IV

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Finito di raccogliere i campioni, ritornammo alla jeep e Thomas si mise alla guida.

Il sole stava calando e i ghiacci erano illuminati di luci rosse e arancioni, brillavano come fiamme vive. Il paesaggio mi colpì di nuovo per la sua bellezza e non riuscii a staccare gli occhi dal finestrino per tutta la durata del viaggio.

Quando il sole fu inghiottito dall'orizzonte arrivammo alla base, dove trovammo le ragazze intente a portare nella struttura le scatole contenenti i campioni. Scaricammo tutte le scatole e poi Thomas andò a parcheggiare le due jeep nel garage protetto, per evitare che i veicoli fossero danneggiati dal vento.

Le analisi furono abbastanza veloci, ci occuparono meno tempo di quanto avessimo pensato e perciò decidemmo di organizzare la giornata seguente per poi passare del tempo tutti insieme.

"Domani invertiremo le direzioni: Thomas e Jamie andrete a Sud, io e Sandy andremo a Ovest. Alex starà di nuovo alla base. Va bene?" Ci chiese Elizabeth.
Noi annuimmo e Alex aggiunse "Io farò dei rilevamenti anche nei dintorni della base, ma starò fuori poco. Dopo riprenderò a sorvegliarvi."
"Hai bisogno di campioni dalle nostre zone? Puoi indicarci cosa e dove prelevare con le trasmittenti."
"Potrebbe essermi utile, facciamo così."

Il cielo era nuvoloso, la mattina seguente. Terra innevata e nuvole plumbee si fondevano insieme in un'unica distesa grigio-bianca.

"Potrebbe nevicare, vi avviso." Ci comunicò Alex mentre stavamo avviando le jeep.
"Evviva." Commentai sarcastico salendo davanti al volante. Non avevo la minima voglia di guidare con la neve, non al Polo Sud.
"Se dovesse nevicare molto, tornate al più presto alla base. Ricevuto?"
"Ricevuto." Rispondemmo io ed Elizabeth in coro.

Procedevamo in silenzio, come il giorno precedente. Ma quella mattina era più inquietante e disturbante, con le nuvole che incombevano su di noi come una spada di Damocle.

A meno di cinquecento metri dal luogo di arrivo, vidi davanti a noi un'enorme voragine nera come l'inchiostro. Inchiodai imprecando e le ruote della jeep slittarono pericolosamente.

"James! Che succede?" Esclamò Thomas aggrappandosi alla maniglia dello sportello.
"Guarda!" Indicai il buco davanti a noi e lui spalancò gli occhi, sgomento.
"Cosa diavolo è quello?"
"Vorrei saperlo. Non è segnato sulla mappa anche se è fottutamente immenso."
"Cosa non è segnato? Che avete trovato?" La voce di Elizabeth irruppe nella radio della jeep.
"Vi mandiamo un'immagine." Scattai una foto e la inviai sul canale di comunicazione tra i veicoli e la base.
"Che cosa cavolo è quella roba?" Chiese Alex.
"Per non essere segnato sulle mappe potrebbe essere un cratere di un meteorite, ma è troppo strano. I crateri non sono così." Constatò Sandy.
"Quanto misura a occhio?" Chiese il geologo.

Osservai la zona e cercai di indovinare le dimensioni di quel buco nero.

"Potrebbero essere trecento metri, ma non sono sicuro. Forse sono di più o di meno."
"Trecento metri? E non è segnato sulle mappe?"
"No, in nessuna."
"Riuscite ad avvicinarvi a piedi e a prendere dei campioni? Non importa più arrivare alla vostra zona di raccolta, prelevate qui. In questo momento è più importante. Per quanto riguarda i campioni normali ci peseremo io e Sandy." Ci ordinò Elizabeth.
"Ricevuto."
"Domani andremo tutti lì per vedere cosa possa essere." Aggiunse.
"Va bene."

Elizabeth chiuse la comunicazione, lasciando un silenzio statico un po' inquietante.

Scendemmo dalla jeep e ci avviammo a piedi verso il bordo dell'enorme cratere scuro. Thomas aveva con sé la macchina fotografica per documentare la nostra esplorazione.

