Capitolo 5

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PIANETA DEI MONGI – 2025

«Io sono Groot!»

Dopo aver infilzato con i rami una decina delle creature piene di tentacoli che li avevano circondati, Groot esordì con un nuovo lamento in direzione di Quill, il quale continuò a sparare ai nemici più vicini per liberarsi il passaggio, prima di controbattere.

«Ehi, non dare la colpa a me! È stato Rocket a prendere l'incarico!» Usò il cumulo di rocce che aveva vicino per salire in un punto più favorevole, e dopo averne fatto fuori degli altri, aggiunse: «Sarà un gioco da ragazzi, diceva.» Un'altra scarica verso due esseri che stavano provando a salire a loro volta. «Fatto questo, potremo spassarcela per altri sei mesi, dicev... ah!» Un lungo tentacolo giunto da chissà dove gli agguantò la caviglia e finì schiena a terra sulla pietra. Prima ancora di allungare un braccio per sparare, un fascio di fulmini investì la creatura e la lama di Stormbreaker tranciò di netto il tentacolo, evitando che le saette salissero fino alla gamba dell'uomo.

Thor atterrò vicino a lui con l'aria di chi non aveva smesso un secondo di combattere, ma avrebbe comunque potuto continuare per giorni. Il fatto che in quei mesi si fosse impegnato a riprendere la propria forma fisica, senza l'uso di alcuna magia, per dimostrare a se stesso di poterci riuscire, lo aveva reso più caparbio e tenace, oltre che enormemente più potente. Una cosa molto vantaggiosa quando dovevano combattere contro un'intera popolazione feroce e ostile, come in quel caso. «Siamo in vantaggio adesso?»

Peter si guardò attorno, rialzandosi con il fiato corto e un dolore pulsante alla schiena. «No. Direi proprio di no.»

Una nuova ondata di nemici stava arrivando di corsa nella loro direzione, direttamente dalle fauci di quella fortezza nella quale avrebbero dovuto introdursi per ucciderne il sovrano/capostipite/creatore o come volevano chiamarlo.
La razza dei Mongi, si diceva, era stata plasmata dalle ferite infette del loro progenitore, Ionut, che loro tenevano gelosamente custodito in un punto nascosto di quella dimora.
Una ferita a Ionut avrebbe causato la guarigione e la disfatta dell'intero popolo, così era scritto. E i Ravagers li avevano assoldati per fare il lavoro sporco e arrivare proprio al centro di quel luogo, che doveva essere un labirinto tentacoloso, far fuori Ionut e liberare i pianeti vicini da quella incombente minaccia che aveva iniziato a lasciare il territorio in cui era vissuta.

Il Dio del Tuono fece una smorfia insoddisfatta, colpì con un pugno un essere che era salito vicino a loro, scagliandolo lontano avvolto dai fulmini, e con un movimento dell'arma buttò al suolo l'altro gruppo che cercava di fare la stessa cosa. «Più li uccidiamo e più ne arrivano.»

«Ah, che puzza!» Ai loro piedi, Rocket alzò lo sguardo verso di loro. «Smettila un po' di carbonizzarli qui vicino. Sono già abbastanza rivoltanti da vivi.»

Sul lato opposto, Drax e Nebula si stavano dando da fare a sterminare l'altra ondata che li aveva raggiunti, finendo anche quelli che Mantis riusciva a toccare e a far crollare addormentati al suolo.

«Non va bene,» riprese Star Lord. «Dobbiamo trovare un altro modo per avvicinarci.» Scrutò il campo di battaglia che aveva davanti, guardò verso la fortezza ancora troppo lontana e infine aggrottò la fronte quando si rese conto di qualcosa. «Tuo fratello?»

«Oh, si sta divertendo un po',» replicò Thor, indicando alle loro spalle prima di voltarsi con un sorrisetto.

E Loki era effettivamente lì, a lottare coi suoi due pugnali e un'espressione compiaciuta sul viso. Infliggeva dei colpi così veloci e mirati alla testa e al collo dei Mongi che questi si accasciavano al suolo prima ancora di rialzare uno dei tentacoli che fuoriuscivano dalla parte alta dei loro corpi lucidi e squamosi. Sembrava muoversi e piroettare con una rapidità impossibile da cogliere, tanto da apparire in più punti allo stesso momento.

From Another Time And PlaceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora