Capitolo 2

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«Non so se stai piangendo o sorridendo.»

Le parole del fratello gli strapparono una lieve risata. «Entrambe le cose... credo.» Thor alzò l'altra mano sul viso per asciugarsi la guancia. Non riusciva a smettere di guardarlo. Non riusciva a smettere di toccarlo. Continuava a temere che fosse comunque un'illusione, che da un momento all'altro svanisse, che qualcosa, qualunque cosa, glielo portasse di nuovo via.
Non c'era più nient'altro in quel momento. Né la collera per il segreto che gli altri gli avevano nascosto, né lo stupore nel vedere Loki sopportare e assorbire il potere dei fulmini, in quella sua forma originaria in cui non l'aveva mai visto. Niente. Solo lui.
E un'irrazionale paura che aveva iniziato a sibilargli nella testa.

«Le lacrime non ti donano, Dio del Tuono,» gli sussurrò Loki, dandogli qualche colpetto con le dita alla base del collo. «Cacciale e dammi modo di riavere mio fratello.»

«Ah... sì. È solo che...» Un altro sorriso tremante e Thor fece un passo indietro mentre prendeva dei lunghi sospiri per calmarsi. Le braccia si erano piegate e le mani avevano ricominciato a stringersi con scatti nervosi e continui. Come poteva dirglielo? Come poteva ammettere che era semplicemente terrorizzato dal pensiero di averlo di nuovo? Perché ormai non aveva più niente, aveva perso tutto, e ora che Loki era al suo fianco, poteva solo esserci la possibilità di sbagliare, di fallire, di perderlo ancora una volta. E non poteva sopportarlo. La sola idea lo pietrificava e gli faceva perdere la ragione. «È tutto strano.»

«Lo so, lo so, ma possiamo farlo funzionare. Insieme. Se entrambi lo vogliamo. Abbiamo tempo.»

«Resterai qui? Voglio dire, in questa realtà?»

«Sì, se lo vuoi anche tu.»

«Ma un giorno tornerai nel tuo mondo? Hai lasciato delle persone lì, degli amici. Heimdall? Heimdall è vivo.» Lo pronunciò come a ricordarlo a se stesso, perché anche quella verità gli era entrata dentro al cuore. Da una parte lo aveva alleggerito e dall'altra lo aveva fatto sanguinare ancora un po'. I suoi amici di sempre erano vivi in quella realtà ed erano felici. Un'altra realtà. Una vita diversa che ora lui aveva nei pensieri, ma che non aveva veramente vissuto. Perché non era la sua, e non poteva appropriarsene.

«Non oggi, fratello.» Un sorriso confortante che gli spezzo però il fiato e lo prese alla gola.

«No, ma un giorno,» lo indicò in un accusa di qualcosa che sarebbe di certo avvenuto, il respiro gli si fece più rapido. «Un giorno vorrai tornare da loro.»

«Perché? Ho usato tutto il mio potere per trovarti.»

Loki provò ad avvicinarglisi, ma lui indietreggiò ancora, disorientato da quel suo fare conciliante che serviva solo a farlo sentire peggio.
«Perché succede sempre così,» esclamò con la voce spezzata che però crebbe man mano che le parole trovavano modo di lasciare le sue labbra. «Ogni volta che mi avvicinavo a te, tu ti allontanavi. Ancora e ancora. E quando credevo che finalmente avessimo colmato quella distanza... ti ho perso. Non voglio farlo ancora! Non posso... farlo ancora! Quindi vai via adesso! Vattene!»

«Wow... prima volevo andare e tu mi hai trattenuto.»

«Beh, ho cambiato idea.» Lo aveva ferito. Forse non era la stessa identica persona con cui era cresciuto, eppure quel volto lo conosceva così bene da saperlo, da capirlo nel giro di pochi secondi. La piega tra le sopracciglia, gli occhi che si abbassavano mentre l'angolo delle labbra si incurvava di quel poco che bastava per creare un lieve broncio. Per troppi anni aveva finto che non gli importasse quando accadeva, che non lo vedesse, e negli ultimi sei anni, invece, si era odiato per non aver rimediato ogni singola volta che era accaduto, chiedendogli perdono e dicendogli quanto lo amasse.

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