Il freddo è pungente, nonostante sia quasi arrivata la primavera. Non importa, il freddo non mi da fastidio.
Cammino con una mano in quella che dovrebbe essere la tasca del mio pantalone, dando un'occhiata in giro. Sono di ritorno da scuola, dunque ho alcuni libri in mano, e la testa che scoppia. Non mi capita mai di andare male ad un'interrogazione. Mai. Sono rimasta sorpresa da me stessa quando ho sgarrato la prima domanda, e la sorpresa è aumentata fino a sopraffarmi man mano che sbagliavo le risposte. Sono stata una stupida a chiedere alla professoressa di interrogarmi, sapevo di non aver studiato. Ma il punto è che oggi è un giorno particolare.
In realtà, a sentirlo da me, ogni giorno, da quando la ribellione è fallita, da quando mia zia, Wiress, è morta nella 75esima edizione degli Hunger Games, è particolare. Ma non in senso buono, naturalmente.
I miei genitori, due brave persone che non si preoccupano di ogni cosa, hanno partecipato ai brevi atti di rivolta, iniziati nel Distretto 8 e poi allungati ad altri, come ad esempio da noi, nel 3. Molti ribelli sono stati presi dai Pacificatori, parecchi sparati sul posto, mentre altri sono ancora a Capitol City, per essere giustiziati. Sono quelli che non hanno opposo resistenza all'arresto. Pochissimi, ma non per questo inesistenti. Era da un mese che i miei erano in quella città maledetta. Mi terrorizzava il pensiero che da un giorno all'altro avrei potuto avere notizia della loro morte.
I miei zii paterni, e la nonna ancora in vita, si occupano di me e del mio fratellino di sei anni, un cucciolo impaurito. Non sa nulla. Non è necessario che lo sappia.
Certe volte è meglio rimanere nell'ignoranza se il sapere ti causa un dolore immenso.
Mi presento sorridente fuori casa mia. Non sono contenta, ma, ripeto, lo faccio per Will, mio fratello.
-Buongiorno, nonna.
-Buongiorno, Jessica. Tutto bene?
Annuisco. Meglio che non sappia dell'interrogazione. Mia nonna è uno di quei casi rari, che, nonostante la povertà, è riuscita ad invecchiare tranquillamente. In parte è stato merito della vincita della sua prima figlia, Wiress, agli Hunger Games. Tuttora viviamo nel Villaggio dei Vincitori, dato che Wiress ha voluto portarci con lei.
Mi precipito in camera. Apro il cassetto del comodino, poso i libri, e trovo lì la mia Ghiandaia Imitatrice di plastica. Una semplice collanina, mi aiutò mio padre a costruirla due anni fa, quando avevo dieci anni ed ero invidiosa della spilla di Katniss. Da quando ho iniziato a capire, Katniss è diventata una ragazza che stimavo per il suo spirito di ribellione. Ci sono rimasta male quando è morta. Continuo ad indossare la collana, forse per rispetto nei suoi confronti. La prendo e me la metto, spiengendo di lato i miei capelli castani mossi.
Mi precipito nella cucina, e vedo la nonna che mi guarda, allargando le sue rugose labbra in quel che sembra un sorriso. Will mi viene incontro. -Ciao, Jessie! Tutto bene oggi? È successo qualcosa? Mi hai portato un regalo?
Scoppio a ridere e gli arruffo i capelli, cacciando una carta di caramella su cui avevo disegnato un cuoricino con la penna dalla tasca. Si accontenta anche di questo. -Oh, grazie!
Mi sorride, e so che fin quando lui sorride, io non avrò motivo per piangere.
-Dai, è pronto.- mi incita mia nonna.
Mi siedo, quando noto l'assenza dei miei zii paterni. -Nonna, ma dove sono..?
Non ho tempo di parlare.
Sobbalzo al primo grido.
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Scusate se questo capitolo è noioso e lungo, dal prossimo ci sarà più azione! Lo pubblicherò in questi giorni!
Un saluto, e un grazie, da
nine_pipitaIM.
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I 76esimi Hunger Games.
FanfictionSe i 75esimi Hunger Games fossero andati esattamente come dovevano andare? Un solo vincitore? E se il vincitore non fosse stato Katniss? Ecco come immaginerei il continuo.