Il dolore più acuto è quello di riconoscere noi come la causa dei nostri mali

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Il dolore più acuto è quello di riconoscere noi stessi come l'unica causa di tutti i nostri mali




-Sono le tre del mattino, lo sai?
-Mentre voi dormivate come agnellini, io sono stato sveglio ad analizzare i dati dei due archivi. Ho bisogno di voi due in Dalmazia, subito.
-Ma lì c'è....
-La base ANBU, lo so. Non ve lo chiederei se non fosse urgente.
-Ci vado solo se me li fai ammazzare tutti.
-Ogni cosa con il suo tempo, Ice.
-Ci puoi dire almeno che succede?
-Non ne sono ancora certo, ma temo che qualcosa si stia agitando tra le alte sfere, potremmo essere coinvolti in faccende che non siamo in grado di gestire.
-Cosa dobbiamo fare?
Gloom aveva mandato giù un boccone amaro e aveva deciso di focalizzarsi solo sull'obiettivo della missione, non dando retta a quella voce dentro di sé che reclamava sangue, doveva essere lui quello controllato per una volta, lo doveva ad Ice che ora stava lì, immobile, a fingere di ascoltare direttive, perso in quei ricordi.

-Dovete portarmi i loro documenti ARA, mi spiace di non poter essere più chiaro, visioneremo tutto meglio quando sarete tornati. Il vostro aereo parte tra mezz'ora, esigo che siate equipaggiati nel migliore dei modi. Adesso andate.
Quelle parole avevano risvegliato Ice dal torpore in cui versava e, colto da una strana adrenalina, si era diretto con passo sicuro verso gli armamenti.
-Ragazzi – la voce di Madara era suonata strana, priva di quella nota roca che la caratterizzava solitamente – vedete di non farvi ammazzare.
Le sue labbra non si erano piegate nel solito ghigno, ma erano rimaste sigillate in una piega dura.
-Non avrei mai voluto cacciarvi in questa situazione.
I due soldati avevano indossato la divisa light in modo da poter essere più veloci negli spostamenti, avevano poi stretto le cinghie dei loro anfibi, rinforzati da suole di grasso di balena – sarebbero stati utili nel caso di scontri ravvicinati –
-Non scordate questi – la figura imponente di Madara aveva fatto il suo ingresso nello stanzino di preparazione e aveva porto ai due ragazzi degli occhiali infrarossi, silenziatori ed alcune marcatrici.
-Adesso piantala, sembri una mamma amorevole.
-Non fare il coglione Gloom, prendeteli.
-Devo parlarti un attimo.
Madara non sapeva perché si fosse sparsa in giro la voce che fosse uno spietato stronzo affamato di gloria dal momento che invece agiva nell'ombra, in ogni caso quelle false indiscrezioni sul suo conto non lo infastidivano più di tanto, gli piaceva essere temuto, sapeva che un po' di sano terrore era l'ideale per mantenere l'equilibrio in un ambiente ostico come quello, riusciva a farsi rispettare da tutti nel nucleo ma non aveva mai adottato metodi aggressivi, la freddezza era la miglior arma, ma con quei due stronzetti che ora erano davanti a lui non era riuscito ad essere distaccato, li aveva conosciuti che ancora erano due piscia sotto – almeno questo era quello che aveva detto loro – ma Madara mai come quella volta aveva provato orrore nell'apprendere le vicende che quei due ragazzini avevano dovuto patire, sperava solo non fosse tardi per aprirgli gli occhi e mostrargli che la realtà poteva anche essere un'altra.
Era per questo che non riusciva a stare tranquillo, non voleva mettere a repentaglio la loro vita mandandoli nel covo di quei figli di puttana o fargli ripassare quei momenti ma non poteva fidarsi di nessuno se non di loro due, se qualcuno fosse venuto a sapere anche di un solo sospiro in più su quella missione, sarebbero stati tutti fottuti.
-So quello che vuoi dirmi. Tranquillo, farò il bravo
Il tono sprezzante e mal celatamente incazzato di Ice gli aveva fatto riacquisire un po' di sicurezza nella riuscita della missione.
-Bene, non mi va di raccogliere il tuo cadavere puzzolente quindi te lo ripeto, non farti ammazzare da quei bastardi.
Ice aveva capito che dietro quella macabra battuta, si nascondeva una paura fottuta – anche lui ne aveva, cazzo. –
-A dopo, capo. – Con un sorriso era sparito dentro il velivolo.

Madara aveva pensato che per dare un assetto organizzativo a JATH, fosse più giusto suddividere le missioni all'interno di livelli e – con grande difficoltà – ne aveva individuati tre, aveva dopo di che stabilito un regolamento rigidissimo così da proteggere i suoi soldati, e assegnando Gloom ed Ice a quella missione, lo aveva appena violato.
Fanculo il protocollo, solo loro possono riuscirci.


-Non so quanto Thelma sia al sicuro qui, dobbiamo trovare un altro nascondiglio. –
Ten ten aveva sospirato sconsolata, non le piaceva far pesare a suo marito la sua posizione, quando lo aveva sposato era ben conscia di chi fosse e cosa facesse, non se ne era mai preoccupata più di tanto perché Neji la faceva sentire protetta, i suoi occhi duri ma dolci le promettevano sicurezza e lei si era innamorata di quel bagliore nei suoi occhi. Thelma era nata in un ospedale privato, Neji le era stato accanto tutto il tempo, aveva tagliato lui il cordone ombelicale della loro bambina e l'aveva guardata con una gratitudine negli occhi che non aveva potuto non ricambiare.
Neji era uno dei soldati più abili della Russia, aveva tanti nemici e viveva in costante all'erta, soprattutto adesso che aveva qualcuno da proteggere, sua moglie non aveva avuto il coraggio di chiedergli di dimettersi, sapeva che metterlo di fronte a quel bivio era sbagliato, incoerente... sapeva che lui non avrebbe mai rinunciato, era realmente ed interamente devoto alla sua patria.
-Ne troverò un altro. Mi dispiace farvi vivere così ma non preoccuparti, i miei compagni vi aiuteranno, non temere – le aveva accarezzato una guancia e lei si era abbandonata, come sempre, alle sue parole, ai suoi gesti.
-Mi fido, anzi, ci fidiamo di te.
Ten ten si era issata sulle punte per raggiungere le sue labbra e depositarvigli un caldo bacio.

Quei gesti e quelle parole sarebbero state le ultime emozioni che avrebbe sentito, dopo... soltanto il vuoto.

-...ed entriamo dalla navata ovest, d'accordo?
-Sì, ma cerchiamo di essere veloci.
Gloom lo aveva osservato spavaldo – non si accorgeranno nemmeno della nostra presenza.



-Vedo tre guardie all'ingresso.
Probabilmente ANBU non si aspettava che fossero così sfacciati da presentarsi direttamente alla loro sede centrale, poco male, avrebbero sfruttato l'effetto sorpresa.
I due soldati avevano circumnavigato il perimetro nella speranza di trovare un punto d'ingresso che avrebbe allarmato meno forze militari possibili.
Ice aveva percepito accanto a sé uno spostamento d'aria, e senza neanche aspettare di ricevere risposta dalle sue sensazioni, aveva freddato il soldato che si nascondeva dietro il cespuglio.
-Bingo – aveva fatto rivolto al suo compagno e gli aveva mostrato la tessera magnetica del cadavere, si sarebbero risparmati la fatica di forzare la serratura
-Non usare gli F2000.
-Sas... non capisco.
-Solo noi abbiamo questi fucili, risalirebbero subito a noi, adesso muoviamoci.

