Capitolo 2: L'inizio di un incubo

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Mary si svegliò. Il giovane dottore le aveva detto di riposare. L'avevano salvata per un chissà quale miracolo. Era veramente quasi morta. Non aveva più forze, nemmeno per aprire gli occhi. Esse erano completamente esaurite. Sbuffò. Prima che le avesse riacquisite del tutto sarebbe passato come minimo uno o due giorni. Ancora non riusciva a capire quello che era successo? Di chi poteva essere quella risata? Chi ce la poteva avere con lei? Cosa esisteva realmente? Perchè la nonna sembrava così tanto preoccupata? Cosa poteva sapere della morte dei suoi genitori? Tante domande e nessuna risposta. Almeno per ora. Chissà forse la stessa vecchia avrebbe potuto rispondere. Guardò il cielo. Sembrava normale. Il solito cielo blu. Forse quello che ricordava era stato un incubo, un terribile incubo. Sentivo delle voci fuori dalla mia stanza. I dottori sembravano preoccupati per un qualcosa. Chissà di cosa stavano parlando. Sentiva qualcuno urlare e piangere. Forse qualcuno era morto. Chiuse le orecchie. Non ne voleva sapere nulla. Era sicura che centrava con lei. Un sesto senso glielo diceva. Non voleva sapere assolutamente niente. Non voleva scoprire nulla.  Una porte si socchiuse, piano, piano. Chiuse gli occhi. Sentì dei passi leggeri entrare nella stanza. Aprì di nuovo gli occhi. Davanti a lei c'era una donna piangente. Era la madre di uno dei suoi amici. La donna si stava avvicinando sempre di più. Qualcosa diceva a Mary che non doveva fidarsi. La donna si fermò solo quando era a due metri dal suo viso. "Tu sai cosa è successo a Mathias, giusto? Tu lo sai!!! Loro lo hanno preso con loro!!! Lo hanno reso uno di loro!!! Perchè hanno voluto mio figlio? Cosa vogliono da noi esseri umani? Dimmelo!" Mary la guardò angosciata. La donna doveva essere impazzita. Lei non aveva la minima idea di ciò di cui stesse parlando. "Scusi signora, non so di cosa stia parlando. E' successo qualcosa a Mathias?" Gli occhi castani della donna si spalancarono. L'espressione di quello volto era un misto tra pazzia e stupore. "Che cosa stai dicendo? Non puoi dirmi che non lo sai? E' stata colpa tua di quello che è successo al mio Mathias!! Lui è scomparso per causa tua! Lo sai cosa ho provato quando non l'ho più trovato nel suo letto?! Lo sai?! No, tu non lo sai!! Al suo posto c'erano delle macchie di sangue! Mi devi dire cos'è successo a mio figlio! Dove l'hanno portato quei dannati vampiri!" Mary non sapeva proprio di ciò che la donna stesse parlando. Scosse la testa. In un attimo la donna le mise le mani attorno al collo. All'inizio Mary pensò che la donna la volesse abbracciare, anche se le sembrava molto strano. Cercò di ricambiarlo. In quel momento si accorse che c'era qualcosa che non andava. Si  era sbagliata. La donna non la stava affatto abbracciando.  In un attimo si ritrovò le mani della donna intorno al collo. Iniziarono a stringere sempre di più. Il respiro si faceva piano, piano sempre più rarefatto. Non riusciva quasi più a respirare. Sentiva anche le forze che la stavano abbandonando sempre di più. "Lo sapevo che non saresti mai stata un'eroina. L'avevo detto al capo villaggio di ucciderti. Tu non dovevi essere qui! Non dovevi nascere! Sei una maledizione per tutti noi!" Mary cercava di non ascoltarla. Quelle parole le faceva molto più male di essere strozzata. Ormai l'aveva capito che il villaggio le dava la colpa di quello che era successo; anche se alla fine ero andata anch'io all'ospedale; anche se io non avevo la minima idea di quello che fosse successo agli altri. Forse era veramente colpa sua. Non avevano tutti i torti quelli che lo dicevano. Ormai stava per morire. Non sarebbe sopravvissuta. Sentì una voce che urlava qualcosa che lei non riuscì a capire. Poi la presa delle mani della donna si allentò e lei riprese a respirare. Davanti a lei si trovava il dottore che in quel momento stava rimproverando aspramente la donna. "La nostra paziente ha bisogno di riposare. Se ne vada o chiamo la polizia. E lo dovrei fare, dato che quello che ha cercato di fare." La donna provò a difendersi: "Ma io l'ho fatto per mio figlio. Lei...." "Non mi interessa. Si deve considerare fortunata se, per ora, non chiamo la polizia! Davvero tanto fortunata! Se la vedo ancora da queste parti,  chiamerò sicuramente le forze dell'ordine. Se ne vada!" L'uomo scandì bene le ultime parole per rendere il messaggio ancora più categorico di quanto già non lo fosse. Mary riusciva finalmente a respirare. Vide la donna rivolgere uno sguardo di odio, prima di andarsene con la coda tra le gambe. Sospirò. Non poteva credere di essere riuscita per l'ennesima volta a sopravvivere. Si era vista la morte davanti. Si voltò verso il medico. "Grazie" L'uomo sorrise. "Figurati. Aiutare i pazienti è il mio lavoro. Non importa che mi ringrazi!" Mary gli sorrise. L'uomo le si avvicinò. "Intanto controlliamo se i tuoi valori sono tutti apposto" In un attimo controllò tutto: la pressione, il respiro e il battito del cuore. Sembrava,  da quello che diceva l'uomo, tutto a posto. "Allora ti lascio sola. Va bene? Sicuramente avrai bisogno di stare un po' da te per metabolizzare quello che ti è successo. Quando hai bisogno, chiamami nel modo in cui sai e io accorrerò subito. A dopo!" Dette quelle parole il giovane uscì dalla stanza. Mary si ritrovò da sola con i propri pensieri. Non riusciva ancora a capire cosa le fosse successo. La sua mente era confusa. un insieme di immagini orribili mi attagliavano la mente. Non riusciva a capire se quelle fossero visioni o qualcos'altro. Sentì delle voci fuori dalla porta della sua stanza. Altre urla di disperazione e dolore. Sentì la voce del giovane medico che cerca di rassicurare qualcuno. Poi sentì una voce a lei familiare. Era una voce dura e roca. Mary sorrise. Era la nonna. La vecchia, probabilmente preoccupata, era venuta lì apposta per vederla, per vedere come stava. Probabilmente si aspettava il peggio, dato quello che era avvenuto ai suoi amici. La donna entrò in un attimo dentro la camera della nipote e la abbracciò. "Nonna, mi stai stringendo troppo! Mi fai male!" La donna si allontanò di un po' da lei. "Menomale che stai bene! Stai bene, giusto?" Mary le sorrise. "Sì, sto bene, nonna. Non ti devi preoccupare" "Menomale che non ti è successo nulla, ma sei stata una considerata. Fattelo dire!!!" Mary la guardò stupita.  "Grazie, eh. Pensavo ti fossi preoccupata per me" "Infatti, lo ero. Per questo ti ho lanciato quella frecciatina. Tu non mi dai mai ascolto." "Nonna mi hanno colpito in pieno giorno. Come facevo a saperlo? Comunque non sono nemmeno sicura di quello che ho visto!" La nonna annuì. "Forse è meglio che ti racconto tutto quello che è successo ai tuoi, ma proprio tutto. Prima che io inizi, devi sapere una cosa. Tu sei speciale. Non sei come le altre persone. Sappi che sei destinata a qualcosa di grande. Per questo quegli esseri ti cercano e per questo vogliono a tutti i costi annientarti. Per questo io cercavo di proteggerti. Una volta che ti avrò spiegato tutto ti sarà più chiaro, non preoccuparti." Mary guardò la nonna con un'espressione interrogativa. Cosa stava per raccontarle? Finalmente le avrebbe detto come erano morti i suoi genitori? Alleluia! Finalmente era arrivato il giorno! 

