Prologo

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Caterina aveva esattamente due giorni, trentasette minuti e quattro secondi quando la prima vibrante sferzata della Terra fece urtare tra di loro le stoviglie accatastate l'una sull'altra dietro l'anta in legno levigato.
Tintinnarono come tanti sonagli nelle mani di un pazzo, quasi a voler annunciare che di lì a poco avrebbe avuto un'altra delle sue crisi isteriche, se un'infermiera dalla divisa immacolata non gli avesse somministrato la quotidiana fiala di tranquillante.
Le stoviglie cessarono di far rumore soltanto quando Caterina, ormai sveglia e desiderosa del seno della madre, spalancò la bocca sdentata per emettere un flebile, dolce sbadiglio.
Sua madre la osservava mentre la sua mammella le veniva prosciugata dalla tenera forza delle labbra di sua figlia.
Quelle labbra, pensò, le ha prese da suo padre.
Un velo di nostalgica tristezza le toccò lo sguardo e lei mosse la testa, quasi a scacciare la zanzara fastidiosa dei suoi pensieri.
Tornò a fissare quel piccolo essere umano dalle mani chiuse a pugno e ne carezzò le guance con lo sguardo, come soltanto una madre sa fare.
Mentre pensava al colore che gli occhi di sua figlia avrebbero assunto, il tintinnio delle stoviglie riprese ad intonare la sua melodia.
Questa volta Caterina smise di nutrirsi e si immobilizzò, terrorizzata, seppur inconsapevole, dal boato che scaturí da un punto indefinito del sottosuolo.
Sua madre inarcò le sopracciglia, posò la mano libera sull'orecchio della figlia e la isolò dai rumori del mondo.
Intanto lei rifletteva su quale stramba allucinazione l'avesse sopraffatta.
Prima ancora di terminare il suo primo pensiero, la sedia sulla quale aveva posato la piccola coperta di sua figlia prese a tremare. Insieme alle stoviglie, ai mobili lignei e al pavimento geometrico.
Si sollevò di scatto, mantenendo l'equilibrio in quel turbinio di boati e vibrazioni, e si guardò attorno. Sola, confusa e terrorizzata.
Caterina, intanto, era tornata a succhiare la vita da sua madre.
Aveva esattamente due giorni, quarantatre minuti e cinquantuno secondi quando la lampada della cucina piombò sulla testa di sua madre.
Si accasciò al suolo mentre sua figlia rimaneva legata al suo seno, come un pazzo rimane legato alla sua flebo.

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