Capitolo 2.

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Il giorno seguente me la presi con calma. Mi svegliai all'ora che volevo, senza mettermi nessuna fretta. Mi legai i capelli in una crocchia piuttosto disordinata tipica delle mie serate a casa e cominciai a mettere in ordine un po' di roba. Sistemai le infinite scorte di cibo di cui mia madre mi aveva riempita, come se non esistessero supermercati in nessun altro punto del globo terrestre, misi al loro posto i vestiti, le fotografie, che guardai con un po' di malinconia, e tutto sembrava già più familiare.

Solo allora mi preparai per uscire: mi feci una doccia veloce e mi vestii in modo molto semplice e comodo con dei jeans e una maglietta bianca. Dopo essermi guardata attentamente allo specchio notai che il mio colorito si era ripreso dagli ultimi avvenimenti. Ricordarli mi fece sentire un brivido lungo tutta la schiena. Cercai di ignorare quella sensazione, nonostante tutto ero una persona diversa, molto cambiata da allora; ma non mi riuscii del tutto: mi tenni dentro quel freddo per tutta la giornata.

Fuori c'era una bella giornata per cui infilai giusto un giubbotto leggero nello zaino, per qualsiasi emergenza, e uscii per comprare le cose essenziali per la mia vita di tutti i giorni.

La mia prima tappa fu il fruttivendolo. Non distava tanto da casa mia, giusto un centinaio di metri: era un piccolo locale, probabilmente a gestione familiare e i prodotti avevano un bell'aspetto. Comprai un po' di tutto ma in particolare acquistai molte arance visto che, senza la spremuta per colazione, le mie giornate sarebbero partite già con il piede sbagliato. Poco più avanti comprai anche altre piccole cose per fare merenda, come frutta secca, pane oppure marmellata di tutti i tipi e nel frattempo mi godevo quelle sensazioni particolari che solo il centro storico di una città era capace di regalarmi: mi faceva sentire parte della storia, avevo la sensazione come di sentire il respiro delle generazioni passate e vissute là prima di me.

Camminando, trovai una libreria. Era molto piccola e mi aveva attratto la grande quantità di libri che avevano lasciato fuori, come esposizione, su un tavolino. Si trattava, scoprii, di uno scambio di libri: ognuno poteva prendere il libro che preferiva a patto che ne lasciasse uno, così chiunque avrebbe potuto leggere qualsiasi genere di narrativa.

Ammiravo assorta i volumi, convinta che avrei voluto partecipare anche io, quando mi decisi ad entrare per fare finalmente un giro nel negozio.

Il locale era disposto su due piani, entrambi completamente tappezzati da librerie i cui scaffali erano sommersi da volumi di ogni tipo: dalle riviste ai manuali, dalla saggistica ai romanzi. Mi impressionò molto, ebbi quasi la sensazione di essere Belle, nella Bella e La Bestia, quando le viene aperta la grande biblioteca perché lei possa curiosarci e prendere tutto quello che vuole.

- Buongiorno – mi sentii dire da una voce profonda, dietro di me.

Era un ragazzo, lo compresi anche prima di girarmi. Risposi e mi girai subito. Tuttavia sentii il suo sguardo su di me, come se mi stesse osservando non tanto per malizia quanto per studiare i miei movimenti. Mi sentivo quasi un animale da laboratorio, non capivo cosa ci fosse di strano nel mio modo di fare. Risposi con il mio tono di voce, come al solito molto flebile, le parole sembravano non risuonare una volta varcata la soglia delle mie labbra. Nonostante ciò, il ragazzo mi sorrise e fece come per avvicinarsi ma quando fu a poco meno di qualche centimetro da me sembrò cambiare improvvisamente traiettoria preferendo scendere al piano di sotto.

Se all'inizio rimasi interdetta, non gli diedi poi molto peso. Continuai a curiosare. Infine trovai un manuale di filosofia, la mia grande passione, e decisi di acquistarlo.

Scesi giù e andai verso la cassa, dove c'era sempre lo stesso ragazzo: si chiamava Eliah, o così diceva la sua targhetta.

Gli porsi il libro e nel prenderlo mi sfiorò, penso intenzionalmente, la mano. Io la ritrassi subito, non mi aveva fatto piacere, non trovavo affatto gradevole che un estraneo si prendesse una certa confidenza, e credo che questo fatto lo avesse sorpreso.

"Un ragazzo del genere non deve essere sicuramente abituato a un rifiuto da parte di una ragazza" pensai. E lo credevo realmente: era di bell'aspetto, era magnetico, aveva qualcosa che riusciva ad attrarre ma che non era esattamente identificabile o almeno non da un semplice sguardo.

- Sono tredici euro – mi disse, scandendo bene ogni parola.

Io pagai, ringraziai e me ne andai con un passo leggermente accelerato. Non volevo sentire ulteriormente il suo sguardo su di me. Tuttavia mi voltai e diedi un ultimo sguardo al tavolo dove si svolgeva lo scambio di libri, intenzionata più che mai a parteciparvi.

Per la prima volta nella mia vita mi ritrovai a leggere un libro romantico. Solitamente odiavo questo genere perchè lo trovavo estremamente banale, o peggio, ripetitivo; ogni storia mi sembrava uguale e incredibilmente stereotipato. Ma dato che si trattava di un nuovo inizio, perchè non mettere in discussione i propri gusti.

Life changesWhere stories live. Discover now