Una settimana. Sono passati già sette lunghi, interminabili giorni dall'ultimo esame della sessione e, di conseguenza, anche dall'ultima volta che Armin ha visto la luce del sole.
Barricato nella sua camera, se ne sta perennemente spalmato sul letto, con indosso quella che, oramai, è divenuta una seconda pelle a tutti gli effetti, visto che in tutto questo tempo non si è mai cambiato e, di conseguenza, non ha nemmeno fatto una doccia: si tratta del pigiama regalatogli da Mikasa qualche mese fa — pantaloncini e maglietta a maniche corte decorati con paffuti e sorridenti panda stilizzati. Completamente dimenticatosi di se stesso, se ne sta lì fermo a vegetare, con nessuna intenzione di scollarsi da quella superficie tanto soffice e accogliente — se non per estrema necessità, ovvero andare in bagno.
Provato e, a giudicare dal viso un po' scavato, anche con qualche chilo in meno, fissa il soffitto grigio con occhi vacui circondati da scure occhiaie, la labbra secche leggermente schiuse, il respiro lento e flebile.
E meno male che si era ripromesso di non farsi abbattere troppo!
Non ha la benché minima idea di che giorno o che ore siano, come del resto nemmeno da quanto tempo si ritrovi a contemplare il vuoto pensando e ripensando a tutti gli accadimenti dei tre mesi e mezzo appena passati: dal giorno in cui ha incontrato Annie, all'ultima volta che si sono parlati; i due mesi difficili che ha passato con lei, gli avvertimenti di Mikasa, tutti i segnali che aveva finto di non vedere... Al solo pensiero che avrebbe potuto evitare di ridursi in questo stato pietoso, se solo avesse dato retta al buon senso o quanto meno ai suoi amici e, in particolare, alla sua migliore amica, si sente sprofondare sempre di più nel pozzo angusto dell'abbattimento e della vergogna.
Sospira scorato, e si gira di un lato portando le ginocchia al petto. Il suo stomaco si contorce e borbotta fragoroso reclamando disperatamente del cibo: è da giorni che ignora i morsi della fame. In realtà, è troppo stanco per alzarsi in piedi, fare quattro metri scarsi per arrivare in cucina e andare a rovistare nel frigo e nelle credenze, solo per constatare di essere costretto ad uscire per fare la spesa.
«Che ore saranno...?» mormora tutto intorpidito, soffocando il viso nel cuscino.
Le sue iridi cristalline guizzano rapide verso la finestra serrata: le tapparelle sono ermeticamente chiuse, ma la luce calda del sole riesce comunque a filtrare debolmente dalle loro fine e strette fessure. Scuote la testa, constatando la sua totale confusione e l'assenza di lucidità nella sua mente spossata. Inspira profondamente, l'aria chiusa e viziata della stanza riempie i suoi polmoni appesantendolo, e subito libera uno sbadiglio che farebbe invidia anche al più impigrito dei leoni...
Bzzzz!
Il cellulare. Che strano, nonostante non lo metta in carica da un bel pezzo, continua ad essere miracolosamente in vita! Armin non se ne è reso conto, ma proprio lì sulla sua scrivania, seppellito sotto una caterva di cartacce, fogli e libri di ogni genere, in tutto questo tempo quell'aggeggio non ha fatto altro che vibrare ogni due per tre, segnalando l'arrivo di chissà quanti messaggi e altrettante chiamate perse. Anche adesso insiste a grugnire, producendo senza interruzione lo stesso fastidioso ronzio di un calabrone sgraziato.
Bzzzz! Bzzzz!
«Ma... Non la smette più?» Si stropiccia gli occhi infastidito e, con la stessa scioltezza di un bradipo, le mani a massaggiare le tempie doloranti per il mal di testa, si mette finalmente seduto.
Trascinato dalle acque più profonde e impetuose del suo flusso di coscienza e rinchiuso in una bolla ovattata che lo ha allontanato — per non dire alienato — dalla realtà circostante, nella settimana passata era come entrato in un coma che gli ha inibito i sensi e ogni percezione. Vorrebbe solo essere lasciato in pace, evitare di uscire e allontanare così anche la più remota possibilità di incappare in una strada, un negozio, un bar che magari lo porterebbe a ricordarsi di Annie... O peggio, quella di incontrare proprio lei, magari mano nella mano con quel colosso di ragazzo che si è trovata.
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Spin the Bottle
Fanfic[𝙄𝙣 𝘾𝙤𝙧𝙨𝙤!] Armin ha rotto con Annie, e ora vorrebbe solo poter passare un po' di tempo per conto suo, a rimuginare su quella che è convinto essere la sua triste e inevitabile sorte: rimanere sempre da solo, e senza mai trovare una persona sp...