Era avvenuto tutto durante una serata d'agosto. Era una serata molto piovosa e lei e i suoi genitori erano andati a letto molto tardi per ammirare la pioggia che scendeva fine fine sul terreno. Nel loro villaggio la pioggia era così rara che quando avveniva era un evento che veniva persino scritto nei libri di storia. La nonna era presente lì con loro. Era andata a dormire molto prima verso le dieci. Loro erano andati a dormire verso mezzanotte. Poi la vecchia si era svegliata e li aveva visti. Erano delle specie di mostri con gli occhi  di un colore rosso accesso che sembravano scrutare fin dentro l'anima. Accorgendosi di lei, avevano poi aperto la bocca in un sorriso, mostrando i lunghi canini ricoperti da sangue. Aveva visto uno di quei mostri andare verso la porta della loro casa.  Era il più bello tra loro. Aveva gli stessi occhi rosso sangue degli altri, ma che brillavano di una strana luce assassina. Aveva i tratti delicati, con le labbra carnose e pallide. Il carnato della sua pelle era pallido come quello di un cadavere e apparivano in rilievo le vene che pulsavano ad ogni sua azione. Evidentemente doveva essere il capo, perchè gli altri, senza pensarci, lo seguirono subito. La donna era uscita con un fucile. Gli esseri, non appena uscì, erano scomparsi, come se non ci fossero mai stati.  Aveva deciso di dirlo solo ai genitori della bambina. Solo il figlio le aveva creduto. La nuora aveva semplicemente scosso la testa, decidendo di non dire niente. Da allora l'anziana donna aveva sempre visto la sera quegli esseri fuori dalla loro finestra, guardala con un sorriso assassino. Questo finchè non erano morti i genitori della ragazza. Da allora quei mostri non si erano più fatti vedere. Erano come scomparsi. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 26, 2023 ⏰

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