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Oggi mi sono svegliata presto, è tardo pomeriggio ormai ed io e Kat stiamo tornando a casa.

È brutto tempo, a giudicare dai nuvoloni sembra che stia per piovere, non mi pare di aver portato due ombrelli, quindi mi limito a mettere il cappuccio della felpa e a prendere per mano Kat, così da farle capire che dobbiamo sbrigarci.

Saliamo sul pullman, appoggio lo zaino sulle mie ginocchia e guardo fuori.
Le gocce di pioggia cominciano a pocchiettare e io appoggio la testa sul finestrino sempre continuando a guardare fuori.

Il pullman si ferma, ci sono due ragazzi dall'altra parte della strada, litigano, lui le sta urlando addosso e lei cerca di calmarlo appoggiandogli una mano sulla spalla, ma lui si scosta e le dice qualcos altro. Fa per andarsene ma poi guarda nella mia direzione e capisco chi è il ragazzo.

"Perché Ivan è qui? Perché litiga così con quella ragazza? Ma soprattutto, chi è lei?"

Immediatamente penso al fatto che potrebbe essere fidanzato con lei, ma avrei potuto tranquillamente aspettarmelo, lui è bellissimo e lei pure.

"Ammettilo Erika, ti rode vederlo con un'altra, in più decisamente molto più bella di te."

Zitta, stupida voce.

Anche se ha ragione. Non sono una meraviglia di ragazza, o almeno secondo me; ho sempre avuto una bassa considerazione di me stessa. Dopotutto sono solo una sedicenne troppo alta per la sua età, un po' troppo formosa per i miei gusti, capelli lunghi, talmente neri da avere i riflessi blu e occhi semplici, marroni, ma alla luce del sole sono quasi verdi.

Rimane fermo a guardarmi, non mi saluta, non mi fa nessun gesto. Mi fissa e basta. Ha uno sguardo vuoto, è pallido, neanche fossi un fantasma.

Il pullman riparte e io distolgo lo sguardo. Prendo le cuffie e mi metto a sentire un po' di musica.
Le parole di Luchè mi invadono i pensieri.

"Tu sei la cosa più bella che abbia mai visto, i tuoi capelli ricci mi stanno coprendo il viso, prendimi per mano, portami in paradiso.."

Nessuno mi ha mai detto che sono bella e questo mi fa pensare che non ci sia ragione per dirmelo.

Kat mi richiama alla realtà picchiettamdomi sul braccio e mi ricorda che è arrivato il momento di scendere dal pullman.

Appena entro in casa tolgo le cuffie e saluto papà, che è seduto sul divano a bere un caffè.

-Scusa per ieri. Erika, non avrei dovuto dirti quelle cose.- appoggio il telefono sul tavolo e mi giro a guardarlo.
- Sono abituata a sentirmi dire certe cose, l'unica cosa che non avresti dovuto fare è bere. Avevi detto che avresti smesso e lo hai fatto, perché ora invece fai così??- replico guardandolo fisso negli occhi.
Abbassa lo sguardo. Si limita solo a dire un lieve "mi dispiace", a malapena lo sento.

Prendo il mio teledono e vado in camera mia, mi sdraio sul letto e ricomincio a sentire la musica, quando ad un certo punto mi arriva un messaggio. È un numero che non ho salvato. Curiosa sblocco il telefono è apro la chat, non vedo la foto del profilo, ma il messaggio dice:

-Di quello che hai visto oggi non ne devi fare parola con nessuno-

Credo sia Ivan, ma voglio esserne sicura.

-Chi sei? Come hai fatto ad avere il mio numero?-

Blocco il telefono e lo appoggio sul petto.
Avrei bisogno di una sigaretta, mi alzo da letto e vado da basso, in cucina, apro il pacchetto, prendo l'accendino e vado fuori, mi siedo davanti alla porta e mi vibra di nuovo il telefono.

-Sono Ivan, secondo te chi potrei essere?? -

Subito dopo un altro messaggio.

-Non sono affari tuoi di come ho trovato il tuo numero.-

"Che modi..!"

-Datti una calmata, era solo per precisare.
Comunque, posso sapere il motivo per il quale stavi litigando con quella ragazza?-

Sicuramente mi risponderà con un "non sono affari che ti riguardano!" ma il suo messaggio è immediato e la sua risposta mi sorprende.

-Vediamoci al posto dove ci siamo visti la prima volta, vieni da sola, alle 21 in punto.
Non mi dare buca.-

"Non è stato brusco, ha risposto velocemente. Wow."

Sono davvero sorpresa, ma allo stesso tempo felice, anche se ho un dubbio.

-Intendi il posto in cui mi hai chiesto la sigaretta oppure vicino alle giostre?-

-La prima opzione. Ripeto, alle 21. Non fare tardi.-

Gli rispondo con un semplice "a più tardi", blocco il telefono e sorrido al pensiero che mi abbia chiesto di vederci.

"Eccole, le farfalle nello stomaco!"

Mi è capitato poche volte di averle.
Quando vado in vacanza, quando esce il continuo di un libro che adoro, quando Ron ed Hermione in "Harry Potter e i doni della morte" si baciano, ma non credo di averle mai provate per un ragazzo; non so, tutti i ragazzi che conoscevo e conosco non sono mai riusciti a piacermi in quel modo.
È una sensazione nuova, e devo ammettere che mi piace.

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