Tutto attorno a me è sfocato, rallentato.
Sono sdraiato sul letto, come ogni sera, ma questa volta comincio a sentire il mio corpo pesante, e, come se di colpo la gravità fosse aumentata, mi sento tirare verso il basso, dal centro delle scapole, e in breve tempo sento una stranissima sensazione.
Da sfocato che era, comincio a vedere bianco e riconosco di essere orientato nello spazio in maniera verticale, anche se non riesco a percepire alcuna pressione sulle piante dei piedi.
Lentamente si definisce uno spazio moderatamente ampio e lungo, delimitato da pareti lucide con delle scie luminose che corrono lungo le linee di delimitazione dei muri con il soffitto ed il pavimento, rendendo il tutto molto statico e noioso.
Sulla parete opposta alla più vicina a me noto un'apertura e, identificatala come una porta, mi avvicino a questa, ma con mia grande sorpresa mi sento estremamente leggero, come se fossi sospeso in acqua, ma senza la sensazione di bagnato né tantomeno della maggiore densità.
È una sensazione difficile da comprendere, e perciò da descrivere, molto simile ad un fluttuare.
Questa situazione acuisce gli altri sensi, che cominciano a inviare più segnali: sento una melodia molto monotona (quasi come se fosse una di quelle tracce musicali per meditare) che si diffonde in questa sorta di ambulacro che fa rimbombare i miei passi, sebbene molto più lievemente a causa del peso ridotto. Nell'aria c'è uno strano odore, piacevole, ma che non riesco a ricollegarlo a qualcosa che io abbia mai sentito: è dolciastro con un qualcosa che ricorda il profumo pungente dell'incenso ed un tocco soave dell'aspro del limone.
Dopo essere arrivato alla porta varco la soglia e subito una brezza leggera mi scompiglia delicatamente i capelli e mi concedo un attimo per chiudere gli occhi e apprezzare quest'aria. Riaperti gli occhi mi rendo conto che il mio peso è tornato simile a quello a cui sono abituato da sempre e che ora i miei piedi poggiano su una distesa di soffice muschio.
La scena mi ricorda quando da bambino correvo felice nel bosco vicino al quale abitavano i miei nonni: uscivo dalla casa in mattoni e rapidamente saltavo un rigagnolo che passava di lì. In poco tempo ero dentro questa foresta dove alberi molto alti e grossi erano cresciuti né troppo vicini né troppo lontani tra loro, la giusta distanza perché le chiome di sfiorassero, permettendo alla luce di filtrare attraverso gli spazi lasciati dalle foglie. L'atmosfera lì era magica: radure con i loro fiori profumati, piante di sottobosco che davano bacche agrodolci, ruscelli gorgoglianti, venticello fresco.
Effettivamente la scena idillica che mi si para di fronte è molto simile a quella della mia infanzia, tanto da farmi girare un po' su me stesso, per scrutare i dintorni e analizzare un po' la scena.
Ci sono fiorellini disseminati un po' ovunque e alcuni alberi, che paiono castagni, hanno alla base dei funghi, molto probabilmente dei porcini.
Pur nella dinamicità della flora e del venticello fresco, però, pure questo luogo ameno è statico, tanto da farmi fare dietrofront e rientrare nel corridoio luminoso dal quale venivo.
Con mio orrore però non v'è quello che mi aspettavo, bensì una scena totalmente diversa.
Il soffice muschio per terra si era trasformato in foglie secche, cadute dagli alberi morti che ora si stagliano spigolosi su una terra spoglia, rocciosa e polverosa, dalla quale spuntano pietre acuminate e taglienti. Gli armoniosi uccellini della scena precedente erano stati sostituiti da gracchianti corvi neri che erano l'unica cosa viva di questo orrido paesaggio, fermo, stantio.
D'un tratto gli uccellacci si alzano in volo e scendono a gran velocità verso di me, facendomi chiudere gli occhi come ultima difesa contro i danni imminenti, che però tardano ad arrivare.
Al loro posto arrivano come una martellata i rumori dei clacson delle macchine che sfrecciano sulla statale sotto casa mia e, in un'ondata di afa estiva, mi metto a sedere sul letto, sudato e assetato ma subito ricado sul letto, stremato.
STAI LEGGENDO
Onironauti
Fantasy14 ragazzi si trovano in un ampio corridoio inondato di luce, sulle pareti innumerevoli Porte. Qui faranno la conoscenza di Ex143, nonché il Creatore del tutto. I ragazzi hanno una sola semplice missione: collaborare.