Fenz - Passato

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La mattinata al villaggio era cominciata bene: Kur, il Saggio, aveva predetto che il raccolto sarebbe stato ricco e che la caccia avrebbe fruttato due montoni e qualche agnello.

Ogni abitante aveva da fare: chi usciva per la caccia, guidati dai Vincenti, i guerrieri, chi intrecciava i vimini per rivenderli alla "vicina" Città del Sole, chi andava alla ricerca di bacche e erbe per creare medicinali e unguenti vari, e chi andava dalla Congrega degli Anziani (un gruppo di 7 maghi, ciascuno maestro in un elemento: Luce, Acqua, Aria, Terra, Fuoco, Oscurità e Mente) per premonizioni, benedizioni o altro.

Mio nonno, Helis, il capovillaggio, aveva chiamato i 6 nuovi adulti alla capanna centrale per affari riguardanti il loro futuro: se diventare cacciatori, raccoglitori o intraprendere la via dell'Illuminazione, diventando Iniziato, quella che avrei scelto io.

Un nuovo adulto che voleva diventare un cacciatore doveva trascorrere 20 giorni e 20 notti fuori dal villaggio accompagnato da un Vincente, che gli avrebbe insegnato ciò che era necessario per vivere fuori dal villaggio: come essere silenziosi, come uccidere un animale senza procurargli troppo dolore, come creare delle frecce o affilare la lama della spada etc.

Chi voleva diventare un raccoglitore doveva stare un mese per i boschi assieme ad un erborista che gli avrebbe insegnato a trovare le piante nutrienti, quelle velenose, quelle curative e a usarle appieno.

Un Iniziato doveva lasciare il villaggio e veniva spostato nelle terre aldilà del corso dell'Eufrate in una città chiamata Tur.
Lì trascorreva un anno per prendere dimestichezza con uno degli elementi.

Io ero appoggiato ad un muro del tempio di Marduk a braccia conserte e gli occhi chiusi, aspettando che gli altri 5 nuovi adulti arrivassero.

La prima ad arrivare fu Clar, una ragazza abbastanza bassa, lunghi capelli biondo scuro con delle punte ramate. Gli occhi color ghiaccio rendevano ancora più freddo il suo sguardo, indurito dalle folte sopracciglia sempre piatte e rilassate.
Le labbra fini e rosee facevano uscire solo qualche parola al giorno e lo facevano in un modo piuttosto freddo e distaccato, con un'aria di apatia mista a superiorità.

Come sempre, quando arrivò, si mise a sedere in un angolino in ombra dopo avermi fatto un cenno col mento per salutarmi.

Era sempre silenziosa, tranne quando nei paraggi c'era Zahira, che dopo un po' arrivò col ragazzo,Vhal.

Quando le due si videro la tensione che si creò si poteva benissimo affettare con un coltello: Zahira, sempre solare e molto espansiva, si zittì istantaneamente e si avvicinò a Clar che, sempre sulle sue, si alzò di scatto e sostenne lo sguardo della nuova arrivata che dopo averla squadrata per bene cominciò a parlare:

«buongiorno Clar» abbozzò la ragazza

«Siamo si buon umore oggi eh, Zahira?»

«Senti, oggi non ho voglia di discutere, sai benissimo che giorno è oggi e che devo rilassarmi» tagliò corto Za

«Bene, brava, ma vedi di girare alla larga.» concluse la bionda.

Detto questo rimasero a guardarsi per un po' e poi tornarono alle rispettive attività.

Dopo nemmeno 2 minuti dalla discussione arrivarono pure gli ultimi ritardatari: Krugh, alto e muscoloso, era ben piazzato e dalle due spalle che lo rendevano molto simile ad un armadio spuntava il collo possente che reggeva una testa spigolosa ricoperta da un pratino biondo.

Assieme a lui, Pan. Pan era un bel ragazzo, alto forse una spanna meno di me, era magro ma i muscoli, quei pochi che aveva, lo rendevano perfetto. La pelle era leggermente abbronzata e risaltava con le labbra chiare e carnose, sovrastate da un naso dritto e definito. Gli occhi, neri come la pece, erano un vero e proprio pozzo dove perdersi: a differenza di quello che dicono tutti infatti, che gli unici occhi in cui ci si può perdere sono quelli chiari, quelli di Pan erano veramente senza fondo, di una bellezza infinita.

Quando fummo tutti lì, una guardia andò a chiamare il capovillaggio e da lì in poi saremmo diventati degli adulti vero e propri.

Appena entrammo, venimmo accolti da un'atmosfera inebriante di cannella e loto.
La grande tenda cilindrica era illuminata da poche luci che rendevano l'atmosfera molto rilassante, e qualche grande specchio posizionato strategicamente rendeva la tenda virtualmente ancora più spaziosa.

Ogni oggetto dell'arredamento era presente per un motivo stabilito: al centro c'era un focolare, usato spesso per le divinazioni del capovillaggio, ai muri della tenda erano appesi vari strumenti, armi e mantelli o trofei di caccia e guerra. Su un muro c'era una grossa libreria ripiena di pergamene e alcuni libri di magia.

Il capovillaggio affermò che non era il caso di fare un discorso iniziatico vero e proprio perché quello che ci sarebbe stato fatto dalle nostre guide sarebbe stato abbastanza.
Decise invece di farci sedere attorno al focolare e ci disse di rilassarci ed aspettare la chiamata pregando.

Benché la parola del capovillaggio fosse legge nessuno di noi aveva la forma mentale giusta per pregare quindi ci ritrovammo semplicemente a guardarci negli occhi l'un l'altro, chi con amore, chi con tensione, chi in cagnesco.

E poi c'era lui.

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