II

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Tutto è cominciato in Antartide. Già, al Polo Sud. Ero un ricercatore alle prime armi, mi ero laureato da poco e avevo trovato lavoro presso un'associazione di ricerca volta a finanziare le innovazioni nel campo della biologia. Avevano un piano ambizioso, cioè quello di analizzare meglio l'ambiente antartico per vedere che tipo di microorganismi si fossero sviluppati in quel clima e come essi si fossero adattati nel corso dei secoli.

Non avevo idea di che aspettarmi dall'esperienza e ciò mi entusiasmava da morire. Ero pronto a lanciarmi all'avventura, proprio come quando da bambino sognavo di magici mondi e terre incantate che avrei esplorato con la fantasia.

I miei genitori, invece, erano abbastanza scettici. Per loro l'Antartide era una zona incognita, mai vista e piena di pericoli. "Morirai di freddo! Che organismi pensate di trovare a quaranta gradi sottozero?" continuava a dirmi mia madre, ma io decisi di ignorarla fin da subito. Era l'occasione della vita e di certo non l'avrei lasciata sfumare via per una relativamente banale temperatura polare. Tra l'altro, gli organizzatori della spedizione mi avevano comunicato che la struttura dove avremmo alloggiato era riscaldata e che ci saremmo dovuti esporre al freddo solo nel momento di prelevare i campioni da analizzare.

Niente poteva smorzare il mio entusiasmo.

Partii in un giorno di Settembre.

Avevo appuntamento con un dei coordinatori della spedizione all'aeroporto di Londra Heathrow. Da lì avrei preso un volo per Buenos Aires, luogo in cui avrei incontrato i miei compagni di ricerca. Dopo l'Argentina, due voli privati ci avrebbero portato fino alla base in Antartide.

Il corrispondente era un uomo sui quaranta, con i capelli brizzolati e il viso gentile.

"Salve, James! Io sono Maurice, il corrispondente per la spedizione in Antartide." Mi tese la mano e io la strinsi.
"Piacere di conoscerti."
"Ho un po' di documenti da consegnarti e poi potrai partire. A Buenos Aires troverai Jenny, che riunirà tutti voi cinque per scortarvi fino in Patagonia, e da lì finalmente arriverete alla base. Sarà un viaggio lungo, lo so, ma ne varrà assolutamente la pena."
"Non vedo l'ora."
"Immagino, vorrei essere al tuo posto." Sorrise. "Ecco a te i biglietti, le autorizzazioni e altri moduli che ti serviranno quando atterrerai in Argentina. Tieni sempre a mano il primo documento" Indicò il primo foglio all'interno della busta. "Perché è il tuo lasciapassare."
"Va bene, grazie molte."
"Ora sbrigati, tra poco meno di due ore devi partire."
"Certo, molte grazie e arrivederci!"
Salutai Maurice e mi avviai verso il banco del check-in. Non l'avrei mai più rivisto.

Il viaggio per Buenos Aires mi sembrò infinito.

L'aereo solcava mari di nubi e cieli illuminati dal sole, e il mio sguardo si perdeva nell'immensità del paesaggio che mi circondava, anche se il tempo sembrava non passare mai.

Atterrato in Argentina, ritirai la mia valigia e mi diressi fuori. In prima fila, notai una donna bionda con un cartello con su scritto il mio nome. Doveva essere Jenny. La raggiunsi, lei si presentò, confermando la mia supposizione, e insieme andammo fuori dall'aeroporto.

"Sei il primo, ma gli altri non tarderanno ad arrivare." Mi spiegò.
"Sono tutti sullo stesso volo?"
"No, due vengono da New York, una da Chicago e l'altro da Melbourne."
"Però! Pensavo fossimo tutti europei."
"No, siamo un'associazione internazionale e per questa missione hanno deciso apposta di mettere insieme nazionalità diverse, anche se tutte anglofone. Se andrà tutto a buon fine, stanno già pensando a come ampliare la base per accogliere molti altri ricercatori da molte altre nazioni."
"È molto bello questo."
"Già."

Circa due ore dopo eravamo tutti presenti.

Sandy, la rossa di Chicago con una marea di lentiggini sulle guance e sul naso; Alex ed Elizabeth da New York, compagni di università; Thomas, l'australiano abbronzatissimo; e infine me. Ad un primo sguardo mi sembrarono tutti brave persone, speravo di riuscire a lavorare bene con loro.

Passammo la notte in un hotel non lontano dall'aeroporto, ma non parlammo tra di noi perché eravamo tutti molto stanchi dopo il viaggio.

Il mattino dopo Jenny ci portò ad un hangar privato annesso alle piste dell'aeroporto. Lì il pilota di un piccolo aereo ci aspettava leggendo un giornale locale. Parlava un inglese strascicato, ma fortunatamente Jenny sapeva lo spagnolo e riuscì a fare da interprete e a comunicargli tutto ciò di cui aveva bisogno di sapere per il volo. Purtroppo, lei non sarebbe potuta venire con noi fino in Patagonia, quindi dovette risolvere le questioni burocratiche prima che partissimo.

Non rividi mai più nemmeno Jenny.

Sopra l'aereo ebbi l'occasione di conoscere meglio i miei colleghi. Scoprii che Alex era un geologo, al contrario del resto del gruppo. Era stato scelto dall'associazione per condurre ricerche parallele alle nostre, circa il suolo antartico e come esso avesse influenzato la vita dei microorganismi. Nessuno di loro proveniva da università prestigiose, esattamente come me. Eravamo semplici laureati, esattamente uguali a milioni di altri, pieni di speranze per il futuro e impazienti di intraprendere questa inusuale avventura che ci avrebbe portati fino ai confini più remoti del pianeta, al limite della esplorazione umana.

Atterrammo in un posto dimenticato da Dio, ma che chissà per quale ragione aveva una pista di atterraggio per velivoli. Un posto strano, devo ammetterlo.

Là salimmo su un altro aereo che ci avrebbe lasciati al Polo Sud. Mi sorprese non aver preso una imbarcazione per raggiungere il luogo, ma a quanto pare la nostra base non poteva essere raggiunta via mare e, anche se fosse stato possibile, via aerea era molto più rapido se le condizioni meteo permettevano.

Mentre sorvolavamo l'oceano, l'agitazione cominciò a farsi sentire. Mi stavo dirigendo in un luogo completamente disabitato, senza molti collegamenti con la civiltà e in totale balia della natura. E se qualcosa fosse andato storto? Come sarei tornato a casa?

Decisi di non pensarci, anche se il timore era costantemente dietro un angolo nella mia mente.

Gelido infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora