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Tom's pov.

«Taylor, per favore smettila!» faccio esasperato, con le spalle al muro e cercando di bloccarle le mani.
«Ti ho chiesto stoltanto una cosa Thomas, perché non vuoi rispondermi?! Dove sei stato? Devi dirmelo!» sbraita, strattonando via le sue mani dalle mie e allontanandosi da me.
Devo dirglielo. Davvero devo dirglielo? Sono davvero tenuto a dirle tutto? Proprio a lei che mi ha tolto ogni cosa? Non so bene cosa sia successo un'ora fa con Amy, non saprei spiegarlo... so solo che qualcosa dentro di me si è smosso.
«Stavo solo facendo una passeggiata.» dico con tono calmo.
«Una passeggiata?» chiede sarcasticamente «E sentiamo, come mai sei tutto bagnato?»
«Mentre camminavo è cominciato a piovere. Ho cercato di correre ma non sono riuscito ad arrivare in tempo.»
Dopo averlo detto, un silenzio assordante pervade la casa.
Cosa è successo? Se l'è bevuta?
Quando ormai credo di averla scampata, ecco che mi arriva alle orecchie una risata isterica e raccapricciante. Taylor sorride ma i suoi occhi sono indemoniati.
«Dio... tu credi davvero che io sia tanto stupida?»
«Come? Io non...» non riesco a concludere la frase perché davvero non capisco dove lei voglia arrivare. Pensavo avesse creduto alle mie parole.
«Non hai ancora imparato eh? Sei ancora il ragazzino ingenuo che ho conosciuto anni fa, mio piccolo Tom.»
«Okay, adesso però smettila! Che sta succedendo?» urlo ormai al limite, ricevendo uno sguardo, se possibile ancora più assassino.
«Non azzardarti ad alzare la voce con me, Thomas. Tu non hai proprio alcun diritto.»
Il suo tono di voce ora è calmo e pacato e mi sta inquietando parecchio. Probabilmente quella che ho di fronte è la donna più imprevedibile che io abbia conosciuto in tutta la mia vita. Decido di rimanere zitto, nella speranza che lei si calmi e si spieghi meglio.
«So dove sei andato, con chi e anche il motivo.» fa lei a braccia conserte.
No, no, no. Tutto questo non è possibile! A meno che...
«Avevi detto che avresti smesso di farmi seguire...» sussurro flebilmente.
«Come Tom? Scusa puoi ripetere? Non ti capisco con tutta quella commiserazione in bocca.»
«Lo avevi promesso Taylor! Avevi promesso che se fossi tornato da te avresti smesso con queste stronzate, che avresti smesso di farmi seguire!» sbraito puntandole in dito contro.
Tutto questo non è possibile, se l'unico motivo per cui sono tornato con lei è soltanto una grandissima bugia, tutto quello che ho fatto non ha senso ed io questo non posso accettarlo.
Mi sento crollare il mondo addosso. Questa donna non può essere così cattiva, mi rifiuto di pensare che nel mondo possano esistere esseri umani così diabolici e malati.
«Ma tu più di tutti dovresti sapere che le promesse non sono fatte per essere mantenute, non è vero?» fa, accarezzandomi una guancia.
Poi, porta la mano sulla mia fronte, su quel graffio e lo sfiora.
«Fa ancora male, vero?» dice sghignazzando «Ho rotto uno dei miei piatti preferiti per te, lo sai?»
Continua a ridere, una risata talmente fastidiosa che potrebbero sanguinarmi le orecchie.
«Ti prego, dimmi che la stai tenendo fuori da tutto questo.» dico, stringendo i pugni.
«Tenerla fuori? Ma Tom, sei tu che continui a considerarla ancora, ancora e ancora... come si fa a tenerla fuori? Si offenderebbe.»
Continua a parlare con questo tono di voce irritante. Come se stesse parlando ad un bambino.
«Sai che si sta per sposare? Oh, sì giusto, lo sai... te lo ha detto lei.»
Non ce la faccio più, non resisto più. Mancava una goccia soltanto per far traboccare il vaso e lei ci è riuscita.
Mi assento, non mi sembra più di essere nel mio corpo. Mi sto guardando da fuori.
Ho gli occhi lucidi, le nocche bianche per la forza con cui sto stringendo i pugni e un piede in avanti. Che cosa voglio fare?
Ad un tratto, scatto verso di lei e le metto le mani attorno al collo, spingendola verso il muro e facendole sbattere la schiena.
«Il cagnolino che si trasforma in un orso...» fa lei, cercando di prendere fiato ma inutilmente.
Ma che fa? Perché mi provoca? Cosa vuole ottenere?
I suoi occhi diventano rossi e ricolmi di lacrime, le sue mani si avventano sulle mie tirandole e graffiandole ma io non sento nulla se non una voglia irrefrenabile di vederla soffrire.
«Avanti Tom, che aspetti? Finiscimi.» dice, sorridendo.
A questo punto mi blocco, torno in me.
Allento la presa e la lascio respirare. Mi porto le mani davanti agli occhi spalancati e comincio a tremare.
Ma che cosa mi è preso? Cosa stavo facendo? Io non sono questo. Io non sono così.
Come se potesse leggermi nella mente, a voce roca Taylor dice: «Sei esattamente questo tu.»
Non riesco a parlare. Non mi capacito di quello che stavo facendo, volevo ucciderla?
«Io...» dico tremando. In realtà non so precisamente cosa dire, so solo che la stavo uccidendo.
«Sei solo un ragazzino, non riesci a portare a termine nulla, Tom. Sai perché? Perché tu non hai le palle.»
«Che cosa cazzo vuoi da me, Taylor?! Che cosa vuoi dimostrare facendo questo?» urlo allargando le braccia.
Lei però questa volta non risponde, mi guarda solo compiaciuta.
«Vuoi dimostrare che io sia un mostro? Perché non lo sono! Okay? Non sono un mostro! Tra i due, il mostro sei tu!»
Non faccio neanche in tempo a dirlo che la sua mano si fionda velocemente sulla mia guancia.
Io non mi muovo di un centimetro. Rimango fermo, immobile, a guardarla negli occhi. Poi, prendo un respiro profondo e mi mordo l'interno guancia, sperando di alleviare la rabbia... questa volta potrei non riuscire a fermarmi.
«Io esco.» faccio, allontanandomi da lei e prendendo l'ombrello.
«Dove vai?» mi chiede con voce stranamente dolce.
«Torno tardi, non aspettarmi.»
Detto ciò, mi chiudo la porta alle spalle e comincio a camminare.
Non so precisamente dove io stia andando ma qualsiasi posto sarebbe migliore di questa casa maledetta.

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