I due ragazzi avevano tirato un sospiro di sollievo silenzioso una volta arrivati nella sala di controllo, sapevano che in caso di uno scontro ravvicinato, avrebbero avuto serie difficoltà a tenere testa a quei bastardi.
-Muoviti, non abbiamo molto tempo.
Gloom era riuscito a disattivare grazie ad un jammer il circuito interno delle telecamere, avrebbero dovuto fare in fretta, qualcuno avrebbe potuto accorgersi del segnale disturbato.
-Non dirmi quello che devo fare.
Mentre trafficava con tutte quelle inutili carte, Ice non era riuscito a non pensare a ciò che, un paio di anni prima, aveva devastato la sua esistenza.

-Ne hai preso un altro, non sbagli un colpo, Neji.
-È ora di smaltire il bingo book, no? Questo è il mio modo di contribuire.
Continuava a pensare alle parole di sua moglie, possibile che il nascondiglio non fosse più sicuro? Dannazione, si erano spostati appena due mesi prima e già non andava bene, era davvero stufo di vivere continuamente in all'erta.
Doveva dirlo a... no, figurarsi se potesse importargli qualcosa, era fuori discussione, forse però avrebbe potuto parlarne con i suoi compagni, loro potevano aiutarlo a trovare un altro posto in cui portare la sua famiglia.
-Sei un pezzo grosso ormai, Neji, non stupirti se qualcuno vuole farti il culo.
-Me ne fotto degli altri, ci sono di mezzo altre persone.
-Chi? – aveva esitato a rispondere, non sapeva se esporsi in quel modo fosse giusto, se esporre Ten e sua figlia fosse giusto, al diavolo, conosceva da anni quei ragazzi, si era preso un sacco di pallottole per loro e loro avevano dimostrato di rispettarlo, era stanco di vivere in un limbo.
-C'è una cosa che dovete sapere...

-Forse l'ho trovato.
La consistenza rugosa della carta stretta nei suoi palmi lo aveva riportato alla realtà – che realtà di merda –
Ice si era avvicinato al suo compagno che, chinato dietro una postazione, inseriva una pen drive per scaricare tutti i files.
-Perché stai scaricando anche quelli criptati? Non è inutile?
-Meglio essere prudenti, non porterò il mio culo qui di nuovo.
Ice aveva guardato accigliato l'espressione irata di Gloom, quel posto doveva innervosire parecchio anche lui, come dargli torto.

Dopo aver trovato un nuovo rifugio, la tensione che avvolgeva la sua famiglia, si era sciolta, percepiva come Ten fosse molto più rilassata e di conseguenza lo era anche lui. Non si era aspettato che i suoi compagni lo sostenessero così tanto nella ricerca di quel posto, per una volta avrebbe evitato di aspettarsi il peggio dalle persone, si sarebbe semplicemente fidato.

Gloom aveva riattivato il circuito una volta al sicuro dalle telecamere.
-Avresti potuto aspettare fino a quando non saremmo stati sul dannato elicottero.
-E come cazzo me lo faccio mandare l'elicottero senza ricevitore, serve anche a noi la linea.
Non c'era voluto molto a mettersi in contatto con la torre di controllo JATH, Gloom si era espresso solo con un freddo ordine, poi aveva fatto un cenno ad Ice, che continuava ad avere quello sguardo smarrito.

Aveva sentito una nota di preoccupazione nella voce di Ten quando questa era riuscita a mettersi in contatto con lui.
-Qualcosa non va? La tua voce è così bassa.
-No, no... tutto bene, torna presto però, per favore.

