Devo andare da lei.
Io la devo vedere.
Lei starà bene.
Era solo un piccolo male al petto.
Lei starà bene.
Entro nella stanza dell'ospedale.
Lei è distesa sul letto, gli occhi sono chiusi e i medici sono tutti intorno a lei.
Improvvisamente non riesco a sentire più niente.
Una sola frase mi rimbomba nella testa.
"Ora del decesso: 17:19"Mi sveglio di scatto. Ora non sono più in quella stanza, sono nel mio letto, non sono le 17:19, sono le 05:23.
Mi tocco la fronte e noto che sono sudata, mi sembra di aver corso per ore.
Decido si alzarmi e farmi una doccia.
Appena entro in bagno mi guardo allo specchio.C'è una ragazza in canottiera, con profonde occhiaie sotto gli occhi, la pelle chiara, troppo forse, le labbra carnose sono leggermente screpolate e gli occhi sono spenti.
Faccio un'espressione disgustata mentre continuo a scrutare il mio riflesso.
Distolgo lo sguardo ed entro in doccia, rimango ferma per un po', a fissare le piastrelle bianche di fronte a me.Dopo una decina di minuti esco e mi vesto.
Alla fine, a scuola sono obbligata ad andarci, anche se la mia voglia di fare qualsiasi cosa oggi è pari a zero, dato il bellissimo risveglio.Torno in camera e apro il mio armadio; non ho una vasta scelta di vestiti, ho solo felpe di tre taglie più grandi, qualche maglione e una sola maglietta carina.
È bordeaux, non è molto scollata, posso metterla tranquillamente per andare a scuola, è attillata e non ha stampe.
Era della mamma.
Le stava così bene.
A lei stava bene tutto a dire la verità, solo che questa maglietta la valorizzava ancora di più.
Decido di non pensarci e scelgo un paio di jeans neri semplici.
Metto un po' di mascara e scendo in cucina per mangiare qualcosa, ormai sono le sei e mia sorella dovrebbe alzarsi a momenti.La scuola è abbastanza lontana da casa mia e oggi non mi va proprio di stare a contatto con persone che la mattina non si lavano i denti o puzzano o semplicemente mi parlano, quindi decido di andare a piedi.
Prendo lo zaino, la giacca, le cuffie, le sigarette ed esco senza dire nulla a papà, se proprio si chiederà dove sono, mi chiamerà appena sarà sveglio.
Appena uscita di casa accendo la sigaretta e quando sto per far partire la musica sento un rombo di motore venire da dietro di me.
Mi giro di scatto e noto un ragazzo su una moto nera e bianca intento a fissarmi."Il verde dei suoi occhi è così acceso che possono appartenere solo ad una persona."
Ivan si toglie il casco senza smettere di guardarmi.
-Che ci fai in giro a quest'ora?- ha i capelli spettinati dal casco, ma cazzo quanto è bello.
-Mi sono svegliata presto e volevo farmi una camminata.-
Lo dico come se volessi giustificarmi, anche se non capisco il motivo, non gli devo spiegazioni.-Tu?- gli domando senza pensarci troppo su e lui abbassa lo sguardo.
-È dalle dieci di ieri sera che sono in giro.- torna a fissarmi, ma sta volta non ha lo sgiardo di prima. Anzi, è come ieri sera.
Non capisco cosa posso avergli fatto, la mia era solo una domanda innocua."Non chiederglielo, idiota!"
-E cosa sei stato in giro a fare tutta la notte?-
"Perfetto, ora si arrabbierà ancora di più! Perché non ti sai fare i fattacci tuoi per una volta nella vita?"
-Non sono affari tuoi ragazzina.- non sembra essersi calmato, anzi, sembra più arrabbiato di prima.
Anche se in fondo vorrei sapere cos'ha fatto per nove ore in giro, decido di sviare l'argomento e proseguire per la mia strada.
Oggi non sono dell'umore giusto per litigare.-Hai.. Hai ragione. Mi dispiace.
Beh, ci vediamo Ivan.- sto per mettermi le cuffiette ma lui mi richiama.-Ma dove vai?-
-A scuola forse?- mi giro di scatto e lo fisso senza dire altro.-Hei hei ragazzina, ti sei svegliata male? Oppure hai il ciclo?- ridacchia e si accende una sigaretta.
"Ma dieci secondi fa non era arrabbiato? E poi dovrei essere io quella con il ciclo."
Mi sta facendo innervosire.
-Fatti i cazzi tuoi, stronzo.- sputo acida per poi mettere le cuffie e tornare a camminare per la mia strada.
Lui non mi dice altro, né mi segue né lo vedo passare con la moto.
Ci rimango un po' male, ma allo stesso tempo sono felice di stare da sola.***
Dopo una mezz'ora di strada arrivo davanti a scuola e mi siedo su il marciapiede accendendomi un'altra sigaretta.
Sono le 06:47, e dato che non ho la minima voglia di stare seduta fino alle otto, mi alzo e vado a prendermi un caffè al bar della scuola che, fortunatamente, è già aperto.
Ordino e mi siedo da sola ad un tavolino in fondo.
Decido di fare qualche disegno, mi fa calmare i nervi e mi aiuta a non farmi prendere dall'ansia; mia mamma mi ha insegnato a disegnare, è stata lei la prima a mettermi nella mano una matita e un foglio bianco.Passata quasi un'ora mi rendo conto di aver disegnato una persona.
Il suo viso sorridente mi scruta dal foglio.Il disegno è in bianco e nero, ma mi sembra di vedere il verde dei suoi occhi.
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Problematic souls
RomanceErika, ragazza tormentata, vive in una famiglia dominata solo dalla tristezza. Ivan, ragazzo complicato, arrabbiato con il mondo. Il loro incontro riuscirà a farli tornare felici come un tempo?