Il sole illuminò l'intera camera. Maria aprì gli occhi. Sorrise. Ormai il nuovo giorno era arrivata e lei sarebbe dovuta andare a scuola. Scese le scale. Non appena si avvicinò nella cucina, l'odore del caffè e del pancake le raggiunse le narici. La nonna aveva appena preparato la colazione come sempre da quando i suoi genitori erano morti sei anni prima. Erano stati trovati a pezzi, ricoperti di sangue. Addirittura, la testa della madre era stata trovata parecchi chilometri lontano dai loro corpi. Lei non ricordava nulla di quella notte. Ricordava solo di essersi svegliata all'ospedale con la nonna che l'abbracciava, piangendo e dicendole che i genitori erano morti. La nonna non aveva voluto mostrare a Maria i loro corpi, nemmeno al funerale. Le aveva solo detto che non erano uno spettacolo tanto bello per lei. Quello che sapeva glielo aveva detto la nonna. Gli anni successivi alla loro morte le era sempre stata addosso per individuare chissà quale potere. Ormai Maria aveva 16 anni e iniziava ad avere le sue prime cotte e a uscire con le amiche. La nonna le notti in cui lei usciva le raccomandava sempre di tornare a casa presto, mezz'ora prima della mezzanotte. Maria non la sopportava quando faceva così. La nonna era sempre precisa sugli orari. Doveva tornare per forza prima della mezzanotte o le sarebbe successo qualcosa di terribile. La stessa cosa che era successa ai suoi. Era tutto così ridicolo. Lei era grande ormai, no? E poi i genitori erano morti per una disgrazia, non era certo stato qualcuno ad uccederli. Perché poi. Chi avrebbe mai avuto il motivo per uccidere due persone normali come loro? Per lei? Lei non era niente di speciale. Era una ragazza normale come tutte le altre. Però, doveva ammettere che molto spesso le parole della donna le metteva ansia e quindi, molto spesso, si ritrovava a seguire quello che le diceva. Qualcosa le diceva che aveva ragione. Si sedette. Sul tavolo era posto un grande vassoi su cui erano disposti in grande pila i pancake. Prese lo sciroppo d'acero e li versò su quei dolci. Ne prese uno con la forchetta e lo morse. Era buonissimo. Era proprio una perfetta domenica! Guardò verso la porta. La vecchia la stava osservando. Dopo aver finito il pancake si alzò. "Oggi esco, nonna. Non aspettarmi per pranzo. Saremo io e la mia amica, quindi non sarò in pericolo. Io vado, tu non cercare di fermarmi. Tanto lo sai che non ti darò retta!!" La vide annuire. Sorrise. Si mise a correre. Non voleva che la donna cambiasse idea. La sentì urlare, mentre apriva la porta per uscire: "Stai attenta, può essere molto pericoloso là fuori. Non parlare con gli sconosciuti. Guardali attentamente negli occhi e stai attenta alla loro bocca. E non fare tardi! Devi rientrare prima della mezzanotte, mi raccomando. Ti ricordo cosa sia successo ai tuoi genitori! Non vorrei che tu......" Non rispose e spalancò la porta, poi la sbatté dietro di sé. Il resto delle parole della vecchia si perse nel vento. Non sopportava più quella donna e le sue manie. Corse più velocemente che poteva. Il cuore le batteva forte. Cercò di calmarlo. Non c'erano pericoli lì intorno, no? Lei non doveva preoccuparsi di niente. Si fermò. Guardò il cielo sopra di sè. Il sole era misteriosamente scomparso avvolto da strane nuvole di un colore rosso sangue. Sbuffò. sicuramente non era vero. Era solo una sua impressione. Forse aveva la vista un po' offuscata o era stata condizionata dalle parole della nonna. Provò a strusciarsi gli occhi e poi a guardare di nuovo il cielo. Era sempre coperto da quelle strane nuvole rosso-sangue. Anzi, adesso che lo guardava meglio sembrava proprio che esso fosse interamente coperto di sangue. Qualcosa le diceva che doveva allontanarsi di lì il prima possibile. Che stava per accaderle qualcosa di molto spiacevole. All'improvviso sentì una mano che le toccava la spalla. Era una mano rinsecchita e ossuta dalle cui mani sembravano partire artigli lunghi. Urlò e tolse la mano, sollevando il proprietario da terra, poi lo schiantò a terra. Guardò la persona che aveva appena buttato a terra. Era solo una bambina con il volto coperto di cui si vede solo gli occhi che la osservava fissa negli occhi. Maria li guardò. C'era qualcosa di strano in essi. Era come pervasi da una strana energia. Doveva scappare. Quella non era una normale bambina! Era qualcosa che Maria non sapeva definire. Non riusciva a vedere quasi niente di lei e questo le incuteva ancora più terrore. Urlò. E si voltò. Doveva scappare. Si mise a correre. Sentì i passi piccoli della bambina che la seguiva. Sentì la voce debole e piccola di lei dire: "Non riuscirai a scappare per molto. Ti troveremo e sarai sua!" Accelerò la propria corsa. Doveva andarsene di lì. All'improvviso qualcosa la bloccò. Era qualcosa di morbido e duro allo stesso tempo. Doveva essere un altro di quegli esseri. L'essere le aveva messo una mano sulla spalla. Maria si scansò e dopo aver preso il braccio dell'avversario con una giravolta lo buttò a terra. "Au, grazie tante, pensavo che saresti stata felice di vedermi." Maria guardò un attimo colui che aveva parlato. Aveva già sentito quella voce! Lo osservò. I capelli biondi spettinati circondavano il bellissimo e delicato viso. Lo riconobbe. Era Thomas, il suo migliore amico. "Perché stai piangendo, adesso?" le chiese lui. Lei lo guardò. Non voleva più sentire. Non voleva più sentire niente. Tutto si fece nero. La sua coscienza cadde nel oblio. Era come se la sua esistenza fosse finita in quel momento o non ci fosse mai stata.
Si svegliò all'ospedale. Intorno a lei sentì un odore acre. Che cosa poteva essere? Un'infermiera si voltò verso di lei e la fissò. Doveva aver fatto una faccia disgustata perché la donna le disse: "è sangue". "Cosa?" "Sì. Purtroppo molti di loro sono stati feriti. è un miracolo che a te non sia successo niente. è stato orribile. è meglio se non ti racconto nulla o stanotte non dormiresti" Maria volle insistere:" La prego, mi dica tutto". L'infermiera scosse di nuovo la testa. "è incredibile, ma esistano davvero!" "Cosa esiste davvero?" L'infermiera non le rispose. La paura invase il cuore di Maria. "Oh, cara. Tu non vuoi sapere davvero!? Comunque ora pensa a riposarti. Ti racconterò tutto dopo." Maria cercò di implorarla di nuovo, ma il sonno la prese. Tutto le si fece meno chiaro davanti agli occhi. Poi apparve il buio. Si addormentò. Il sole la svegliò la mattina dopo. Aprì con molta lentezza gli occhi. Realizzò subito che si trovava ancora all'ospedale. Fece per alzarsi, ma ricadde subito sul letto. Era ancora molto stanca. Era come se qualcuno, ore prima le avesse sottratto dell'energia vitale. Sbuffò. Cercò di nuovo di rialzarsi. Non ci riuscì. Sentì una risata. Non riusciva a capire da dove venisse. Sembrava che fosse in tutti i luoghi intorno a lei. Quella risata la stava circondando. Sentiva il respiro bloccarsi. Non riusciva più a respirare. Non era solo la paura. Era come se qualcosa lo stesse bloccando. Sentiva come se avesse avuto delle specie di coltelli in gola. Cercò di urlare, ma dalla sua bocca uscì solo un sibilo. Doveva subito trovare un modo per chiamare l'infermiera. Doveva trovare il prima possibile il pulsante per chiamarla. Il dolore aumentava sempre di più, mano a mano che il tempo passava. La luce naturale del sole stava piano, piano sparendo, come se qualcosa la stesse spegnendo. La risata era ancora presente. Ce l'aveva ancora negli orecchi. Stava, anzi, aumentando. Sentiva un devastante dolore alle orecchie. La luce scomparve del tutto, lasciandola completamente al buio. Vomitò. Del liquido che sembrava nella penombra rosso scese dalla sua bocca. Era il suo sangue! La risata si faceva sempre più alta, sempre di più. Il dolore ormai era diventato devastante. Era come se tutto il corpo fosse trapassato da degli spilli. "Lui ti avrà. Lui ti avrà!! Tu non riuscirai mai a vincerlo! Vincerà lui e tu perirai tra mille sofferenza. Anzi diventerai sua schiava!! Tu sarai il nostro piccolo animaletto!!" Riuscì per la prima volta ad urlare. Qualcosa si attivò in lei. Una strana luce uscì dal petto e invase la stanza. "Maledetta bastarda!!! Puttana!!! Stronza!!! Tu presto sarai un nostro animaletto. Che tu lo voglia o no!!! Ci vedremo presto, puttana!!!" La risata scomparve, ma il dolore no. Quello rimase. Riuscì a pigiare il bottone che si trova sopra allo schienale del letto per chiamare l'infermiera e i dottori. In un attimo li vide comparire nella stanza. Uno dei dottori corse verso di lei, verso il suo letto. Era molto giovane. Doveva avere tra i ventotto e trent'anni. I tratti del volto erano molto delicati. Negli occhi azzurri e limpidi Mary avrebbe potuto nuotare. I capelli ramati brillavano alla luce del sole appena sorto. "Tutto a posto?" Mary scosse la testa. Vide il dottore annuire. "Ha perso molto sangue. Portatela in sala riabilitazione. Le faremo una radio e poi vedremo cosa le sia successo! Dobbiamo sbrigarci!!" Sentì delle mani che, delicatamente, la sollevavano e la posizionavano in qualcosa di morbido. Poi il buio più assoluto.
STAI LEGGENDO
The King of vampires and his hunter
HorrorMaria è una ragazza di 16 anni come le altre. Va a scuola, esce con le amiche, ha le sue prime cotte. Questo finchè un giorno non fa un incontro che le cambierà la vita. Mentre sta uscendo per la prima volta nella sua vita con un ragazzo, all'imp...