0. Hopeless

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     Perché sorprendersi o buttarsi giù a quel modo? Dopotutto, le cose con Annie non erano mai andate poi così bene, fin dal principio.

     All'università nessuna ragazza gli aveva mai fatto il filo, o dato alcun tipo di attenzione — eccezion fatta per quelle due simpatiche compagne di corso che di tanto in tanto venivano a chiedergli gli appunti di greco antico e linguistica, chiaramente.

     Si poteva dire davvero tutto sul riservato, gentile, timido, disponibile e intelligente Armin Arlert, meno che fosse un ragazzo in grado di attirare l'attenzione. Ed è sempre stato così, fin dalle elementari.

     Per tanto, si potrebbe dire più che giustificabile e comprensibile il fatto che sia letteralmente andato fuori di testa, dopo essersi sentito dare del tipo con le palle da una collega di lavoro per averla coraggiosamente difesa da un paio di pervertiti di cui era in balìa.

     Era un complimento come un altro, e oltretutto detto con una certa indifferenza. Ma per Armin si era trattato di tutt'altro che una banalità: per lui era stato il complimento, quello che aveva fatto scattare un meccanismo automatico e irreversibile nel suo cervello, dettato da un disperato desiderio di trovare finalmente una persona speciale con cui stare.

     In altre parole, Armin era arrivato alla frutta: tutto solo come un cane per vent'anni! Del resto, alle elementari e alle medie aveva avuto ben altro a cui pensare — andiamo, con Dragon Ball, Dylan Dog e la Playstation che riempiono le giornate, chi è che aveva bisogno di una ragazza? Ma poi... Al liceo arrivarono prepotenti le prime cotte, e con loro anche le prime delusioni d'amore, accompagnate da una consistente serie di rifiuti che non fecero che scoraggiarlo sempre e sempre di più. E per quanto ci riflettesse su, non riusciva davvero a capirne la ragione!

    "Ma ti chiedi pure il perché, allocco? Guarda che i topi di biblioteca senza uno straccio di vita sociale non se li fila nessuno!". Questa era stata la franca e simpatica spiegazione del suo amico Connie.

     Giunto all'università, accecato dalla solitudine e dal desiderio di assaporare finalmente il dolce frutto di un amore giovanile, era arrivato al disperato punto in cui persino un semplice e banale battito di ciglia sarebbe stato in grado di fargli palpitare il cuore.

     Per questo a dare il via a quella che è stata l'arida e piatta relazione di Armin ed Annie, furono proprio quelle tre semplici e fredde parole: hai le palle. E c'è da sottolineare che, prima di allora, i due non si erano mai accorti l'uno dell'esistenza dell'altra — pur lavorando come camerieri nello stesso ristorante!

     Nessuno aveva capito come fossero riusciti ad avvicinarsi, o addirittura a mettersi insieme: erano profondamente diversi, sotto ogni aspetto! Col senno di poi, nemmeno Armin è riuscito a spiegarsi come sia stato possibile per entrambi riuscire ad andare avanti per due mesi.

     Annie era sempre stata torva e solitaria: le piaceva avere i suoi spazi, e rinunciava volentieri alla compagnia altrui per starsene tranquilla per i fatti propri. Era fredda, distaccata, spesso insofferente e restia alla tenerezze: ma dietro la sua facciata severa e dura come il granito, che sembrava tradire insicurezza e una gelida indifferenza al mondo che la circondava, nascondeva una grande forza d'animo, enorme sicurezza e profondo spirito di osservazione. Frequentava il secondo anno di medicina, ma non aveva ancora ben chiaro il campo in cui specializzarsi.

     Per quanto riguarda Armin, si poteva dire che fosse la sua controparte più solare e allegra: anche se un po' timido, gli piaceva circondarsi di amici e, soprattutto, di amiche. Alle volte, era fin troppo accondiscendente, per certi aspetti goffo e impacciato; spesso remissivo e terribilmente assoggettato alla forte personalità di Annie. Tuttavia, il suo carattere tremendamente gioviale e socievole, e la sua indomabile tendenza ad affezionarsi forse fin troppo facilmente alle persone che gli stavano attorno, non erano altro che uno schermo volto a celare una profonda sfiducia in se stesso e un terribile bisogno di fuggire la solitudine che tanto lo spaventava. Era iscritto alla facoltà di lettere antiche: era una matricola, ma aveva già le idee chiare, e la sua ambizione era quella di diventare professore.

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