un attimo a sbattarmi nel primo orfanotrofio che ha trovato, non appena i miei genitori sono morti.》

Venom || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora