II

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Un piccolo bambino stava correndo tra i corridoi bui di un enorme castello. Sembrava un labirinto e ai suoi poveri occhi spaventati, era tutto uguale attorno a lui.
Piangeva disperato e chiamava a gran voce la sua mamma, mentre correva e scappava da un male che solo lui sapeva.
Dopo l'ennesima svolta, il piccolo si trovò in un altro corridoio se possibile ancora più buio dei precedenti, ma stavolta un potente rombo risuonò tutto attorno a lui, facendolo piangere ancora più forte.
Con suo sommo orrore, le pareti attorno a lui iniziarono a restringersi lentamente, cercando di intrappolarlo nelle tenebre.
A quel punto il bambino dai corvini capelli, iniziò a correre a per di fiato, per cercare di scappare da quella trappola mortale, ma ad un certo punto, toccò con le manine paffute la fine del corridoio: un enorme portone in legno massiccio.
Terrorizzato, provò ad aprirlo con tutte le sue forze, ma era bloccato e allora iniziò a sbattere i pugni disperatamente contro la parete liscia, urlando a squarciagola di lasciarlo entrare.
Le pareti attorno a lui, intanto, si stavano stringendo sempre più: il bambino dovette mettersi di piatto per poterci stare ancora un po'.
Ma la morsa, nonostante gli sforzi del piccolo, non accennava a smettere e ad un tratto, si trovò completamente avvolto dalle tenebre e una voce profonda che diceva: "Vieni da me, Jungkook e tutto questo dolore finirà.".

Jungkook si svegliò di soprassalto, con il respiro affannato e il cuore che batteva a mille, minacciando di esplodergli nel petto.
Era madido di sudore, così spostò da un lato il lenzuolo tutto attorcigliato e si sedette sul letto, prendendosi la testa tra le mani.
"Un altro incubo di merda." Pensò il ragazzo.
Ormai erano settimane che faceva sempre lo stesso sogno che lo svegliava nel cuore della notte e non gli permetteva di riaddormentarsi più.
Si alzò di scatto e andò verso il piccolo bagno. Accese la luce, guardandosi allo specchio: aveva profonde e scure occhiaie sotto gli occhi e i suoi capelli corvini erano tutti scompigliati e attaccati alla fronte dal sudore.
Aprì il rubinetto e si sciacquò la faccia con l'acqua gelata, per schiarirsi le idee.
Visto che sembrava non funzionare, si tolse i boxer con cui aveva dormito e si infilò in doccia, senza neanche aspettate che l'acqua diventasse un minimo calda.
Jungkook non pativa il freddo, dopo tutto con il suo potere poteva scatenare tempeste dieci volte più tremende di una semplice doccia gelata.
Rimase a lungo sotto l'acqua, cercando di non pensare a nulla e quando uscì, era ormai quasi ora della colazione.
Il ragazzo si fermò sulla soglia del bagno a guardare la stanza, un puro e semplice casino colossale: vestiti sparsi ovunque, libri di scuola e non, buttati a casaccio sulla scrivania e tutte le sue tele con le tempere, occupavano la maggior parte della stanza.
Essendo il figlio, seppur adottivo, del re dei Demoni, Jungkook aveva il privilegio di una stanza solo per sé al dormitorio del Campus e questo a lui stava più che bene. Almeno aveva tutta la libertà del mondo e non doveva condividere la camera con un altro Demone da quattro soldi.
Si vestì con calma e uscì, camminando pigramente tra i corridoi, diretto alla mensa. Non aveva nessuna voglia di stare a lezione, non aveva dormito nulla e sentiva già salire un principio di mal di testa e irritabilità.
Prese dal vassoio solamente una mela e si sedette ad un tavolo, cominciando a mangiucchiarla svogliatamente.
Attorno a lui tutti lo fissavano con un misto di terrore e meraviglia: non capitava certo tutti i giorni di essere in classe con il principe dei Demoni.
"Mi chiedo se questi sguardi finiranno mai." Disse una voce squillante al suo orecchio.
"Dovrebbero solamente bruciare nelle fiamme dell'Inferno".
"Scontroso già di prima mattina, principino?"
Jungkook fulminò con lo sguardo il proprietario di quella voce. Era un giovane ragazzo dai capelli arancioni e i lineamenti gentili, piuttosto basso per la sua età, ma con un fisico scolpito. Non bisognava cadere nelle apparenze, però, perché era uno dei Demoni più potenti e pericolosi di tutti.
"Lascia stare Jimin, non è aria, ti prego."
Jimin lo guardò preoccupato: "Altra notte in bianco?"
"Già. Se ho dormito due ore mi sento fortunato."
Jimin strinse le labbra, ma abbassò la testa iniziando a mangiare la sua colazione. Sapeva che in queste situazioni Jungkook non aveva e soprattutto, non voleva la compassione di qualcuno.
Finirono di mangiare i silenzio, sotto gli sguardi di tutti gli studenti della scuola.
"Secondo te ci fissano perché siamo bellissimi?" Interruppe il silenzio Jimin, portando la mano a sistemarsi i capelli indietro, gesto che fece sospirare molte ragazze e anche qualche ragazzo.
"Sì e lo sai benissimo, per questo ti stai pavoneggiando. Sei proprio una puttana affamata di sesso Chim" rispose ridendo il corvino.
"Sarà, ma almeno io ho una vita sessuale soddisfacente, non come te che non vedi un culo da sempre."
A quell' esclamazione Jungkook sospirò e girò gli occhi al cielo, ma non ribatté, sapendo come il suo migliore amico avesse perfettamente ragione. Aveva bisogno di distrarsi da tutti quei pensieri che gli affollavano la testa da tempo.
"Jimin, sai che ti dico? Stasera si va sulla Terra."

Angolo autrice
Buon salve a tutti. Piccola parentesi per rendere il racconto un poco più coerente: il primo capitolo l'ho scritto dal punto di vista di Tae, ma da questo in poi il racconto sarà in terza persona.
Bye bye <3

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 10, 2019 ⏰

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