Capitolo primo: Il passato ritorna

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Cazzo

Avete presente le volte in cui ingenuamente azzardate la famigerata frase non potrebbe andare peggio di così , sfidate la vita- che giammai accetta una sconfitta- e quella vi mostra il peggio di sé, dandovi il ben servito? E quando, invece, la giornata inizia così male che vorreste solamente uccidervi, sapendo di essere soltanto all'inizio?

Ecco, quella mattina era una di quelle mattine di merda che prospettano giornate altrettanto pessime. Esattamente come quando recuperi su Internet il trailer del film che hai scelto di andare a vedere al cinema con le amiche, perché a giudicare dalla locandina affissa al muro davanti casa sembrava figo, poi guardi cos'ha in serbo per te il grande schermo e strappi immediatamente i biglietti, prenotando una pizza. Eppure, non esiste un modo per sapere cos'ha in serbo per te la giornata, se prima non la vivi. Nessun trailer e, ahimè, niente biglietti. Non c'è un tasto per evitare i brutti momenti. Le giornate non si possono saltare, neanche quelle che sembrano interminabili già al mattino presto e non prospettano nulla di buono.

Per esempio, quella giornata era cominciata nel peggiore dei modi possibili e se è vero che il buongiorno si vede dal mattino, quella volta avrebbe fatto meglio a rimanersene a casa a dormire.

Non era brava nelle faccende domestiche. Combinava sempre guai quando la mamma le chiedeva di aiutarla in casa- tanto che erano rarissime le volte in cui si rivolgeva a lei per certe cose- e neanche allora che aveva un appartamento tutto suo, dopo tutti quegli anni, riusciva quantomeno ad assomigliare- vagamente- ad una casalinga modello. Ma poteva permetterselo. Dopotutto, era stato Alvise a viziarla per quanto concerneva il giorno e lei non si tirava indietro la notte, ma era sempre pronta a ricambiare. A modo suo ovviamente. In questo modo, eravano riusciti ad andare d'accordo e a vivere felici sotto lo stesso tetto per ben sei mesi. Perfino ad evitare i litigi che durano ore e ore- oramai sapevano entrambi cosa fare all'altro per ottenerne il perdono, se sbagliavamo, e fare pace. Avevano costruito un equilibrio perfetto, semplicemente pretendendo da chi avevano affianco le piccole cose e non i grandi gesti: lui si sforzava di essere più presente per le pulizie e lei chiudeva un occhio se la sera faceva i capricci.

Il suo fidanzato era davvero bravo ai fornelli. Le cucinava delle pietanze meravigliose, sempre nuove e diverse e, ogni volta che era di ritorno, non importava se quello fosse programmato all'una di notte, dal lavoro- i difetti di fare la cantante- sul tavolo c'era sempre qualcosa che fumava ad aspettarla. Da incapace qual'era con le pulizie, quindi figuratevi con la cucina, la colazione a letto era l'unica cosa che non accettava potesse mancare al suo ragazzo. Anche quando, vedendola stanca morte con due occhiaie che arrivavano fin sotto i piedi, le chiedeva di restare ancora un po', tirandola per il lembo della canottiera, non appena suonava la sveglia, Tish si divincolava da tutto, dalle coperte e dai suoi abbracci -all'inizio era come allergica, poi diventarono il suo pane quotidiano anche di notte e si arrabbiava se ne era privava-, e correva in cucina a preparargli – preparargli, non cucinargli- qualcosa- qualunque cosa-, metteva tutto su un vassoio e glielo portava a letto, tutta stropicciata. Lui le sorrideva, ancora imbambolato per il sonno, in dormiveglia, mentre si strofinava gli occhi e allungava le braccia per sgranchirsi la schiena e la rossa era felice come una Pasqua.

A volte capitava che non sentisse la sveglia o, semplicemente, non volesse sentirla ed era lui a farle da cameriere. Andava perfino al bar sotto casa loro a prendere i cornetti, tornava con il cappuccino fumante per due e lei lo riempivo di baci. Ma non era bello come quando era lui a farlo, a riempirla di coccole. Perché amare, ringraziare chi ami è bellissimo. Ma essere amati e essere ringraziati è tutta un'altra storia.

Quella mattina era la prima, da quando avevano preso casa insieme, che non trascorrevano insieme, per quanto il lavoro – fortunatamente, per giunta- avesse sempre impegnato entrambi. E, come se non bastasse, aveva rovesciato tutto il caffè sulle coperte, cercando di simulare le loro colazioni a letto.

A metà di un'esistenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora