L'afa di agosto aveva reso, in pochi giorni, l'aria quasi del tutto irrespirabile in ogni angolo della nazione. Il sole splendente era fisso nel cielo ed illuminava intensamente quella torrida giornata. Le stradine delle città erano desolate e le finestre di ville e palazzi erano completamente spalancate, nella speranza che anche un flebile soffio di vento smorzasse tutto quell'insostenibile calore.
Una coppia di ragazzi era rintanata in casa, quel pomeriggio, al riparo dai raggi solari. Un fastidioso ronzio, proveniente dal ventilatore che imperterrito non faceva altro che spostare la pesante aria calda e riversarla sulle due figure, disturbava il silenzio assoluto in cui era sprofondato l'appartamento. Una serie di mugugni e borbottii confusi, però, si aggiunsero allo snervante fruscio delle eliche che ruotavano prepotenti, diventando man man più nitido e comprensibile.
«Mmh...Sou-kun. Ho voglia di torta.» bofonchiò la voce lamentosa ed acuta della ragazza che, con le gambe sottili stese lungo il divano beige in pelle e il capo appoggiato alle cosce toniche del compagno, non faceva che girarsi e rigirarsi in preda alla noia. Si scostò delle ciocche di capelli, le cui punte erano tinte di blu, dalla fronte sudaticcia, emanando qualche sbuffo innervosito. Puntò lo sguardo ambrato sul volto assorto del ragazzo, che non sembrava darla vinta al caldo sfiancante che era penetrato senza indugio nella casa. Gli occhi turchesi erano assottigliati e concentrati nella lettura di un libro, che teneva tra le dita affusolate della mano destra, appoggiata al bracciolo. L'altra mano, invece, era inconsciamente impegnata a disegnare piccoli cerchi concentrici sulla porzione di pelle candida che la canotta di lei lasciava scoperta. Pareva rimanere indifferente alla calura soffocante, così come al corpo bollente della ragazza premuto sulle sue gambe, ma non si lasciava sfuggire come i larghi pantaloncini della compagna si sollevassero al minimo movimento e il rossore sul suo volto accaldato si facesse sempre più vivido.
«Dai, Sou-kun, non ignorarmi!» brontolò ancora lei, ignara dell'effetto afrodisiaco che quella visione aveva sul povero ragazzo. Sousuke era di certo un ragazzo serio e con la testa sulle spalle, ma persino lui sarebbe potuto impazzire da un momento all'altro in una situazione simile. Nonostante tutto, riusciva a non perdere troppo la sua compostezza, impegnandosi con tutte le sue forze.
Era già la quarta volte che rileggeva le stesse tre righe, ignorandone il significato e ritornando al punto di partenza. La sua concentrazione cominciava a fare cilecca di più ogni volta che Erika spostava, accidentalmente, il suo peso dove non avrebbe dovuto. Chiuse con un tonfo sordo il libro dalle pagine ingiallite, stringendo la copertina tra pollice ed indice. Sospirò, ignorando di proposito i versi vittoriosi che lei gli stava rivolgendo, avendo finalmente attirato la sua attenzione.
«Sou-kun, sto per morire di noia.»
Le parole ovattate raggiunsero a stento le orecchie di Sousuke, che sembrava accusare molto più il caldo di quanto avesse fatto fino ad allora. Erika aveva sprofondato il viso nella stoffa umidiccia della canotta nera del moro, circondandogli subito i fianchi con le braccia esili. La mano di Sousuke si fermò improvvisamente da quel massaggio paradisiaco che aveva rilassato i muscoli spossati della ragazza, portandola ad emettere un grugnito insoddisfatto.
«Sei stata tu a dire di voler rimanere a casa.» constatò lui, afferrando una bottiglietta dell'acqua, ormai non più abbastanza fresca, per portarsela alle labbra sottili. Si sentiva la gola secca e la bocca pastosa, come se si fosse appena svegliato da un sonno durato una settimana.
«Ho detto di voler stare sola con te, stupido! Sono stufa di avere Rin tra i piedi anche in quei pochi giorni in cui non sei in servizio.»
Gli occhi della ragazza saettarono verso l'alto, mentre allontanava leggermente il volto dal fisico tonico di lui. Percorsero lentamente le linee muscolari ben definite ed evidenti sotto la maglia ormai intrisa di sudore e continuarono lungo la clavicola semiscoperta, fino a raggiungere la mandibola spigolosa che piccole gocce d'acqua erano intente a percorrere. Il fiato le venne subito meno, mentre sentì il corpo andare in fiamme e strinse le gambe appiccicose. L'ascendente che lui poteva esercitare su di lei non era da meno del contrario, soprattutto grazie agli anni di allenamento per la squadra di nuoto e la riabilitazione per la spalla. Fu rapida a rubare dalle mani di Sousuke la bottiglietta, terminando poi le poche gocce di acqua rimanenti, sotto lo sguardo di disappunto del ragazzo.
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Power || Yamazaki Sōsuke
Fanfiction«Alla fine non ti ho preparato niente...non sono proprio tagliata per fare la casalinga, a quanto pare.» Yamazaki Sōsuke x OC || One Shot