A occhio sembrava davvero molto profonda, quindi non poteva essere un cratere da impatto. I bordi della cavità erano frastagliati e rialzati di una trentina di centimetri, forse di più, rispetto al livello del terreno, e dall'interno soffiava un vento possente che ci impediva di avvicinarci troppo. Sembrava quasi caldo, ma non riuscivo a capirlo per via della tuta. Ad un certo punto il terreno tremò, come se ci fosse stato un terremoto, impossibile per quella zona. Io e Thomas barcollammo e ci allontanammo velocemente dalla voragine, per evitare di caderci dentro.

"Alex! Ci sei?" Esclamò Thomas alla trasmittente.
"Ci sono! Che succede?"
"C'è stata una scossa di terremoto, l'hai registrata?"
"Terremoto lì? Che strano..."Sospirò, poi riprese. "Non ho rilevato nulla, sicuri che non ve la siate immaginati?"
"Siamo sicuri al cento per cento, Alex! La terra ha tremato!" Sbraitai esasperato.
"Va bene, vi credo! Ma non so cosa dirvi se gli strumenti non hanno rilevato nulla! Cosa avete scoperto a parte il terremoto?"
"Non siamo riusciti ad avvicinarci molto alla buca perché tira un forte vento che proviene da dentro."
"Quindi è impossibile che sia un cratere meteoritico. Siete riusciti a vedere quanto è profondo?"
"No, ma se riuscissimo a sorvolarlo in un qualche modo, magari con un drone o qualcosa del genere, potremmo stabilire la sua profondità."
"Descrivetemelo."
"I bordi sono rialzati rispetto al terreno, il terreno attorno e all'interno è nero come se fosse bruciato. Non è gelato, il permafrost è inesistente all'interno. Il vento è forte, sembra caldo ma non lo so dire con certezza. Potrei analizzare la composizione chimica dell'aria, ma non penso che ci siano gli strumenti per farlo, alla base."
"No, non ci sono."
"Va bene. Ora procediamo con i campioni."

Tre ore dopo eravamo tornati alla base e Alex stava analizzando i campioni di rocce che avevamo prelevato. Elizabeth e Sandy tornarono poco dopo e raccontammo loro cosa avevamo visto.

"Ho analizzato i campioni. Le rocce sono normalissime rocce antartiche, non hanno niente di particolare se non uno strato di cenere e materiale parzialmente fuso." Ci informò Alex.
"Fuso? Quindi cosa può essere?" Chiese Sandy.
"È come se una palla incandescente abbia fuso tutto quello che c'era lì e sia sprofondata per centinaia di metri. Ma non è compatibile con un meteorite. E anche se lo fosse, sarebbe stato rilevato da più o meno tutti i satelliti in orbita e dalla strumentazione di tutte le basi antartiche e non."
"Non è possibile che abbia impattato senza che nessun satellite lo rilevasse?"
"Impossibile. Un oggetto così grande non passerebbe mai inosservato."
"E allora cos'è se non un cratere? Una bocca di un vulcano?" Intervenni.
"Vulcani qua? Non credo proprio. Questa zona non è su una faglia o in un punto in cui possano venirsi a formare spontaneamente dei vulcani, nemmeno quelli hotspot. E in ogni caso la zona è monitorata geologicamente ogni giorno, un vulcano non può comparire nel giro di un'ora senza lasciare traccia negli strumenti!" Alex si grattava la guancia, sentivo che era confuso tanto quanto noi soprattutto perché la geologia era il suo campo.
"Sentite, non pensiamoci. Almeno per ora. Domani andremo tutti insieme ad analizzare la zona." Elizabeth riuscì a calmarci.
"Ci terrei a venire anche io..." Rispose Alex.
"Va bene, manterremo la base in stand-by come prima che arrivassimo. Ci tengo ad avervi tutti con me in questa esplorazione, ovviamente se voi siete d'accordo."

Ci guardammo a vicenda, ma nessun dubbio attraversò i nostri occhi. Eravamo desiderosi di fare luce su quel mistero che tanto ci tormentava e nessuno voleva tirarsi indietro.

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