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Amy's pov.

«E così domani partirai, eh?»
«Già...» rispondo alla mia migliore amica, mentre preparo la valigia.
«Sì beh, dicono che Parigi sia davvero fantastica.» fa Marlene, con una punta di acidità nella voce.
Mi volto verso di lei con un sopracciglio alzato ed incrocio le braccia al petto.
«Okay avanti, dimmi cosa c'è che non va.»
«Amy, tu sai come la penso... lo hai sempre saputo. Non sopporto l'idea che tu vada via da qui perché non riesci ad affrontare i tuoi problemi, o meglio, perché credi di non poterli affrontare. Cristo... ma hai idea della forza che hai? Quante cose hai passato ultimamente? Eppure eccoti ancora qui perché tu ce la fai sempre. E ora cosa fai? Scappi. Scusa ma l'Amanda Colson che conosco io non lo farebbe.»
«Marlene io non sto scappando da alcun problema... semplicemente non ho più nulla che mi leghi a questo posto.» rispondo, senza guardarla negli occhi ma nonostante questo, sento il suo sguardo trapassarmi.
«Stronzate.»
«Lo so, ci sei tu ma ti prometto che verrò a trovarti spesso.» faccio io, avvicinandomi a lei e guardandola con sguardo supplichevole per farla smettere di osservarmi in questo modo.
«Non parlo di me, lo sai di chi parlo.»
A queste parole, le do le spalle e vado a chiudere la valigia. Mi tremano le mani e probabilmente ci metto troppa forza perché rompo la cerniera lampo. Stringo i pugni e do un cazzotto alla valigia, chiudo gli occhi e cerco di fare dei grossi respiri per calmarmi.
La mia migliore amica mi guarda con uno sguardo inespressivo ed io mi innervosisco ancora di più.
«Io vorrei sapere soltanto che cosa cazzo volete tutti quanti da me! Che cosa vi aspettate che faccia?!» urlo con gli occhi lucidi «Proprio perché ne ho passate davvero troppe devo andarmene via da qui. E poi basta! Ti sei messa d'accordo con mio padre, Marlene? Vi ricordate che cosa mi ha fatto quell'uomo due anni fa?!»
La vedo prendere un respiro profondo e avvicinarsi a me, mettendomi le mani sulle guance.
«Mi ricordo anche di quello che mi hai detto tu, però. Di quello che è stato costretto a fare per proteggerti... di quello che è successo quella sera al bar.» fa lei, adesso con un sorriso dolce «Puoi scegliere di scappare o scegliere la felicità, Amy.»
«Invece credo che sceglierò semplicemente me stessa. Mi metterò al centro e mi proteggerò. Devo guardare in faccia la realtà e smetterla di accoccolarmi sulle bugie. Mi darò valore, Marlene.»
La vedo tentennare e abbassare lo sguardo, poi annuisce e si allontana da me.
«Hai ragione, scusami.» mi dice, sorridendomi «E adesso vieni a casa mia, ti presto una valigia meno delicata della tua!» continua sghignazzando.

La sera, dopo cena, vado in camera mia e mi posiziono davanti allo specchio per osservarmi perché solo il mio riflesso può darmi la certezza che io non sia cambiata, che io sia sempre la stessa. Poi però mi rendo conto che se qualcuno dovesse guardare bene i miei occhi, capirebbe che in realtà sia tutto diverso.

Dopo quello che è successo al funerale di mia madre, non ho trovato più la collana... ma forse è meglio così. Devo gettarmi tutto quanto alle spalle e non voltarmi mai più indietro. Marlene ha ragione: io sono forte. Sono sicura che farà male solo all'inizio, poi passerà ogni cosa.
«Una lettera...» dico tra me e me «Dovrei scrivergli una lettera.»
Così prendo carta e penna e mi sdraio sul letto, cercando le parole adatte e comincio a scrivere:
"Vorrei avere modo di dirti tante cose ma non si può. Dirti che sono un po' più fredda da quando non ci sei. Vorrei dirti anche che ho un muro d'orgoglio altissimo e che non so più perdonare... forse è per questo che non riesco a farlo con te. Vorrei dirti che da quando ho perso noi due, lentamente ho perso ogni cosa ed ora non m'importa di perdere più nulla. Dirti che sono tua perché lo sono sempre stata e mai nessuno avrà quello che ti sei preso tu da me perché tu non sei mai stato al primo posto, sei sempre stato all'unico. Ti prego Tom, fai quello che ti rende felice, vivi, divertiti. Non tornare a casa con il rimpianto di non aver fatto qualcosa.
Ti auguro ogni cosa bella.
-Tua, Amy".
Finisco di scrivere con le lacrime agli occhi e le mani che tremano. Questa sera gli spedirò questa lettera, spero soltanto che gli arrivi dopo la mia partenza, una sua chiamata mi distruggerebbe. Deve finire tutto così, senza guardarci, senza parlarci... con una lettera. Lui non deve dirmi nulla, mi ha già detto abbastanza e a me basta questo. Ho venticinque anni e sono quasi sicura che sarò sempre innamorata di lui ma anche che non importa, che ora è giunto il momento di andare avanti, mettendo in un angolo nascosto della mia testa tutti questi ricordi, chiuderli in un cassetto e non tirarli più fuori.
Mi aspettano una nuova meta ed una nuova vita e sono pronta ad affrontarle entrambe a testa alta, come ho sempre fatto.
«Spero che tu sia orgogliosa di me, ovunque tu sia...» sussurro, stringendo tra le mani una fotografia di mia madre.
Smetto tutto d'un tratto di piangere e mi sento meglio, liberata da un grosso peso. Mi asciugo le guance e mi metto sotto le coperte, riuscendo quasi immediatamente a prendere sonno, cosa che non accadeva da molto tempo.
«Aspettami Francia, sto arrivando.»

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