c a p i t o l o 1 2

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I giorni successivi all'incubo furono tremendi.

Aveva persino paura di dormire, faceva di tutto per noi cadere tra le braccia di Morfeo, tra cui bere tazzine e tazzine di caffè, anche fin troppe.

Sognare la notte del 9 marzo era stato terribile, ma sognare Yoongi che lo accusava in quel modo così cattivo e rude era stato devastante. Sapeva che era stato solo un incubo, un fottuto gioco della sua mente mirato a fargli perdere definitivamente il senno, ma proprio non riusciva a darsi pace.

Credeva ancora che fosse colpa sua.

Era evidente ai suoi genitori che avesse qualcosa che non andava, ma Jimin non accennava a dire niente a nessuno, e se in qualche modo provavano ad instaurare anche la minima conversazione riguardo al suo stato di salute sviava discorso, oppure se ne andava direttamente in camera, cercando di convincere i suoi genitori -e se stesso- che stava bene.

Non rispondeva nemmeno più alle chiamate e ai messaggi dei suoi amici più stetti; dopo quell'uscita che l'aveva portato ad avere quella crisi li evitava tutti come la peste, e non si sentiva nemmeno in colpa.

Tranne che con Jin.

Jin era stato l'unico che aveva provato a capirlo, senza mettergli le carte in tavola così come stavano.

Non voleva sentirsi dire che Yoongi l'aveva davvero lasciato.

Voleva continuare a vivere nella sua bolla di speranza, tanto bella quanto delicata e fragile. Voleva continuare a scrivergli il più possibile, voleva sognarlo di nuovo, magari in uno scenario tranquillo. Voleva mantenere viva l'illusione di aver anche solo il minimo contatto con lui.

Ed era per questo che in quel momento si trovava davanti al fiume, con un quaderno in grembo e una penna in mano, con la punta rivolta verso il foglio ancora immacolato.

Erano circa le 19 di sera, e il sole stava lentamente scomparendo all'orizzonte, colorando l'acqua che scorreva veloce di un arancione giallognolo.

Il traffico era aumentato, e in sottofondo poteva sentire i clacson suonare impazienti. In quel momenti c'era sempre un caos in città, dato dal fatto che fosse approssimativamente l'orario di rientro a casa da lavoro della maggior parte dei lavoratori.

Sospirò, iniziando a riversare tutte le sue emozioni su quel pezzo di carta illusionistico.

“Ciao Yoongi.

Ti ho sognato di nuovo, quattro giorni fa. È staro orribile, l'incubo peggiore della mia vita, in assoluto.

Niente potrà mai arrivare a tali livelli.

Eravamo proprio qui, nel mio sogno. Tu mi accusavi con parole taglienti, e io restavo immobile, impotente, subendo i tuoi colpi. Non riuscivo a reagire.

g h o s t i n- YOONMINDove le storie prendono vita. Scoprilo ora