Capitolo 2
Andando oltre
Sofia Sulliner venne dimessa praticamente all'alba: dopo numerose visite, nessuno riuscì a trovare niente di strano nel cuore della ragazza, come se non le fosse accaduto nulla. Sofia continuava a spiegare quello che le era successo, sempre più esasperata di fronte agli sbuffi e alle facce perplesse di medici e infermieri che probabilmente la ritenevano pazza.
« Sarà stato un attacco di panico in cui ha rivisto la scena di un film o un vecchio ricordo. Magari una foto che ha visto da qualche parte. Nei momenti di stress il nostro cervello può vivere esperienze del genere, non deve preoccuparsi. » spiegava il medico alla signora Dalia, la quale se ne stava in piedi con le mani strette intorno al cuore e la fronte corrugata dalla preoccupazione.
Suo padre, invece, era seduto accanto alla figlia e le stringeva la mano. Sofia ricambiava la stretta solo per tranquillizzarlo: lei stava benissimo e sapeva perfettamente che quello che aveva visto non era stata un'allucinazione o una visione dovuta all'attacco di panico. E, soprattutto, quello che aveva provato non era stato un attacco di panico: non era stato nemmeno un infarto, ma qualcosa di diverso, di speciale. Se lo sentiva nelle vene.
« Possiamo tornare a casa, tesoro. » annunciò la madre, allontanandosi dal medico con cui aveva appena parlato.
« Non hanno trovato niente? Sul serio? » sbottò Ivan, alzandosi di scatto e lasciando la mano di Sofia. Dalia lo guardò con occhi stanchi e rassegnati:
« Purtroppo sì. Il suo cuore sta benone da quanto risulta. »
« Sono un branco di idioti! Ho visto mia figlia là, stesa sulle scale, con le mani che premevano sul petto e la bocca che ansimava! Non me lo sono sognato io e soprattutto non se lo è immaginato lei! Ha avuto una specie di infarto, non è possibile che fosse un attacco di panico! Forse ci avranno presi per pazzi, ma io so quello che ho visto. » sbottò infine.
« Papà, va tutto bene... » provò a intervenire Sofia.
« No, tesoro, non è vero. E se ti dovesse ricapitare? »
« Non era così doloroso. Forse i medici hanno ragione. » lo rassicurò.
Dalia si avvicinò alla sua famiglia e si appoggiò alla spalla del marito.
« Tutto quello che voglio ora è tornare a casa con la mia famiglia. » mormorò, e quelle semplici parole fecero tornare il silenzio nella stanza. Padre, madre e figlia lasciarono poco dopo la struttura, i due coniugi mano nella mano, la ragazzina con gli occhi puntati sullo schermo del suo cellulare.
Stava scrivendo all'amica Vanessa per dirle che era meglio rimandare la festa, visto cos'era successo.
« Sofia, guarda dove vai per piacere! Sempre attaccata a quell'aggeggio! » la rimproverò sua madre mentre attraversavano la strada.
« Sto scrivendo a Vanessa, mà. Aveva organizzato la mia festa di compleanno da lei, ma dopo quello che è successo le sto spiegando che non potrò esserci. »
« Ha organizzato una festa? E come mai non ce lo hai detto prima? »
« L'ho saputo anche io ieri sera. »
L'alba tinse di rosa il cielo davanti a loro. Era il 12 giugno e Sofia aveva finalmente compiuto quattordici anni.
I suoi genitori la strinsero in un tenero abbraccio davanti alla loro macchina. Dalla tasca interna della giacca di Ivan spuntarono un nastrino rosso e una carta da regalo color ocra.
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Unforgettable
عاطفيةSofia non aveva ancora compiuto quattordici anni quando qualcosa nel suo mondo cambiò profondamente. Sulle scale di casa sua, vide qualcosa che l'avrebbe segnata, rendendola l'unica persona al mondo in grado di poter attraversare le barriere del tem...