Aveva schivato per un pelo il proiettile del suo avversario, a quanto pare non erano stati così silenziosi.
Con la coda dell'occhio Ice era riuscito ad accertarsi che Gloom se la stesse cavando bene, c'erano sette avversari, dovevano farli fuori prima che avessero potuto chiamare i rinforzi.
Quanto cazzo ci metteva quel dannato elicottero ad arrivare, Madara gli aveva assicurato che ne avrebbe lasciato uno a poche miglia di distanza proprio per evitare spiacevoli inconvenienti.
La sua schiena era stata sfiorata da una canna di fucile, si era voltato – stupito di non aver percepito questa presenza alle sue spalle – e si era ritrovato davanti ad un ragazzino che impugnava un'arma decisamente più grande di lui.
-Neji-sama – lo aveva appellato – sarà un onore sbarazzarmi di te – aveva proferito fiero ma con un leggero tremolio alla voce che ad Ice non era sfuggito.
-Piccolo insolente – non si era sprecato ad usare il suo armamento, non per un verme di ANBU, aveva usato la base del suo mitra per fracassargli quella testa di cazzo e dopo si era semplicemente avventato con violenza su di lui, non sentiva nemmeno dolore alle nocche mentre queste ultime impattavano contro l'osso zigomatico, non bastavano i calci inferti all'addome a cancellare quella furia ceca che gli annebbiava la mente.


Era giunto al rifugio non appena gli impegni glielo avevano permesso, doveva parlare con Ten, come le era saltato in mente di chiamarlo mentre era alla base? Non capiva proprio che rischiavano guai grossi. Il rifugio era ben nascosto in una radura periferica a nord est di Teteya, era il posto più sicuro in cui fossero stati.
-Ben tornato, caro. – una voce aveva gelato i suoi passi – era questo che ti diceva tua moglie quando rientravi, no?
Un uomo, probabilmente un sicario croato a giudicare dall'abbigliamento, lo guardava ghignante, accanto a lui erano spuntati altri due uomini, probabilmente i suoi tirapiedi.
Un'insana angoscia gli aveva mozzato il respiro, ma non lo aveva dato a vedere, era rimasto fermo nella sua posizione ad aspettare la prossima mossa di quel figlio di puttana.
-Che freddezza, degna del grande Neji-sama, non mi aspettavo niente di meno da uno dei componenti più importanti di ANBU. – sicuramente erano venuti lì per ammazzarlo, non che la cosa lo stupisse, molti ci avevano già provato, ma avevano sempre fallito miseramente; nonostante ciò non riusciva a stare tranquillo, come faceva a sapere di quel posto?
Forse l'aveva seguito ma era improbabile, se ne sarebbe accorto prima.
-Ci hai procurato decisamente troppi problemi, a causa tua abbiamo perso alcuni importanti uomini.
-Nient'altro che feccia, come voi del resto, allora? Dovete continuare ad annoiarmi?
-C'ho pensato a lungo, volevo farti fuori a ogni costo, ma sei troppo furbo per crepare, così ho puntato su qualcun altro...
Neji cominciava a sentire alcune palpitazioni, stavano bluffando, non c'era modo che potessero saperlo.
-Non hai idea di cosa la gente è disposta a vendersi per la grana, e tu non sei un'eccezione.
-Levatevi dai coglioni.
-Adesso andiamo, salutaci Ten Ten e la tua adorata figlia – il ghigno del suo interlocutore non aveva avuto il tempo di formarsi perché Neji lo aveva già sfigurato con un pugno in pieno viso, poi il tempo si era fermato.
Più realizzava che qualcuno avesse potuto attentare alla sua famiglia, più la sua furia diventava incontrollabile.
Aveva ripreso coscienza solo dopo essersi reso conto di aver ucciso quelle tre merde, poi, sconvolto, era corso a casa, quando aveva varcato la soglia, non era riuscito a capacitarsi di cosa fosse successo.

Un lieve ma decisa pressione ai lati del collo gli aveva fatto riacquistare lucidità.
-Ma che cazzo fai! – gli aveva sibilato Sasuke che continuava a tenerlo per il collo.
-Fatti i cazzi tuoi, levati di mezzo, questo bastardo chiamerà i rinforzi.
Con uno strattone, era riuscito a liberarsi dalla morsa del suo compagno ma, prima di rendersene conto, si era ritrovato con la faccia sull'asfalto, Sasuke troneggiava su di lui con un'espressione furiosa.
-È un cazzo di bambino, riprenditi coglione, luinon c'entra.
Aveva scacciato la mano di quello stronzo che voleva aiutarlo ad alzarsi e, una volta in piedi, lo aveva superato con una spallata.
Sasuke aveva riso e gli si era affiancato, in lontananza si intravedeva l'elicottero.
-Andiamo via da qui testa di cazzo.

