Capitolo 1

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Sollevo la testa per guardare quella che, per i prossimi sei mesi, sarà la mia casa.
La struttura esterna del palazzo è colorata di un celeste non troppo forte, intorno ad essa c'è un giardino di medie dimensioni con qualche albero, riesco quasi ad intravederne uno di mele. In sé è tutto molto curato e semplice, così decido di entrare all'interno e salire le scale per raggiungere il primo piano, il mio.
Afferro le chiavi e ne infilo una all'interno della serratura, girandola più volte prima di sentirla scattare, così entro con a seguito mia madre e mio padre.

"Non sembra male" sento dire a mio padre, mentre posa i bagagli sul pavimento.

"A me piace, è comoda, per niente piccola e poi ho un letto a due piazze tutto mio!" affermo eccitata all'idea di avere così tanto spazio tutto per me, tanto che sento i miei genitori ridere accanto a me.

Questa sono io. Spesso tiro fuori il lato infantile che è in me, seppur io mi ritenga una ragazza abbastanza matura e con la testa sulle spalle, sono sempre stata decisa e determinata nelle mie scelte. Sbagliare è umano e spesso mi è capitato anche questo, soprattutto nello scegliere la persona della mia vita. Proprio per questo, dopo l'ultima delusione, ho deciso di concentrarmi sulla carriera e su quello che è il mio sogno: diventare una psicologa.

*

Saluto i miei genitori con un forte abbraccio, promettendo di chiamarli ogni giorno e di far loro visita il prima possibile, poi chiudo la porta e giro la chiave per sicurezza, raggiungendo la mia stanza in fondo al corridoio per iniziare a disfare la valigia e sistemare i vari indumenti nel mio nuovo armadio.

Impiego più di un'ora e mezza a sistemare il tutto, intrattenuta dalla musica che avevo fatto partire dal cellulare e, proprio sulle note di una canzone di Demi, inizio a muovere i fianchi per seguire il ritmo, venendo dopo poco interrotta dal suono del campanello. Spegno la musica e mi affretto a raggiungere la porta, aprendola quasi con titubanza, non sapendo chi potesse essere, e infatti inarco un sopracciglio appena vedo una ragazza davanti a me. Capelli lisci e una frangia sulla fronte, occhi verdi che mi guardano amichevoli e un leggero trucco sulle palpebre e sulle guance.

"Ehi ciao, abito alla porta affianco" mi indica la porta di fronte alla mia per mostrarmela ed io annuisco, "sapevo dovesse arrivare una nuova vicina, così appena ho sentito la musica ho deciso di fare un salto per presentarmi e a dirti che se hai bisogno di una mano mi trovi qui, anche solo per ambientarti" la vedo sorridere gentilmente, muovendosi quasi in imbarazzo per quel gesto.

"Ti ringrazio davvero, sono Skyler, è un piacere conoscerti" le porgo una mano per stringere la sua, in un gesto educato. "Ti inviterei ad entrare, ma non ho nulla da offrirti, tra poco vado a comprare qualcosa per riempire la dispensa e il frigo" ricambio con un sorriso e sollevo leggermente le spalle, quasi a scrollarle.

"Io sono Sophie, se vuoi posso accompagnarti, c'è un supermercato non lontano da qui" annuisco alle sue parole e sollevo un dito nella sua direzione per farle segno di aspettare, raggiungendo il divano da cui afferro la borsa per poi tornare da lei ed uscire, chiudendo la porta dietro di me.

"Andiamo" mormoro e la seguo fino a lasciare l'edificio.

Cammino accanto a lei, pensando a cosa dire per spezzare quel silenzio.
Sono sempre stata una persona a cui non piace parecchio parlare, preferisco ascoltare e da questo si può capire la mia scelta di intraprendere un percorso da psicologa. Ho sempre paura di dire la cosa sbagliata o, magari, di risultare stupida. Per fortuna è Sophie a rompere il ghiaccio ed io quasi sospiro di sollievo.

"Come mai sei venuta qui, Skyler?" mi chiede ed io le lancio uno sguardo prima di tornare con gli occhi davanti a me, prestando così attenzione alla strada.

"Beh farò un tirocinio al Bellevue Hospital e casa mia è abbastanza lontana, per questo ho scelto di avvicinarmi, voglio stare comoda e avere le mie libertà" concludo, sollevando lo sguardo davanti a me per poter osservare le abitazioni.
Mi è sempre piaciuto osservare in silenzio, si capiscono tante cose e si notano molti dettagli.
Ci sono edifici alti quasi ovunque, hanno colori neutri e poco sgargianti. Le persone che affollano le strade sono un po', ma sono tutte perse nelle loro cose da non prestare molta attenzione a chi gli cammina accanto.

Riporto l'attenzione su Sophie e la vedo fermarsi, sentendola affermare di essere arrivate. Infatti, alzo lo sguardo e noto l'insegna del supermercato, così entro con ancora lei accanto. Inizio a muovermi tra gli scaffali, intrattenendo una conversazione semplice con la ragazza al mio fianco, nel mentre che butto cibo sano alternato a schifezze nel carrello.

"Non ci posso credere, ci sono gli Happy Hippo, credevo non esistessero più!" sento la mia accompagnatrice ridere e allora la seguo, ridendo a mia volta per la mia voce leggermente stridula. Prendo poi un pacco di quello snack e lo butto nel carrello, sotto lo sguardo divertito di Sophie.

*

Dopo aver finito la spesa e aver passeggiato per un po' per le strade di Manhattan con Sophie, siamo tornate a casa e lei mi ha aiutata a sistemare le varie cose prima di lasciarmi per tornare nel suo appartamento.

Distolgo lo sguardo dalla tv appena sento il telefono vibrare sul tavolino davanti al divano, allora lo afferro e leggo l'email appena arrivata:

"Dott.ssa Miller, l'aspetto in ospedale domani mattina alle sette, passi in direzione per firmare dei documenti. Alle sette e trenta inizierà il suo primo turno al Bellevue Hospital. Buona permanenza, spero si trovi bene con noi.
- dott.ssa Eva Trainor"

Prendo un profondo respiro per scacciare via l'ansia e blocco nuovamente il cellulare, alzandomi dal divano prima raggiungere la mia camera in fondo al corridoio, così mi infilo sotto le coperte e spengo le luci.

Domani sarà una lunga ma entusiasmante giornata.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 25, 2019 ⏰

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