Il sorriso sulla gola Ten lo aveva distrutto, aveva dovuto sopprimere più volte conati di vomito di fronte la gola squarciata e gli occhi vitrei di sua moglie che sembravano rivolti ad una parte della stanza verso cui lui non voleva girarsi. Quei figli di puttana non avevano mostrato nessuna pietà, era una neonata, cazzo, chissà quanto aveva pianto prima di essere completamente soffocata...


-Madara dovrà baciarmi il culo a vita per questa puttanata.
Gloom non poteva trovarsi più d'accordo con le sue parole, non metteva piede lì dentro da quanto tempo ormai? Ritornare in quel posto di merda lo angosciava e non aveva voglia di crepare a casa di quelbastardo, piuttosto si recideva la giugulare.
Il volteggiare forsennato delle eliche aveva alzato un polverone, i ragazzi avevano cercato di proteggersi gli occhi dai piccoli detriti sbalzati in aria.
-Ciao, Neji-sama.
Sasuke aveva avuto solo il tempo di percepire una voce, poi aveva sentito una raffica di proiettili scagliarsi contro il corpo impreparato di Ice che, senza neanche esalare un respiro, era caduto a terra con un tonfo secco. Aveva impugnato il mitra e aveva sparato alla cieca, non riusciva ancora a vedere un cazzo, un proiettile aveva raggiunto anche lui all'addome, la distanza ravvicinata aveva reso il colpo molto più forte, al punto che anche Sasuke aveva raggiunto Neji sul suolo, in uno sprazzo di lucidità aveva cercato di guardare il suo volto, ma era stato tramortito con un colpo dietro la nuca che gli aveva fatto perdere i sensi.

Si era destato dal torpore quando aveva percepito il suo corpo impattare in una fossa sopra qualcosa di morbido, il dolore all'addome lo aveva costretto in quella posizione; aveva cercato di annullare qualsiasi sensazione ed era rimasto immobile per capire dove fosse.
-Che ci facciamo con queste merde? Mi sa che l'altro non è ancora crepato.
-Cosa vogliate me ne fotta, dategli a fuoco, creperanno di sicuro.
Sasuke stava ancora cercando di capire come uscire da quella situazione di merda quando aveva sentito del liquido cominciare a bagnarlo, probabilmente, dato l'odore, si trattava di benzina, quei bastardi volevano davvero dargli a fuoco.
Era stato buttato a pancia sotto, da quella posizione non riusciva a vedere se ci fossero altri uomini, ma gli pareva di percepirne solo due, aveva mosso lentamente la mano alla ricerca di una qualsiasi arma per poter uscire da quella situazione, ma lo avevano disarmato, avevano fatto bene i calcoli i bastardi.
Fanculo, lo avrebbero ucciso comunque, tanto valeva fare un tentativo.
Aveva estratto dal gilet di Neji un piccolo ciondolo che sapeva l'altro si portava dietro e lo aveva lanciato – evitando di farsi notare – poco più distante da lui.
-Cos'è quella cosa che luccica?
-Potrebbe essere la pen drive.
-Dovremmo prenderla?
-Non lo so, li stiamo per bruciare, non ce n'è bisogno, però lì dentro potrebbero esserci delle informazioni sul JATH.
Grazie ad uno spostamento d'aria, Sasuke aveva percepito che uno dei due era sceso per avvicinarglisi, aveva colto l'occasione al volo e si era scaraventato su di lui, aveva pochissimo tempo se non voleva che l'altro gli aprisse un buco in fronte, si era quindi avventato sul suo avversario e, trascinandolo a terra, lo aveva tramortito con una testata; aveva avuto giusto il tempo di rotolare verso la parte più riparata della fossa per difendersi dalla scarica di proiettili che l'altro gli aveva scagliato addosso, aveva aspettato che le munizioni finissero, avrebbe approfittato di quel momento per uscire e sbarazzarsi di lui.
La raffica di colpi stava scemando e Sasuke, con un balzo, si era portato vicinissimo a quel bastardo, gli aveva strappato di mano il fucile e con un calcio era riuscito a sovrastarlo, non aveva atteso che potesse rialzarsi, lo aveva guardato negli occhi e dopo di che gli aveva piantato addosso una serie di proiettili, per evitare sorprese aveva freddato anche lo stronzo che giaceva – ancora stordito – nella fossa.

Il mitra gli era caduto dalle mani dopo che la consapevolezza di quello che era successo, aveva soppiantato l'adrenalina.
Neji giaceva a pancia in giù, immobile, Sasuke lo aveva leggermente voltato, solo per constatare quello che temeva, gli occhi chiarissimi, ora velati da una patina che li rendevano grigiastri, lo guardavano attraverso le palpebre socchiuse per metà; ancora dolorante, il soldato aveva ripreso il ciondolo e lo aveva depositato nella mano del suo compagno, poi, gli aveva definitivamente chiuso gli occhi con due dita.
-Mi dispiace.

Madara cominciava a spazientirsi, secondo i suoi calcoli, quei due avrebbero dovuto essere alla base già da un po', aveva piazzato l'elicottero dalle loro parti per dargli maggiori possibilità di fuga, ma dalla torre di controllo non giungevano notizie, cosa cazzo stavano combinando?
-Signore! Abbiamo un problema.

-Gloom.
Sasuke sedeva ancora sulle ginocchia, era pallidissimo per la ferita all'addome ma sembrava non importargli, aveva le mani e il viso coperti di sangue, probabilmente non suo, e fissava il vuoto.
Madara, ancora intontito, lo aveva raggiunto in quella conca, incapace di dire o fare qualcosa.
-Ci hanno fottuto.
-Lo so, i pezzi di merda hanno hackerato la nostra linea, non pensavo sapessero.
Il soldato continuava a fissare il vuoto, spento, senza alcuna difesa.
-Le tue cazzo di informazioni. – e gli aveva lanciato la pen drive.
-Non è il momen-...
-Decripta ogni cazzo di file che c'è su quella merda, voglio che striscino per terra.
Madara temeva ogni giorno di ritrovare il ragazzino pieno d'odio che aveva incontrato tanti anni fa, con il tempo Sasuke era cambiato ed era riuscito a riequilibrare la sua vita e le sue emozioni, ma sapeva che se fosse successo qualcosa, tutto sarebbe riaffiorato più forte di prima.
-Andiamo, sei ferito, stai per svenire.
Prima di abbandonare quel posto che sapeva di sconfitta e desolazione, Madara aveva rivolto lo sguardo stanco a Neji.
-Ti vendicherò, stanne certo.


Angolo Autrice
Tra un esame e l'altro trovo il tempo di pubblicare il quarto capitolo. Come detto più volte, mi prenderò il mio tempo, per il puro gusto di potermela rileggere sul sito un giorno.
Vorrei dire tante cose su questo capitolo ma non mi va, sappiate solo che ci tengo molto.
No, non avrei voluto far morire Neji, ma era necessario per la storia. Ho mostrato parte del suo passato, annotatelo perché ha dei collegamenti con quelli di Sasuke.
Posso finalmente dire che la storia ha inizio.
Grazie per l'attenzione.
Chiedo perdono per il linguaggio sboccato e a tratti rozzo, a mia discolpa posso dire che nella vita reale non sono così sboccata.Medeafire

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⏰ Last updated: May 27, 2019 ⏰

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